Magazine Cultura

Pino Scaccia, “ARMIR. Sulle tracce di un esercito perduto”

Creato il 02 ottobre 2015 da Marvigar4

12132431_905344322891493_4000713426809152052_o
 

Pino Scaccia alla UBIK racconta la sorte dei dispersi dell’ARMIR.

Venerdì 2 ottobre alle ore 18 presso la libreria Ubik di Lucca, Pino Scaccia, storico inviato per il Tg1, presenterà il suo libro “ARMIR. Sulle tracce di un esercito perduto” (Tra le righe libri). “La campagna di Russia, nella seconda guerra mondiale – ricorda il giornalista RAI -, resta per l’esercito italiano una delle pagine più dolorose e oscure della storia”.
Nel libro si ricostruisce la storia di quanto avvenne dopo la disastrosa ritirata nella valle del Don, nell’inverno gelido del 1942, che provocò oltre a decine di migliaia di vittime anche quasi ottantamila dispersi.
“Per mezzo secolo il loro destino fu coperto dal silenzio più totale fino al 1992 quando – ci ricorda Andrea Giannasi che intervisterà Scaccia -, crollato il regime sovietico, si aprirono finalmente a Mosca gli archivi del Kgb alla Lubjanka. Pino Scaccia entrò nei sotterranei dei servizi segreti recuperando documenti inediti, svelando la storia e il destino di migliaia di dispersi”.
Fu così che per la prima volta si aprì una nuova pagina intorno alla vicenda dell’Ottava Armata del Regio Esercito, meglio conosciuta come ARMIR che contava 220mila uomini. Tra questi gli alpini della divisione Cuneense partiti in larga parte dalla lucchesia e che rimasero quasi tutti sui campi di battaglia o nei gulag sovietici.
Per 50 anni migliaia di famiglie italiane hanno atteso di conoscere la sorte di soldati scomparsi che avevano lasciato il dubbio. E’ il dramma di moglie, madri, padri, fratelli che oggi rivivono in questo libro di Pino Scaccia un viaggio di pietas.
La prima fase del recupero riguardò un migliaio di salme; si calcola poi che sino ad oggi siano state quattromila le bare ricomposte e riconsegnate nei resti alle famiglie.
“ARMIR. Sulle tracce di un esercito perduto” è un lungo viaggio nella Russia di oggi tra parcheggi di supermercati o orti vicino a casa, dove si scoprono, grazie alle numerose testimonianze piccoli cimiteri improvvisati. Pino Scaccia ha infatti incontrato anziani che all’epoca bambini, ricordano il disgelo e lo scoprire di decine di cadaveri sparsi ai lati delle strade di campagna. Fu all’epoca che mani pietose dettero sepoltura e ricordo.
Tra questi testimoni risalta questa lettera ricevuta da Scaccia nei giorni del lungo viaggio in Russia: «Sono un russo che abita nella regione di Voronetz, dove voi italiani state cercando i resti dei soldati morti durante la guerra tra Unione Sovietica e la Germania, cinquant’anni fa. Vorrei aiutarvi perché sono stato testimone di ciò che è successo durante la vostra ritirata e conosco tante fosse dove i prigionieri italiani sono stati sepolti. Ce ne sono centinaia: quante siano esattamente nessuno lo sa e non lo saprà mai perché il tempo le ha cancellate».
Ma non solo cimiteri e fosse di fortuna nella storia di Scaccia prende vita e forma la prima lista dei gulag sovietici per anni persino negati nella loro esistenza, nei quali in migliaia trovarono la morte per fame e malattie. Nei pressi di questi campi oggi perduti nelle steppe russe, sono immense le fosse comuni dove è ormai impossibile identificare un caduto da un altro.
Il libro ha la prefazione dello storico corrispondente da Mosca della RAI: Demetrio Volcic che così scrive in merito all’oscura sorte spettata ai tanti dispersi: “La più grande sorpresa è stata quella di aver scoperto che c’è qualcosa di peggiore della morte; ed è il dubbio”. Volcic si riferisce al dubbio insinuata tra le famiglie, che dolorosamente hanno atteso per anni chi era scomparso, e del quale nulla si sapeva fino al libro di Pino Scaccia.

www.tralerighelibri.it


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Magazine