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“Pinocchio, storia di un bambino”, il ritorno al fumetto di Ausonia

Creato il 01 novembre 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

…e se la fiaba del burattino bugiardo fosse essa stessa una bugia? Rileggendola al contrario se ne ricava un messaggio che spinge alla rivolta.

covercoverCosì commenta , nome d’arte per Francesco Ciampi, in quarta di copertina del suo ultimo lavoro. Punto di partenza è il celeberrimo romanzo per ragazzi di Carlo Collodi, fiaba famosa in tutto il mondo e ancora oggi oggetto di recite, spettacoli teatrali, prodotti cinematografici e televisivi, modi di dire; prende il canovaccio originale e lo ribalta, nelle premesse e nei significati.

Pinocchio è un burattino di carne (carne da macello, che fa i vermi, che invecchia, ingrassa e diventa molle e disgustosa) creato dal macellaio Geppetto, in un mondo fatto di uomini di legno e viti (legno da riparare se si deteriora, legno come apparenza). Pinocchio non è il bugiardo per antonomasia, ma anzi l’unico che sembra dire sempre la verità tra una folla di consapevoli e fieri bugiardi.
Sono due variazioni apparentemente minime, operazione che ormai rappresenta un elemento classico della narrativa moderna – anzi, post-moderna-, ovvero reinterpretare i classici o la storia modificandone alcuni elementi, principali o secondari che siano. Il significato che assume la favola alla luce di questi cambiamenti diventa totalmente differente da quello originario, assolutamente spiazzante, spietatamente attuale e cinico. Le metafore che ne nascono sono completamente diverse, la morale tipicamente favolesca viene distorta e ritorta fino a diventare grottesca eppure concreta e lampante.

In un mondo popolato di burattini, la bugia sembra la principale via di fuga alla presa di coscienza delle proprie responsabilità, la chiave per giustificare i peggiori vizi e le peggiori colpe, per dipingersi una favola bellissima dove in realtà c’è guerra e ingiustizia. In questo contesto, la verità diventa un reato, diventa inutile e dannosa; non solo, diventa qualcosa di cui vergognarsi, una stupida perdita di tempo. Tanto da essere processata, condannata, vilipesa e insultata

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Il racconto si sviluppa come un lungo interrogatorio; Pinocchio, colpevole contro ogni possibile discolpa, racconta la sua triste vita davanti a un implacabile giudice senza avere la possibilità di comprendere perché la sua innocenza sia reato. Un processo che diventa parodia della giustizia, atto d’accusa contro la burocrazia, il cavillame, la corruzione che hanno fatto perdere la fiducia verso chi dovrebbe creare e verso chi dovrebbe applicare la legge.

Il fatto che dica la verità, non significa che abbia ragione! [...] Io ho bisogno di prove… Non di verità.

22Il racconto della vita di Pinocchio è pregno di violenza, esposta tanto sommessamente, senza sottolineature particolarmente esplicite, quanto in maniera gelida e terribile. La creatura di carne ha conosciuto solo le percosse del padre, i raggiri del gatto e della volpe e soprattutto, ancora più vili e agghiaccianti, le prevaricazione e gli abusi degli altri burattini, a cominciare da Mangiafuoco che per 5 monete approfitta di lui, fino ai compagni di cella in carcere. E’ una violenza mai mostrata esplicitamente, ma commentata in maniera rassegnata, triste ma quasi colpevole da parte di Pinocchio. La reazione di chi sembra non aver avuto altro che soprusi dalla vita, tanto da sentirli ormai quasi normali, o da sentirsi lui per primo sbagliato più degli altri, e quindi colpevole. E’ un aspetto marginale dell’opera, eppure tratteggiato ottimamente, che contribuisce a un generico senso di straniamento e di orrore.

…in pochi giorni di vita ho conosciuto le percosse, lo stupro… e sono stato derubato. E’ molto per un bambino… mi creda.

Solo l’incontro con Lucignolo dona al povero Pinocchio una pausa di felicità e spensieratezza. La vita trascorsa nel Paese dei Balocchi, là dove i giovani burattini “non ancora corrotti dall’esistenza” vivono senza le costrizioni e le meschinità del mondo adulto. Se il messaggio sembra all’apparenza dei più classici, ovvero la gioventù come innocenza (o, dal punto di vista dei burattini adulti, come incoscienza), è anche velata di amarezza perché la “corruzione dell’esistenza” sembra un fatto certo e innegabile con la crescita. Anche perché, perfino in quel posto tanto lontano dalla falsità, tutti rimangono burattini. Basta poco, basta aguzzare la vista, per vedere tutti i fili che, fin da giovanissimi, legano ogni persona a un grande burattinaio nascosto in alto nel cielo. Un burattinaio cui il lettore può dare migliaia di nomi diversi a seconda dell’occasione, ma che sempre tiene quei fili da cui è tanto doloroso staccarsi, quei fili che sono sì costrizione ma anche rassicurante sicurezza.

Quei fili… Pinocchio, ma dove vanno a finire? Tu lo sai?
No… Non lo so.

Il tema centrale del racconto resta la guerra, fisica e non solo immaginaria, tra chi difende la falsità e il conformismo come ragione di vita e chi invece coltiva la verità. Una guerra che si presenta crudele quanto tenuta ai margini del sentito, quasi nascosta lontano dagli occhi di chi, perso tra tante bugie, non sa più cosa farsene del mondo reale. Ma chi sono a difendere il valore della sincerità, del vero? Sono i grilli, i grilli che si insediano nelle bocche dei burattini e li rendono sinceri, portandoli a una guerra fratricida.33
Ecco ancora che il ribaltamento della prospettiva colpisce il lettore: la condizione naturale per queste persone, fatte sì di legno ma molto, molto simili a noi, è la menzogna. La verità è una condizione esterna, quasi aliena, che sembra arrivare a disturbare la quiete della società e il buon vivere della gente “normale”. Una delle scene più significative in questo senso è il dialogo tra Pinocchio e un burattino diviso da una bomba in due parti perfettamente simmetriche; una metà ha dentro se’ un grillo, l’altra no, e tra loro litigano sulla versione da dare dei fatti, in continua contrapposizione, verità contro falsita’, fino a renderle entrambe così labili da non distinguerle più.
Il pensiero non può che andare alla politica e alla società di oggi, dove si può assistere al distorcimento della realtà elevato quasi ad arte; ma anche nella società comune, dove regna l’ipocrisia o il conformismo a tutti i costi, si può assistere a quanto sia semplice alterare la verità fino a renderla confusa. Quando la verità deve difendersi da ciò che vero non è, continuamente, rischia di perdere forza e valore, riducendo la sua affermazione a uno scontro dialettico surreale e screditante.

Qualsiasi assurdità può essere giustificata! Con l’ingegno e la menzogna!

Se la favola originaria di Collodi terminava con la classica morale educativa, con il messaggio indirizzato ai bambini che non obbediscono ai genitori, la versione di Ausonia ribalta anche il concetto di morale stessa. Perché il finale, in cui gli aguzzini di Pinocchio lo dissezionano per trovare la causa del suo “male”, è amaro non meno del resto del volume. Pinocchio è un perdente, la sua condizione è quella di chi ha cercato di vivere nella verità e per questo ha ricevuto solamente insulti, violenza, infelicità.

So solo che è difficile… Provare ad essere libero. E’ stata un’avventura spaventosa.

Il tratto esibito da Ausonia è assolutamente funzionale al racconto. Figure malsane, bizzarre, corrotte anche visivamente, burattini dagli sguardi ottusi e impietosi, colori cupi e opprimenti. La massa di carne di Pinocchio si fa molliccia e grassa, il suo naso di carne si allunga in tanti filamenti di interiora. Il montaggio è abile, coinvolgente, le inquadrature guidano il senso di lettura in maniera non banale ma senza mai perdersi nell’esercizio di stile fine a se’ stesso; il capitolo finale, in cui si mescola la vivisezione di Pinocchio con i suoi ricordi e il suo inconscio, è riuscitissimo, disturbante, malinconico.

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Quello di Ausonia è un fumetto che non esiterei a definire politico nel senso più ampio del termine. La critica alla società, per quanto già sentita e già affrontata in tanti ambiti, è resa con arguzia e intelligenza. Il racconto non ricerca mai un messaggio moralizzatore, è piuttosto una critica sottilmente feroce, capace di passare quasi in sordina per riaffiorare a lettura ultimata, costringendo a rileggere e ad affrontare nuovamente la storia per coglierne il quadro generale, le implicazioni più evidenti e quelle sottintese. Dopo anni di lontananza, Pinocchio segnò il ritorno di Ausonia al fumetto, e fu una sorpresa di quelle che lasciarono il segno, il ritorno di una voce originale e acuta da non lasciarsi scappare. RW Edizioni ristampa quest’opera riponendola all’attenzione di nuovi lettori.

Abbiamo parlato di:
Pinocchio – La storia di un bambino
Ausonia
RW Edizioni – Lineachiara, 2014
72 pagine, cartonato, colori – 13,95€
ISBN: 9788897965725


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