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Pirro Giacchi, Reminiscenze notturne fiorentine: il burattinaio

Da Paolorossi

Burattini-1780- opera del pittore Francesco Maggiotto (1738-1805)Burattini-1780- opera del pittore Francesco Maggiotto (1738-1805)

Un giorno io rividi il Lungo burattinaio, giubbilato senza pensione. Hei mihi! …. quantum mutatus ab ilio!  Altro che l’Ettore di Virgilio! Vero è bene che alcune differenze ci erano, ma l’aspetto era tristo del pari. La barba, per esempio, anzi che raggruppata nel sangue, era sordida di polvere ; e per quante ferite avesse nella carne 1′ eroe troiano, non superavano le toppe che spiccavano sul vestito del nostro artista.
— Lungo !
— Lustrissimo !
— Sei tu?
— Son io, ma non son più io.
— E che fai adesso ?
— O non lo vede ? Delle assi del casotto ho formato questo carruccio, e mi diverto a spazzar le strade. La lo sa che la pulizia mi è sempre piaciuta.
— E sempre ti mantieni allegro e faceto: buon pro ti faccia. Ma dimmi, o i tuoi personaggi ?
— Non me gli nomini : sono tanti ingrati, e anch’essi mi hanno abbandonato.
— Delle tue. E dove andarono? Sentiamo per ridere. La signora Rosetta?
— La signora Rosetta è a Londra e vive da regina, stando dietro a tutte le mode e corbellando il mondo.
— E il signor Orazio Grattasassi c’è sempre innamorato?
— Oibò! Costui si è fatto un discolo a Parigi, e scrive cose dolci a cento innamorate.
— Ma la signora Rosetta lo sa ?
— Lo sa pur troppo, ma ancora non la vuol rompere. Insomma son due fìnti, e vedremo come finiranno.
— Il Mago Sabino almeno, che era un burattino sodo, sarà rimasto teco.
— S’immagini! e’ mi voleva tanto bene!… ma che vuole ! gli diedero delle pedate nel sedere, ed egli stizzito si ritirò a Vienna dove cova… cova… chi lo sa che cosa cova? Secondo me però, se fa come faceva quaggiù, lo manderanno via anche di lassù.
— Questo non è possibile, perchè il Capitano Squarcia è suo amico, e lo proteggerà sempre.
— La si cheti; la non sa nulla. Il Capitano Squarcia non è più suo amico per certe porcherie che gli furon fatte, e oramai ognuno fa da sé. Basta! e’ si possono anche rappattumare, che, a dirla schietta, sono a un bel circa dello stesso pelame; ma intanto lo Squarcia ha fatto fortuna in Russia, e senza punto lavorare ha aperto un banco da stordire; anzi si dice che presto presto rizzerà un negozio anche in Costantinopoli.
— Mira un po’ che diavolo mi conti! Già il proverbio lo dice: chi fila ha una camicia, e chi non fila ne ha due. Ora poi non mi resta ad interrogarti che sul Rapa e su Pulcinella. Dimmene qualche cosa: tu sai che specialmente di Pulcinella io era fanatico. E il Rapa è sempre contadino del signor Orazio Grattasassi ?
— Altro che contadino ! E’ l’ha creato fattore della sua tenuta a Torino; e la lo vedesse, lustrissimo !… si è rimpulizzito, ha messo su occhiali, e si fa rispettare: insomma e’ pare un altro.
— E Pulcinella?
— Ohi quanto a Pulcinella sarebbe lunga la storia. Le basti che si è sempre conservato del suo umore. Legnate alla cieca, e avanti. I burattini suoi compagni, e perfino le comparse, gli hanno fatto una guerra proprio laida; ma egli duro, e senza paura. Finalmente però, dopo un insultaccio ricevuto dal Rapa, andò in Sicilia, dove fu accolto a braccia aperte. Ora è a Napoli, ed ha condito un bel piatto di lasagne, ma quegli scrocconi già rammentati non gli lasceranno a leccare neppure un po’ d’unto; dopo di che diranno ipocritamente, che l’ han fatto per impedirgli un’ indigestìone.
— Ah, ah, ah !
— La ride ?
— Rido si : rido della tua fantasia che è sempre cosi sveglia, e dà la vita alle teste di legno.
— Che vuole ! Di reale non mi resta che una cosa.
— E quale?
— La miseria, lustrissimo.
— Intendo : tieni.
— Grazie, lustrissimo, e a rivederci in Piazza del Popolo, se Dio vuole.
— Come ! senza casotto, senza più burattini?
— Eh! il casotto c’è, e stabile. Quanto a burattini poi ne avrò quanti ne vorrò, e più graziosi di prima. —

Io me ne andai tra mesto e ridente ; ma da ultimo mi uscì dal petto un sospiro, che volea dire: Valentuomo di Burattinaio! neanche una pensione di 14 mila lire ! neanche una croce ! ! !

( Pirro Giacchi, “Reminiscenze notturne fiorentine” tratto da “Il Guazzabuglio ossia varietà di poesie e saggio di prose” , Firenze, 1875 )


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