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Pirro Giacchi, Reminiscenze notturne fiorentine: la Piazza del Popolo, la Ritirata e i Saltimbanchi

Da Paolorossi

Firenze - Foto tratta dal libro

Firenze – Foto tratta dal libro “Firenze” di Nello Tarchiani, 1878

Io sono tra quei goccioloni tagliati all’antica, che se non meritano il nome di animali retrogradi, come per esempio il gambero, voglionsi per altro annoverare tra i fermicci; non mica nel senso politico, badiamo ve’ amiconi !, ma per certi usi e costumi che in gioventù ci dilettarono tanto, ed hanno lasciato nell’anima una traccia leggiera, candida e gentile, pari alla via lattea nell’arco del cielo notturno.

Che parvi, neh? Non so anch’io esser poeta, e far paragoni abbacati oltre le nuvole?

Fatto sta che il vecchio è sempre laudator temporis acli; ma la satira romana non toglie ad un buon fiorentino la dolcezza dei vecchi ricordi, quando la città offriva a noi plebei que’ divertimenti, con poca spesa o senza, i quali oggimai sono divenuti una specie di proprietà per le persone ricche.

Sonavano le ventiquattro, ed io mi trovava sulla Piazza del Popolo per godere la Ritirata.

I tamburi battevano, le trombe squillavano, ed una mano di pacifici soldati faceva il giro della piazza. Guardavo io a’ soldati ? No davvero : per me invece era un’estasi lo stare attento ai monelli, che saltavano a guisa de’ pagliacci con diverse carole davanti ai sonatori di piffero, accompagnando la marciata cogli urli e coi fischi. Qual bellicoso spettacolo !

Dopo la scena marziale, e sulla piazza stessa, davasi un’altra e più variata rappresentanza dalla genia de’ saltimbanchi e rivenditori, che empivano lo spazio di lumi e di gaiezza. Qua un cavadenti, che a suon di chiacchiere sganasciava il suo simile; là un saltatore, che sopra un lacero tappeto faceva mostra di destrezza; da un lato un giocatore di bussolotti moltiplicatore di palle; dall’altro uno spacciatore di miracoli inauditi: e un maccheronaio che dava la mercanzia per un quattrino su la palma della mano; un professore di ceretta da scarpe; un libraio col suo baroccino, che vendeva a una crazia l’una le tragedie dell’Alfieri; e un cieco che cantava sulla tiorba i casi amorosi d’Ippolito e di Dianora.

( Pirro Giacchi, “Reminiscenze notturne fiorentine” tratto da “Il Guazzabuglio ossia varietà di poesie e saggio di prose” , Firenze, 1875 )


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