Hayez proveniva da una famiglia relativamente povera di Venezia. Suo padre era di origine francese, mentre la madre, Chiara Torcella, era di Murano.
Il bambino Francesco, il più giovane di cinque figli, fu allevato dalla sorella di sua madre, che aveva sposato Giovanni Binasco, un agiato armatore e collezionista d’arte. Fin da bambino mostrò una predisposizione per il disegno, per cui lo zio lo avviò come apprendista presso un restauratore d’arte.
In seguito divenne allievo del pittore Francesco Maggiotto con il quale ha proseguito gli studi per tre anni. E’ stato ammesso al corso di pittura della Nuova Accademia delle Belle Arti nel 1806, dove ha studiato sotto Teodoro Matteini.
Nel 1809 ha vinto un concorso dell’Accademia di Venezia per un anno di studio presso l’Accademia di San Luca a Roma. Rimase a Roma fino al 1814, poi si trasferì a Napoli, dove gli è stata commissionata, da Gioacchino Murat, la realizzazione di una grande opera raffigurante Ulisse alla corte di Alcinoo.
Verso la metà del 1830 ha frequentato il “Salotto Maffei” a Milano, ospitato da Clara Maffei, ed era ancora a Milano nel 1850, quando è stato nominato direttore dell’Accademia di Brera.
Francesco Hayez ha vissuto a lungo ed è stato prolifico. La sua produzione ha compreso molti dipinti storici, compresi quelli che avrebbero fatto appello alla sensibilità patriottica dei suoi mecenati. Altri dipinti riflettono il desiderio di associare un neoclassico stile a grandi temi, sia dalla letteratura biblica sia quella classica. Dipinse anche scene di rappresentazioni teatrali del suo tempo. Notevolmente povera è la sua produzione di pale d’altare destinate alla visualizzazione devozionale.
Uno dei suoi temi preferiti era una donna semi-vestita. Spesso erano, come il suo Odalisca, evocativi di temi orientali, che erano stati un argomento preferito dei romantici pittori. Le raffigurazioni di harem e le loro donne hanno permesso loro la possibilità di dipingere scene non accettabili nella loro società. Anche la sua Maria Maddalena ha più sensualità di fervore religioso.
Tra le sue opere, la sua pittura “Il bacio” è stato considerato tra i suoi lavori migliori dai contemporanei. Il gesto inalterato della coppia non richiede la conoscenza del mito o della letteratura per essere interpretato.