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Più che altro ho molto sonno

Creato il 01 ottobre 2014 da Andreapomella

Ci sono parole e espressioni, nel linguaggio della politica e del giornalismo o del cavolo che volete voi, che mi fanno venire l’orticaria, per esempio ieri il nuovo vice presidente del CSM ha detto: “Accettiamo la sfida delle riforme”. Mi sono chiesto se quest’uomo creda veramente a questa cosa, alla sfida delle riforme, che vada fiero incontro a questa sfida come un ardimentoso cavaliere medievale, se sia perfettamente consapevole (immagino di sì) di cosa voglia dire accettare la sfida delle riforme, se non sia invece una di quelle che si dicono frasi fatte. La domanda che mi sono fatto è se la gente sta al mondo cosciente o se si adegui alla moda imperante (è una moda anche parlare di sfida delle riforme, è un gergo, è un codice, è tutto quello che serve per non mettere in moto un ragionamento di tipo personale, per non fare fatica, per non sforzarsi di usare le parole, e il gergo della politica e del giornalismo è il più povero che io conosca). La domanda che mi sono fatto è se questi qui vivano davvero come una sfida le riforme. Ma poi che cosa sono le riforme? Perché tutti parlano di riforme? Perché essere dalla parte delle riforme è giusto e non esserlo è sbagliato? È come se io dicessi che sono dalla parte delle idee. Che vuol dire essere dalla parte delle idee? Ieri mattina, per esempio, mentre timbravo il cartellino, c’era un’impiegata che a un certo punto mi fa: “Ma tu te le segni le timbrature?” Io le rispondo di no: “Perché dovrei segnarmi le timbrature?” “Perché anni fa è successo che il sistema è andato in tilt, sono spariti i dati e per una settimana sono andate perse tutte le timbrature”. Fa il segno di asciugarsi il sudore dalla fronte, come per uno scampato pericolo: “Io, per fortuna avevo segnato tutto, orari di entrata e di uscita”. Al che ho pensato che non sempre è una fortuna avere delle idee, che a volte si hanno delle idee inutili, o delle idee stupide, quindi non è sempre giusto essere dalla parte delle idee, ma soprattutto ho pensato alla quantità di energia sviluppata da un cervello in movimento nell’atto di creare idee come quella, segnarsi l’orario di entrata e di uscita in previsione di un evento come la perdita dei dati del sistema avvenuto una sola volta, molti anni fa, nella storia di questi gloriosi uffici del cazzo, l’ho pensata come una termovisione, il cervello caldo e rosso di questa impiegata meticolosa, il cervello pulsante che elabora la soluzione a un problema che non esiste, perché di fatto non può essere adoperato per la soluzione di un altro problema più incombente. Perciò io non sono né favorevole né contrario alle idee, e lo stesso vale per le riforme, io più che altro ho molto sonno.


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