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Più che l’evasione quello che colpisce è il linguaggio del direttore del carcere

Creato il 18 dicembre 2013 da Laotze @FrancoTorre1953

Quello che mi ha maggiormente colpito in quest’incredibile vicenda dell’evasione del pluriomicida non è che il direttore del carcere che ospitava l’uomo evaso abbia detto di non essere a conoscenza dei precedenti penali del detenuto  (ha detto: “Noi non sapevamo che aveva quei precedenti penali”), ma il modo di parlare, il linguaggio, di quel direttore.

In particolare, mi hanno colpito queste parole: ”Come prassi abbiamo atteso dodici ore prima che scattasse il reato di evasione, poi abbiamo fatto la notizia di reato”.

Avete letto bene? Il direttore ci dice che, dal momento in cui si ha notizia di un’evasione (il detenuto è stato dichiarato “evaso” alle 21 di ieri), la procedura (“come prassi”) alla quale si fa riferimento prevede che , prima che scatti il reato, e quindi prima di poter lanciare l’allarme, debbano passare dodici ore (!).

Evidentemente ai geniali estensori di questa procedura non è minimamente passato per la mente che in dodici ore un pluriomicida armato possa benissimo uccidere ancora.

Ma il bello deve ancora venire.

In quella sua dichiarazione il direttore dice infatti che, dopo aver atteso che passassero le fatidiche dodici ore, “poi abbiamo fatto la notizia di reato”.

Non dice “abbiamo dato la notizia di reato”, dice “abbiamo fatto la notizia di reato”.

Ma le notizie si “danno”, non si “fanno”!

P.S. : se solo fossimo un Paese serio, il ministro della giustizia dovrebbe spiegare all’opinione pubblica come sia possibile, anche in Paese “straordinario” (nel senso di “fuori dal normale”) quale quello nel quale viviamo, che il direttore di un carcere dov’è detenuto un pluriomicida non conosca la storia del detenuto che ospitava nel suo carcere.



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