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Più lavoro, meno salari: la ricetta di Er Polillo

Creato il 26 giugno 2012 da Albertocapece

Più lavoro, meno salari: la ricetta di Er PolilloAnna Lombroso per il Simplicissimus

A sentirlo parlare viene in mente Er Pomata. Anzi se non vi spiace comincerò a chiamarlo Er Polillo. È una icona: sembra sempre appoggiato a un comò, a un sofà, a un moro,  bicchiere in mano e sigaretta penzoloni, che parla parla con la sua voce da Tom Waits de noantri, rauco di fumo  e bourbon, emettendo sentenze plausibili solo se ispirate dallo “spirito” in bottiglia. Oggi ad esempio:  «O noi lavoriamo di più o questo livello salariale medio è insostenibile», ha detto Er Polillo,   definito spericolatamente da Wikipedia “economista e politico italiano”, in quanto laureato in economia, vicesegretario del partito repubblicano e romano de roma.

Il sottosegretario afferma che l’unica scelta che abbiamo è ridurre il tenore di vita, consumando meno, o lavorare di più: “lavoriamo nove mesi all’anno, gli altri tre mesi se ne vanno in vacanze di varia natura. Ci sono quindi tre mesi di vacanze per ogni addetto che diventano due perché compensati dagli straordinari. Sull’orario di lavoro mi permetto di insistere, questa crisi che l’Italia sta vivendo non è figlia di un destino cinico e baro ma dipende dai vizi della società italiana. Abbiamo avuto uno dei più alti tenori di vita, ora bisogna che ci rimbocchiamo le maniche e che lavoriamo come gli altri».
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Sulla buona strada indicata da la garde, in attesa della soluzione finale di ridurre la vita, Er Polillo  indica l’alternativa possibile: o nel ridurne il tenore o lavorare di più. Incurante che i salari italiani siano concorrenziali con il bangladesh, comunque i più bassi in Europa, indifferente all’estinzione del lavoro e all’impoverimento delle sue qualità, l’uomo, si fa per dire, vive dentro un suo  immaginario confinato e artificiale, quello di un “generone” tronfio e soddisfatto di arrivati incontentabili che moltiplicano incarichi – non lavoro – per accumulare stipendi, cui amici affettuosi e compresi dalla loro “malinconica” stanchezza da presenzialismo, offrono fine settimana di riposo in appartati relais, quelli che considerano i conflitti di interesse una manifestazione ecomiabile di vivacità e dinamismo di una mente creativase possono essere a un tempo vicesegretari di un partito e consiglieri economici di un altro, sottosegretari allo Sviluppo e consiglieri di amministrazione dell’Enel.

Intanto in attesa che venga dato a Berlusconi il riconoscimento morale che merita, con l’ascesa al Colle, Er Polillo ci eroga la sua etica pubblica, punitiva e sacrificale nei confronti di tutti noi, colpevoli di consumi dissipati a smentita di Confcommercio che proprio oggi dice che non siamo mai stati così in basso, imputati di non aver voglia di lavorare, mentre in realtà vorremmo invece il lavoro. Certe chiacchiere inurbane non sono sopportabili in treno, dal barbiere in mezzo ai calendarietti profumati, al bar mentre passi la moneta sul gratta e vinci, l’ultima opportunità rimasta. Sentirli fare da un esponente del governo tecnico e “economista” è un vero oltraggio. Non solo perché  nell’adeguarsi al la peggiore retorica sugli italioti, sui vizi della nostra identità nazionale, la interpreta con la potenza del vero idealtipo. Ma soprattutto perché non è casuale questa insistenza solo apparentemente cialtrona e  sgangherata e che  invece è al servizio del privilegio, delle disuguaglianze e perché no? dell’illegalità antidemocratica.

Alimenta una immagine di paese ingovernabile, disordinato,   dove bisogna pagarsi tutto e allora è meglio farsi furbi, dove nessuno rispetta le regole e tant’è trasgredirle, dove si lavora poco e i padroni fanno meglio a licenziare e riassumere nel trionfo nella più turpe flessibilità, coi lavoratori ridotti a merce da spostare in greggi a seconda delle esigenze del mercato, senza diritti altrimenti questo popolo di bambini poco cresciuti si abitua male, senza garanzie, che quelle ormai sono ridotte a elargizioni discrezionali,  per chi se le merita attraverso l’ubbidienza.

Nel segno della continuità – che in fondo lui nei governi precedenti ci stava già – Er Polillo  è proprio una macchietta italiana, anzi una vera  macchia sull’Italia.


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