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Più tonto che tondo

Creato il 24 settembre 2014 da Malvino
Ancora una volta il chierico dimostra la sua superiorità sul laico nell’arte di infinocchiare i gonzi, per averne prova basta porgere l’orecchio al coro di lodi che si leva in queste ore per l’arresto di Wesolowski deciso da Bergoglio. Parliamo del tizio che da nunzio nella Repubblica Dominicana commise abusi sessuali su minori, così recita la sentenza di primo grado emessa dal tribunale canonico che qualche mese fa gli comminò il massimo della pena, e cioè – tenetevi forte, ché potrà cogliervi un brivido di orrore – la dimissione dallo stato clericale. Sul reato la Repubblica Dominicana aveva già avviato un procedimento penale, però destinato a rimanere lettera morta per il tempestivo richiamo di Wesolowski a Roma, e questo alla faccia della «cooperazione con le autorità civili» prescritta dalla Lettera circolare della Congregazione per la Dottrina della Fede del 3 maggio 2011 (I, 2, e), uno di quei fluviali documenti ufficiali in cui l’ipocrisia vaticana ama sciacquarsi le palle. Già condannato in primo grado al massimo della pena, dunque, e in attesa del processo d’appello, ma non soggetto ad alcun provvedimento di restrizione della libertà, il Wesolowski, almeno fino a ieri. Nell’impossibilità di inquinare le prove o di procurarsene di false perché era lontano migliaia di chilometri da dove si erano svolti i fatti, nell’impossibilità di reiterare il reato perché di sua spontanea volontà aveva deciso di aspettare il processo di secondo grado standosene buonin buonino in un convento dove al massimo poteva molestare i puttini che incorniciavano labside, nell’impossibilità di sottrarsi con la fuga al peggio del peggio che poteva essere al massimo una conferma della sentenza, che da cittadino della Città del Vaticano non gli avrebbe comportato ulteriore aggravamento della sua condizione, ecco che gli arriva tra capo e collo il provvedimento che un mondo più tonto che tondo strombazza come arresto, e che probabilmente consta del trasferimento da un convento a un altro convento. Evento storico, si strepita, come se tanta severità fosse inaudita, e parliamo del Vaticano, dove la pena di morte è stata formalmente abolita solo nel 2001. Un botto mediatico di grande effetto, senza dubbio, e alla vigilia di un Sinodo che per Bergoglio si annunciava pieno di incognite, comunque assai tosto. Ora potrà affrontarlo molto più serenamente, forte del plauso generale che ammansirà chi minacciava di rovinargli il giocattolo. E tutto questo – onestamente bisogna riconoscerglielo – con un piccolo grande colpo di genio, che per giunta non gli costa nulla. Perché, «in forza del suo ufficio, ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente» (Codice di Diritto Canonico, can. 331), e perché «non si dà appello né ricorso contro la sentenza o il decreto del Romano Pontefice» (ibidem, can. 333, § 3), in culo ad ogni dettato procedurale: è l’esecutivo, il legislativo e il giudiziario, tutto insieme, e nessun Parlamento, nessuna Corte Costituzionale, nessun Tribunale del Riesame può rompergli il cazzo. Ad illustrare al mondo che l’esser figlio di puttana dà i migliori risultati solo quando hai completamente libere le mani. In questo, il laico parte sempre con l’handicap.

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