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Platini attacca Blatter sulla TPO: se la FIFA non decide, l’UEFA andrà avanti da sola

Creato il 04 aprile 2014 da Tifoso Bilanciato @TifBilanciato

Intervenendo al 37mo Congresso Ordinario UEFa, tenutosi la scorsa settimana ad Astana (Kazakhstan), Michel Platini è intervenuto in maniera decisa sul tema della TPO (Third Party Ownersihp) ovverosia la prassi diffusa in molti paesi del Sudamerica (Brasile su tutti) ma anche all'interno di alcune nazioni UEFA di consentire che i diritti sportivi di un calciatore possano essere parzialmente acquistati da un terzo.

 

Sul tema il presidente UEFA è stato chiaro, 

(…) è un problema che mi preoccupa particolarmente. Vado ammonendo da anni che questa pratica, che sta diventando sempre più diffusa, rappresenta un pericolo per il nostro sport. Essa minaccia l'integrità delle nostre competizioni, danneggia l'immagine del calcio, pone una minaccia a lungo termine alle finanze dei club e solleva finanche interrogativi sulla dignità umana.

 

Quando ero calciatore ho scioperato perché i calciatori appartenevano ai club e non godevano di vera libertà. Oggi il calciatore non è di proprietà del club, ma qualcosa di peggio sta succedendo. Sempre più spesso i calciatori appartengono a società opache, che hanno sede in paradisi fiscali e sono controllate da intermediari sconosciuti o da fondi di investimento.

 

Vale a dire che ci sono calciatori che non controllano più le proprie carriere sportive e vengono trasferiti ogni anno per generare introiti a beneficio di individui anonimi il cui unico obiettivo è quello di mettere le mani sul denaro generato dal calcio.

 

Abbiamo chiesto formalmente al presidente della Fifa, Joseph Blatter, di proibire, una volta per tutte, la proprietà di terzi sui giocatori di qualsiasi categoria. Se la Fifa non reagirà positivamente alle nostre richieste, siamo pronti a occuparcene direttamente noi in Europa.

 

 

Ma come funziona il TPO?

Alcune società non calcistiche, spesso veri e propri fondi di investimento, acquistano una percentuale di un giocatore (spesso giovane e poco conosciuto), per poi ottenere un guadagno quando lo stesso accede a campionati più ricchi (in particolare, quelli europei).

Il vantaggio per i club di calcio, sta nel minore investimento necessario per assicurarsi le prestazioni sportive del giocatore. Ciò si traduce in un esborso finanziario più contenuto e un minore costo per ammortamento a conto economico, generando quindi un doppio beneficio perché consente un maggiore utile di esercizio e una maggiore disponibilità di risorse da spendere.

Ovviamente la Società sa che, al momento dell'eventuale vendita del calciatore dovrà condividere con gli altri proprietari il guadagno.

Ma (al di là che il guadagno potrebbe essere anche una perdita) questo potenziale minor utile futuro è un prezzo da pagare che potrebbe essere considerato congruo in virtù dei benefici che genera nella gestione ordinaria della società.

 

Una delle controindicazioni di questa pratica, ricordata esplicitamente da Platini, è che non sempre gli investitori "non calcistici" garantiscono un adeguato livello di trasparenza e, quindi, dietro le società che si prestano a queste iniziative potrebbero nascondersi fini poco leciti.

L'altra, sebbene meno evidente, è che i vantaggi apparenti per la squadra che utilizza questo sistema potrebbero in realtà trasformarsi in svantaggi perché non consentono al management di percepire con chiarezza se il modello di business impostato è corretto, oppure se non si stia continuando a tenere in vita – attraverso strumenti esclusivamente di natura finanziaria – una struttura di costi del club di calcio che in realtà non è sostenibile ed andrebbe cambiata.

Infine, solo per citare le tre più evidenti, l'interesse delle società di investimento che investono sui calciatori per averne un beneficio squisitamente finanziario potrebbe non essere completamente allineato con il concetto sportivo, sia nella fase di selezione dei giovani, sia nella successiva gestione che – stanti gli stretti contatti con le squadre di calcio – potrebbero facilitare l'adozione di criteri di valutazione dei calciatori slegati dal loro effettivo valore e dipendenti da necessità di bilancio.

 


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