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POESIE DEL PADRE (e con saggezza mi ha allevato…)

Da Met Sambiase @metsambiase

Ci si potrebbe chiedere, incidentalmente,

se per caso non possano essere considerati in larga misura esauriti

i compiti assolti dall‘imago  paterna a livello macroscopico .

Guido Maggioni,  Padri nei nostri tempi

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SEQUENZA AL PADRE NEL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA

FRANCO BUFFONI
L’elicotterino
E mi chiedevo
Quante volte lo dovrò far salire su
Tirando forte il filo di plastica
Questo elicotterino
Per poi correre a raccoglierlo
Fin quasi nella neve
Perché lui pensi che sono contento
Che me l’ha regalato.
Virilità anni cinquanta
La bottega del barbiere di domenica mattina
Camicie bianche colletti barbe dure
Fumo. E quelle dita spesse
Quei colpi di tosse quei fegati
All’amaro 18 Isolabella
Al pomeriggio sulla Varesina nello stadio
Con le bestemmie gli urli le fidejussioni
Pronte per domani, lo spintone all’arbitro all’uscita
La cassiera del bar prima di cena.
Le ditte muoiono in ospedale
Le ditte muoiono in ospedale
Quando il titolare dopo trenta
Sigarette al giorno per trent’anni
Entra per controlli
E allora in processione il contabile
Col magazziniere a mezzogiorno
Vengono a riferire per qualche settimana
Poi solo le firme alla sera
E infine è la buonuscita dalla signora
Un’altra processione i figli fuori.
L’odore di mio padre
Cercavo i documenti della casa
Un antico rogito con mappa,
In una borsa chiusa da trent’anni
C’era il suo odore
In divisa da ufficiale,
Saltava fuori fresco
Mi copriva
Di amore singolare.
Nelle vacanze per tenermi occupato
– Non esisteva che leggessi tutto il giorno -
Mio padre mi mandava in magazzino
A aiutare il Giovanni.
Se c’era un lavandino da spostare
Però ci pensava il Giovanni
O le vasche da scaricare,
Io spostavo i rubinetti
E neanche sempre.
C’era dentro l’odore di cartone
E paglia umida,
Carezzavo le gabbie degli scaldabagni
Il legno ruvido.
E il Giovanni che ansimava lo guardavo.

(c) F. Buffoni, tutti i diritti riservati

(c) The Kid

(c) The Kid

OLIVE

FARRAH SARAFA

Your father,
his inheritance shed of him
like the skin of a snake.
only he cried afterward.

Walking through barren olive fields
he envisions their roots active with sprout,
alive, as they once were, with the fruit of his ancestors.

The bitter black taste of Palestinian soil
accompanied by the toasted pita-bread and melted white cheese,

he dreams
of children’s olive-like eyeballs
their sparkling gaze

like onyx,
but the dream is shot with the poke of an empty hand
a branch, fringed-ash and embroidered by greed

whose jugglers and smugglers in moan
have thrown staunch families into pleas
they sneeze
to rid of the fumes clenching their inner lung
constricted black and frightened tongue,
ambitions sullied, by ancestor’s songs unsung

life squeezed out of my grandfather’s love
he blows the ash from a branch
wind carrying it from his eyes
open eyes, lashes curled toward the heavens
he inhales their deeply embedded fragrance
buried beneath layers of activity and reactivity

from which this culture will continue to flourish.

Farrah Sarafa
© Copyright 2006

The Hedger di John Brett

The Hedger
di John Brett

MY FATHER WAS A FARMER: A BALLADE

ROBERT BURNS

My father was a farmer upon the Carrick border,
And carefully he bred me in decency and order,
He bade me act a manly part, though I had ne’er a farthing,
For without an honest manly heart, no man was worth regarding;

Then out into the world my course I did determine,
Tho’ to be rich was not my wish, yet to be great was charming,
My talents they were not the worst, nor yet my education,
Resolv’d was I at least to try to mend my situation;

In many a way, and vain essay, I courted Fortune’s favour,
Some cause unseen still stept between, to frustrate each endeavour,
Sometimes by foes I was o’erpower’d, sometimes by friends forsaken,
And when my hope was at the top, I still was worst mistaken;

Then sore harass’d and tir’d at last, with Fortune’s vain delusion,
I dropt my schemes, like idle dreams, and came to this conclusion,
The past was bad, and the future hid, its good or ill untried,
But the present hour was in my pow’r, and so I would enjoy it;

No help, nor hope, nor view had I, nor person to befriend me,
So I must toil, and sweat, and moil, and labour to sustain me,
To plough and sow, to reap and mow, my father bred me early,
For one, he said, to labour bred, was a match for Fortune fairly …

(1782)

MIO PADRE ERA UN CONTADINO (BALLATA)

Mio padre era un contadino sul confine del Carrick
e con saggezza mi ha allevato alla decenza e all’ordine
Lui mi ha detto di essere un vero uomo, sebbene non abbia mai avuto un soldo
perché senza un cuore virile e onesto, nessun uomo valeva uno sguardo.

Poi nel mondo, la mia strada ho determinato,
che essere ricco non sia il mio desiderio, sebbene esser importanti ha il suo fascino,
I miei talenti non erano il peggio e neppure la mia educazione
fui risoluto quanto meno nel cercare di migliorare la mia condizione;

Così in tanti modi e prove vane ho corteggiato la Fortuna,
Una causa persa, invisibile il suo passo fra noi, da frustrare ogni sforzo
Sopraffatto a volte da nemici, a volte abbandonato dagli amici,
E quando la mia speranza è stata al culmine, ero ancora nel peggior sbaglio;

Poi dolorante, esausto e stanco, con la vana illusione della Fortuna,
le mie difese sono cadute, come i sogni dei folli, e sono arrivato alla conclusione
il passato era in rovina, e il futuro nascosto, nel male o nel bene insicuro
è il presente ora in mio potere, e di questo ne potrò godere;

Nessun aiuto, né speranza, né considerazione, né gente per fare amicizia
quindi devo faticare e sudare, e lavorare duro e darmi da fare a sostenermi da solo
Arare e seminare, mietere e falciare, mio padre mi ha insegnato presto a farlo,
per chi – mi disse – ha l’abitudine al lavoro, la giusta fortuna si incontra….

(traduzione di S. Sambiase)

PADRE CHI SEI?

LAURA LA SALA

Sei il seme
che mi ha generato:
ma non il padre chè
ho sempre sognato

Sé sei l’affetto
le braccia protette
un tetto sicuro
il mio cuscinetto

Se sei la spalla, la consolazione:
La carezza dei giorni miei
La certezza, le radici
La mia fortezza…

Sè sei il padre padrone
il boia, la noia:
non fai parte di me!
Padre è colui che,
anche sé nelle vene
non scorre il mio sangue
Tutto ti da:
bene amore tranquillità

E non c’è seme
non c’è vena
Non c’è sostanza
Padre si nasce
non si diventa

Il padre è Padre!
E non padrone
Padre è colui che,
semina,
genera:
AMORE!…..

(c) Laura La Sala


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