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Poesie e Racconti #57 – Sangue Rosso Sangue

Creato il 12 aprile 2013 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Mario Turco 12 aprile 2013 

Poesie e Racconti #57 – Sangue Rosso Sangue

 C’era una volta

o forse erano due.

C’era una volta un ragazzo deforme

deforme dentro

che amava alla follia un’orchidea viola

un’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane di una bellissima ragazza.

C’era una volta

o forse erano due.

C’era una volta un’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane di una bellissima ragazza.

Tante erano le api che impollinavano l’orchidea.

Così tante che l’orchidea appassiva ogni notte di più.

C’era una volta

o forse erano due.

C’era una volta l’insopportabile deriva sognatrice di quell’aggregato di atomi che è l’uomo.

Le spugne di mare non possono vedere frustrati i loro sogni.

L’uomo sì.

Fine della storia.

Ma no, non esiste solo il nero.

Il mondo è un caleidoscopio sgargiante di colori.

Continuiamo la nostra storia.

Il ragazzo deforme dentro sognava di poter ricalcare con il proprio indice l’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane della bellissima ragazza sotto la luce argentea della luna, subito dopo aver fatto all’amore con l’amore della sua vita.

L’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane della bellissima ragazza, ormai marcescente, cercava il giardiniere azzurro che l’avesse riportata allo splendore di una volta con il suo fertilizzante d’amore.

Il paese era in fermento, il giorno della sagra del radicchio era infatti arrivato. Tutti i giovani solevano riunirsi la sera in spiaggia e, coccolati dal tepore di un falò, cantare a squarciagola le canzoni di Battisti. Così fu anche quell’anno e appena il fuoco divampò sui legni secchi il ragazzo deforme dentro strappò la chitarra di mano a uno degli amici presenti e strimpellò una canzone dal titolo inequivocabile: L’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane di una bellissima ragazza. Fu così che i vostri due protagonisti si incontrarono e vissero, che in questi tempi maledetti è già una cosa difficile. Fine della storia.

È la capacità di sognare che ci eleva al di sopra degli animali e ci rende simili a Dio. Ardiamo divinizzarci ancora una volta.

Il ragazzo deforme dentro e l’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane della bellissima ragazza si appartarono in un lembo di spiaggia e stesi sui loro teli da mare passarono la notte a parlare. Entrambi amavano gli hentai futanari, il depressive black metal svedese e la Guernica di Picasso. Non erano mai stati in sintonia con nessun altro in quel modo e se lo dissero timidamente, quasi pudicamente. Il sole stava ormai sorgendo, così il ragazzo deforme dentro fece un grosso sospiro per raccogliere il coraggio necessario, si sporse goffamente verso le sue labbra, infine la baciò. Lei si ritrasse con stupore, anzi, con disgusto, e lo apostrofò così: «hei, cazzo vai a pensare, sei simpatico ma non mi metterei mai con un verginello brufoloso e ciccione».

I sogni muoiono all’alba e noi con loro, ogni giorno.

Il ragazzo deforme dentro urlò di rabbia, amore e odio in fin dei conti sono due estremi dello stesso asse, strinse il labbro inferiore tra i denti con animalesca forza e con gli occhi iniettati di sangue, colpì la fanciulla con la lardosa mano menata a mo’ di fendente. L’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane della bellissima ragazza vorticò su sé stessa prima di affondare sui cristalli di silicio ancora umidi. Con un balzo il ragazzo deforme dentro le fu sopra e divaricandole le gambe le sputò addosso un grido indiavolato: «IO TI AVRÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒÒ».

Un filosofo peripatetico disse una volta: «L’amore è una forma di violenza, la violenza è una forma d’amore».

Baciato dai raggi di un sole ancora dolcemente tiepido il ragazzo deforme dentro abusò dell’orchidea viola tatuata tra le scapole diafane della bellissima ragazza. Quel fiore reciso stette tre giorni ad imputridire in pozza di sangue rosso sangue e sperma bianco sperma. Uccidere per amore: ci può essere qualcosa di più fottutamente romantico. Fine della storia.


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