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Polillo, il caramelliere di corte

Creato il 02 aprile 2012 da Albertocapece

Polillo, il caramelliere di corteLicia Satirico per il Simplicissimus

Il governo Monti sta cambiando il linguaggio della politica. Non si tratta di una mutazione aulica, ma di una brutalizzazione dei toni solo apparentemente in contrasto con l’aria compassata della nuova classe dirigente: abbiamo illusioni, monotonie, paccate, caramelle, spaghetti, sfigati, diseducati, santi sociali, mamme e papà e paesi non pronti, in un crescendo che non ci dà tregua. Non può più trattarsi di una coincidenza, ma di un fatto di stile. Rozzo, per completare la carrellata lessicale à la page.
Il maligno fenomeno si complica nel sottobosco verbale dei viceministri. Malinconici, rampanti e a volte riciclati, i sottosegretari del governo Monti sono spesso affetti da esternazione precoce: una patologia aggravata dai media, per la quale non si conoscono efficaci mezzi di contrasto. Si tratta della difficoltà, da parte del viceministro, di esercitare il controllo sull’esternazione. Può essere situazionale, se occasionata da particolari contesti, o generalizzata se sistemica. Se ne conoscono una variante emotiva e una organica: alla prima appartengono le considerazioni impulsive sui laureati sfigati, alla seconda le dichiarazioni eclettiche di Gianfranco Polillo.

Il consigliere economico del Pdl alla Camera, attuale viceministro dell’Economia, è un esternatore compulsivo sistemico. Non pago di aver definito Elsa Fornero una fontana che piange e Berlusconi il salvatore della democrazia italiana, divagando anche sulla superfluità di inesistenti agevolazioni fiscali per i possessori di animali domestici, il sottosegretario è approdato agli esodati. «Non lasceremo queste persone per strada», dice un Polillo palilalico ai microfoni de La7. Le centinaia di migliaia di persone che non hanno più lavoro né pensione grazie all’aumento postumo dell’età pensionabile voluto da LaFornero, potrebbero rivolgersi al giudice per il riconoscimento della nullità degli accordi aziendali, chiedendo quindi di tornare in servizio. Polillo assicura che in Parlamento ci sono orecchie sensibilissime a questo problema, pronte a dichiarare nulli gli accordi già valutati carta straccia dalla ministra del Lavoro: il governo Monti, del resto, «ha fatto dell’equità uno dei cardini della sua azione politica».

Non è dato conoscere quale sia il costo della pilatesca operazione per gli esodati e per le aziende, oltre ai tempi biblici di un contenzioso di così ampia portata. Per il momento si sa solo che il gelido ministero del Lavoro ha invitato Polillo a farsi carico personalmente del problema degli esodati, se ha una buona ricetta. Polillo ha fatto subito dietro front: si sarebbe limitato a sollevare il caso per far capire come la questione sia sotto esame, ma non c’è ancora una presa di posizione ufficiale del governo. Insomma, abbiamo scherzato. Mentre le ricette della Fornero evocano polpette sinistre e spaghetti indigesti, le sortite irresponsabili del sottosegretario all’economia rimangono un mistero. Un mistero è, soprattutto, la sorte di persone travolte dopo da ciò che avrebbero dovuto sapere prima: da ciò che, in un Paese attento ai diritti, sarebbe dovuto restare impregiudicato.

Nel frattempo si scopre che anche il nuovo volto dell’Imu è precoce: a poche settimane dal versamento dell’acconto sono ignoti sia l’aliquota applicabile che  i limiti discrezionali dei Comuni. Nell’incertezza generale, il Caf chiede una proroga. Strano destino quello dell’acronimo Caf: un tempo simboleggiava l’alleanza Craxi-Andreotti-Forlani, ora designa i Centri di Assistenza Fiscale. È la perfetta parabola discendente del nostro paese: dai clientelismi istituzionali della Prima Repubblica a quelli oligarchici della Seconda fino ai sacrifici tecnici della Terza, scanditi da tasse rigogliose e pensioni cachettiche per la nostra salvezza. Gli aedi dell’incontinenza verbale accompagnano loquaci la nostra caduta.
Poche le strategie contro l’esecutivo precoce, al di là della reiterazione di esercizi progressivi di stop and start per ministri e viceministri e della somministrazione di anestetici – specie in prossimità di microfoni – da parte di zelanti collaboratori. Nel caso del governo Monti, si consiglia opportuna terapia di gruppo.


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