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Politica e opinionismo: quando il giornalismo è il mandante del sessismo. Ma chi l’ha detto che “maschio” pensa meglio? Se lo chiede anche il “The Telegraph” dopo il caso “Dave e Nick”.

Creato il 12 gennaio 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali

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CO_2445305bdi Rina Brundu. Diceva il vecchio saggio “non tutti i mali vengono per nuocere”. Ne deriva che anche dall’ennesima storia transalpina di corna-politiche, come è quella che riguarda il presidente francese Hollande, si può trarre sempre qualche insegnamento utile. Questo accade, per esempio, se scorrendo le pagine dei più prestigiosi italiani si scopre che a commentare la “spinosa” questione, e soprattutto i suoi aspetti pruriginosi, vengono “chiamate” le giornaliste.

Inutile sottolineare che – a parte le questioni di mera sicurezza-politica di una nazione (i.e. quanto è opportuno che il presidente di un grande paese occidentale se ne vada in giro con casco e motorino come un fattorino qualunque?) – la noia che proverei nello scrivere di un simile “affaire”, sarebbe seconda soltanto a quella che mi assalirebbe commentando l’ennesimo cielo cupo su una Dublino che di cieli cupi ne conta 365 l’anno. Una cosa tira l’altra e la domanda mi è sorta spontanea: ma chi dirime sugli argomenti che contano in Italia? Chi ci inebria con il prezioso frutto del suo cogitare? Chi commenta, elucubra sulle importanti questioni di politica interna e internazionale?

La risposta non è stata difficile da trovare: i maschi! La prova? Tra le attuali FIRME, gli editorialisti e i commentatori politici più “prestigiosi” del Corriere della Sera il 99% sono uomini. Ecco una lista meramente indicativa: Angelo Panebianco, Ernesto Galli della Loggia, Giovanni Sartori, Ferruccio de Bortoli, Piero Ostellino, Pierluigi Battista, Massimo Gaggi, Massimo Franco, Francesco Verderami, Francesco Giavazzi, Sergio Romano, Dario di Vico, Claudio Magris, Alberto Alesina, Francesco Albertoni, ma anche Beppe Severgnini, Aldo Grasso, e moltissimi altri. Sul continente “Repubblica” domina ancora incontrastata la figura di Eugenio Scalfari e poi abbiamo nomi come Ilvo Diamanti, Massimo Giannini  e via così portando i pantaloni.

Dai tempi della Fallaci, passando per la bravissima Natalia Aspesi e con la grande eccezione del vignettismo politico di Ellekappa, il resto del mondo del giornalismo femminile (del mondo che “conta”, s’intende), è fatto di “comparse”. A volte necessarie, a volte tollerate, quasi mai indispensabili. È dunque qui che il dubbio mi ha assillato veramente: ma chi l’ha detto che “maschio” pensa meglio? Chi l’ha detto che l’interpretazione, la prospettiva di visione maschile di un fatto politico sia migliore di quella femminile?

Essendo arciconvinta che chiunque l’avesse detto avesse sparato una grossa cazzata, ho fatto una quick-search nell’web per scoprire (incredibile, ma assolutamente vero!) che proprio quest’oggi il britannico The Telegraph ha pubblicato un pezzo a firma della giornalista di Channel 4 Cathy Newman, con un titolo molto “apropos”: “Where have all the women political journalists gone?” (Dove sono finite tutte le giornaliste politiche?). Catenaccio: Alla conferenza di medio periodo di ieri, Cathy Newman, una ex Firma-politica, non ha potuto fare a meno di notare come Dave e Nick (leggasi David Cameron e Nick Clegg – un poco come se noi dicessimo Enry e Alfie parlando di Letta e di Alfano), non abbiano preso una sola domanda da un giornalista donna (nonostante la discussione focalizzasse sui sussidi per i minori) – ma perché?

Già: perché? Si chiede la Newman e ogni lettore può leggere sul suo pezzo le risposte che si dà; per quanto mi riguarda torno a sottolineare che veramente “non tutti i mali vengono per nuocere”, ma mi chiedo anche: perché dati mali non si riesce ad eliminarli definitivamente, soprattutto tra le nostre sacre sponde dove paiono rifiorire a nuova vita ogni giorno che passa? Again, il dubbio mi assilla.

Featured image, Dave e Nick dal The Telegraph.

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