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Politica in Nepal

Creato il 28 marzo 2013 da Cren

SONY DSCUn giornalista nepalese racconta la giornata tipo di un politico. Appena sveglio, subito al telefono a mettere a posto qualche , “cliente”, simultaneamente dà un intervita a una radio locale; poi una serie di promesse ai visitatori che lo attendono; contatta qualche giornalista al telefonino per spargere un po’ di notizie a suo favore; infine esce và a qualche seminario o convegno a rimpinzarsi di chili chicken e bere birra, parlando di come risolvere i problemi della gente; poi partecipa a una delle eterne negoziazioni politiche per trovare un qualche “compromesso”; viene scaricato dalla macchina di stato in una TV dove concede una intervista “esclusiva” ; e, finalmente, alla sera una bella cena in casa di qualche uomo d’affari, ambasciatore o burocrate internazionale e, con un sorriso, dice che tutto quello che ha detto e fatto durante il giorno è stato per accontentare il pubblico. La mattina dopo è pronto per lo stesso tipo “d’attività”.

Dal 2008 al 2012, 601 parlamentari, migliaia di esperti nazionali ed internazionali, burocrati e legali hanno discusso, viaggiato in mezzo mondo, pubblicato studi senza concludere niente. Il loro compito era riformare la costituzione del Nepal. Non ci sono stime sui costi, ma Laba, docente di economia alla Kathmandu Univ. ritiene che tutto questo inutile movimento sia costato non meno di euro 200 milioni. Una cifra enorme per il Nepal con la quale si possono pagare per un anno quasi 90.000 insegnanti. In India, nel 1946, un Assemblea di solo 308 membri varò la costituzione in due anni.

Questo mio amico, economista nepalese, aggiunge che, secondo la sua stima, in questo periodo il PIL nepalese ha perso almeno il 2% annuo, a causa del blocco dell’attività di governo determinata dalle interminabili discussioni e divisioni politiche nell’Assemblea. Contemporaneamente, tutte le istituzioni locali nei villaggi e nei distretti (teorici gestori dei progetti di sviluppo) sono senza corpo elettivo e sistema normativi da oltre 10 anni. Un paese bloccato negli investimenti, nello sviluppo e nelle riforme (giustizia, educazione, lavoro) come l’Italia. Qui fortunatamente, se uno vuole fare il lavapiatti o vendere qualche cipolla per strade non servono decine di permessi o tasse e balzelli. Chi non riesce a migrare s’arrangia.

Mentre i politici discutevano del niente, Kathmandu e il Nepal rimangono senza elettricità per 14 ore al giorno, con costante mancanza di rifornimento di benzina, e senz’acqua (malgrado le celebrazioni del water day delle NU). Il bisogno di Kathmandu è di circa 350 milioni di litri al giorno e il rifornimento da Kalapani è di meno di 100. Da decenni si parla del progetto di Melamchi Water Supply Project (inaugurato nel 1998) e che, forse, si completerà nel 2020, dopo spese inimmaginabili (in parte finanziate dai donatori occidentali). I progetti monumentali (anche qui fonte di corruzione) sono stati preferiti agli intervento ordinari di manutenzione delle reti idriche, che avrebbero permesso di salvare 40 milioni di litri al giorno o ai sistemi di conservazione dell’acqua piovana, come fatto in alcuni stati dell’India.


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