Questo tratto di costa favorisce l’approdo per le rotte che vanno da Oriente a Occidente, e offre un buon porto per i viaggi verso la Sicilia e Cartagine. I venti e le correnti suggeriscono queste rotte e certamente le attività marinaresche antiche tenevano in gran conto gli eventi naturali. Il Mar Tirreno si presenta come un triangolo che ha un vertice in Sicilia, uno nell’Africa Settentrionale e l’ultimo nel tratto fra la Corsica e la Toscana. Le terre che si affacciano in questo triangolo d’acqua sono da sempre in contatto fra loro.Nell’età del Bronzo, la zona sud occidentale sarda partecipava attivamente alle navigazioni che attraversavano il Mediterraneo Occidentale alla ricerca di metalli. Nelle zone costiere, le comunità sarde entrarono in contatto con genti iberiche, con la Grecia micenea e con Cipro, scambiando reciprocamente materiali e idee.Nora offre un approdo riparato e accogliente, con due corsi d’acqua e una fascia di pianura che consente di collegarsi al Campidano, la grande pianura fertile che unisce Cagliari a Oristano. Inoltre, scavalcando un passo si arriva a Bithia e ad altri itinerari che in antichità erano utilizzati per attraversare le montagne fino alle zone minerarie. Man mano che si scava in Sardegna, si sta attenti a nuovi dettagli e gli studi mostrano rapporti stretti fra sardi e fenici, quasi fossero il risultato dell’unione dei due popoli avvenuta nei secoli precedenti.
Bithia è un piccolo promontorio su cui si trova l’abitato. Nella parte bassa c’è un tempio dedicato a Bes ed è stata scavata una necropoli fenicia intatta che ha restituito oggetti di pregio come uova di struzzo decorate e utilizzate come brocche, con l’aggiunta di protesi in avorio simili a quelle scavate nelle necropoli etrusche, lungo il corso dell’Arno. Inoltre, insieme alle ceramiche fenicie, nelle tombe di Bithia si trovano anche ceramiche etrusche integre. Interessanti, oltre alle classiche incinerazioni fenicie, sono alcune tombe a inumazione in cui il defunto porta sul petto un pugnaletto e resti in ferro e bronzo. Erano personaggi nuragici di alto rango che, intorno al 650 a.C., vivevano insieme ai fenici. Sono stati trovati anche vasi nuragici contenenti resti carbonizzati di defunti, quindi un rito fenicio applicato a personaggi sardi. Si deduce che anche Bithia è un insediamento misto che mostra una forte integrazione. All’interno del tempio di età romana c’era la statua di Bes, oggi conservata al museo archeologico di Cagliari. Si tratta di una divinità benefica egiziana, introdotta dai primi commercianti levantini, venerata anche in Sardegna, a dimostrazione della pluralità di contatti con il mondo esterno. Bes fu forse integrato in Sardegna con qualche divinità della salute, come suggeriscono altre statuette di età romana rinvenute nell’isola. Molte sculture sono realizzate da artigiani specializzati nell’arte di produrre vasi perché le forme derivano da quella scuola. È testimoniato dai rotolini in argilla che sono applicati ai vasi per ottenere figure antropomorfe. I materiali scavati suggeriscono un feeling fra etruschi, fenici e cartaginesi, come dimostrano le navi di Pyrgi nel santuario del porto di Cerveteri che presentano lettere scritte in etrusco e in punico. Nelle immagini: sopra: La statua di Bes, al museo archeologico di CagliariSotto: una panoramica di Nora.