Magazine

Povere creature!, un film di Yorgos Lanthimos: la recensione

Creato il 18 marzo 2024 da Gliscrittori
Povere creature!, film Yorgos Lanthimos: recensione

Cinema Recensione di Stefania Bergo. Povere creature!, l'ultimo film di Yorgos Lanthimos, adattamento del romanzo omonimo di Alasdair Gray. L'emancipazione femminile vista come riconquista del proprio piacere sessuale. Una pellicola visionaria dalle atmosfere gotiche, steampunk e wired, con una protagonista indimenticabile.

Povere creature! - disponibile in abbonamento su Disney+ - è il nuovo film di Yorgos Lanthimos, il regista greco di Dogtooth, The Lobster, Il sacrificio del cervo sacro e La favorita. In questa pellicola dominano atmosfere gotiche, steampunk e wired, con un uso espressivo delle ombre, del bianco e nero e un abbondante utilizzo dell'obiettivo fisheye per deformare lo spazio in modo grottesco e stimolare lo sguardo dello spettatore. La palette di riferimenti cinematografici e letterari è ampia, come Frankenstein di Mary Shelly, Metropolis di Fritz Lang o Nosferatu di Friedrich Wilhelm Murnau.
Candidato a 11 premi Oscar, ha portato a casa quattro statuette, tra cui quella per la miglior attrice protagonista a Emma Stone e tre riconoscimenti tecnici che ben sottolineano la potenza visiva del film: miglior scenografia, trucco e acconciature e costumi.
La colonna sonora di Jerskin Fendrix - per cui era candidato all'Oscar - è il completamento naturale di questo film artisticamente ineccepibile, sottolineando con una successione di cacofonie l'entropia di scene, personaggi e temi trattati.

NB: in questo articolo è stato inserito un filtro "no spoiler" che rende sfocate alcune frasi; per leggerle basta passarci su con il mouse da pc o toccare lo schermo da mobile.

Povere creature! inizia col colore, nel primo frame, per poi virare subito verso il bianco e nero. Il colore e la sua assenza sono funzionali alla narrazione, sottolineano i vari momenti della crescita personale di Bella Baxter, interpretata da una splendida Emma Stone in stato di grazia.

Bella Baxter è il risultato dell'unione di una donna morta suicida e del suo bambino che portava in grembo ancora vivo - di cui non si fa menzione del sesso. Bella ha infatti il corpo della donna e il cervello del feto, è una donna-bambina che deve imparare a coordinare i movimenti, a camminare, a parlare, a pensare. Una strada in salita il cui lato positivo è l'innocenza, il non avere sovrastrutture, punto di partenza per un processo di formazione scevro da condizionamenti sociali.

È evidente il richiamo al Frankenstein di Mary Shelly, anche se in questo caso il vero "mostro", fisicamente parlando, è il creatore di Bella, il dottor Godwin Baxter, interpretato dall'eclettico Willem Dafoe.

Il suo volto è deformato e pieno di cicatrici dovute agli esperimenti che il padre ha condotto su di lui quando era piccolo, non per violenza gratuita ma per amor di scienza, dice lui. La violenza subita viene infatti raccontata in modo asettico, razionale, con il black humor che pervade tutto il film. E nello stesso modo Godwin, che Bella chiama semplicemente God, alleva la sua creatura, che ha fredde nozioni di anatomia e conosce le regole dettate dallo scienziato ma in lei non è ancora presente alcuno spunto emotivo.

Povere creature!, film Yorgos Lanthimos: recensione

Povere creature!, un film di Yorgos Lanthimos: la recensione

Povere creature!

REGIA Yorgos Lanthimos
SOGGETTO Alasdair Gray
SCENEGGIATURA Tony McNamara
PRODUZIONE | PRODUTTORE Yorgos Lanthimos, Ed Guiney, Andrew Lowe, Emma Stone
DISTRIBUZIONE The Walt Disney Company
MUSICHE Jerskin Fendrix
FOTOGRAFIA Robbie Ryan
ANNO 2023
CAST Emma Stone, Margaret Qualley, Willem Dafoe, Mark Ruffalo, Christopher Abbott

All'inizio del film Emma Stone si muove, parla e pensa come avesse tre, quattro anni. Tutto è scoperta, pone domande spiazzanti, fa capricci.

La sua interpretazione è perfetta, riesce a sostenere ogni sfumatura del personaggio e a essere sempre credibile. Il suo sguardo riesce a replicare la meraviglia tipica dei bambini, come se vedesse tutto per la prima volta.
I suoi progressi vengono dettagliatamente annotati da Max McCandles, un collaboratore di Godwin che ha il compito di studiarne la crescita. Una crescita che all'improvviso diventa tumultuosa, quando Bella pretende di vedere cosa che c'è fuori l'enorme casa vittoriana in cui vive, circondata da creature nate da innesti bizzarri, protetta dal mondo esterno. Ma lei quel mondo lo vuole mettere in bocca, come fanno i bambini piccoli, è avida di conoscenza, brucia di curiosità.

L'epifania per Bella è l'esplorazione del suo corpo, la scoperta della masturbazione - "Bella ha scoperto felicità quando vuole".

Inizia a viverla con estrema naturalità, senza malizia, parlandone apertamente come un segreto svelato da condividere, sebbene le venga detto: " Smetti immediatamente di darti piacere! Nella buona società non si fanno certe cose".
Per tenerla ingabbiata in un mondo protetto ma chiuso, Godwin propone a Max di sposare Bella, con la clausola di abitare per sempre con lui. È l'avvocato incaricato di redigere il contratto matrimoniale a dare la svolta alla trama e colore alla pellicola. È con Dunkan Wedderburn, interpretato da Mark Ruffalo, che Bella scopre il sesso. Lui la irretisce come fa un manipolatore con la sua vittima, parlandole di libertà e offrendosi di portarla a scoprire il mondo. Vista la sua determinazione, Godwin non può che lasciarla andare "perché possiede il libero arbitrio". Ed è allora che finisce il bianco e nero e inizia l'emancipazione di Bella.

Il sesso come emancipazione femminile, conquista di consapevolezza.

Per i restanti tre quarti del film Bella esplora il suo corpo attraverso i piaceri del sesso con Dunkan - e non solo -, in un viaggio fisico e figurato attraverso l'Europa steampunk con ambientazioni che rievocano la Metropolis di Lang su un substrato vittoriano. E parallelamente all'aumentare della sua consapevolezza si palesano gli atteggiamenti possessivi dell'uomo, che inizia a decidere quanti dolcetti lei può mangiare, quando deve dormire, cosa può dire e come deve comportarsi in pubblico.

Ma Bella non è addomesticabile.

Lei vuole ballare da sola e a modo suo - in un indimenticabile momento candidato a diventare cult alla stregua della danza di Mercoledì Addams o quella di Vincent e Mia in Pulp fiction. Lui impazzisce di gelosia e arriva a "intrappolarla" come un bagaglio per una destinazione apparentemente isolata dal mondo esterno. Eppure, proprio allora Bella prende coscienza non solo del suo corpo ma anche del suo intelletto, iniziando a leggere e disquisire di filosofia grazie all'interazione con personaggi minori, e della sua umanità, quando si scontra con l'ingiustizia sociale della povertà in una scena decisamente potente, teatrale, pervasa di giallo.

Povere creature! di Yorgos Lanthimos è un film femminista? Forse no, per essere un film femminista dovrebbe essere più universale, mentre questo è un percorso di emancipazione femminile personale.

Il percorso di Bella è palese, non retorico, ma forse si poteva approfondire il suo interesse per libri, filosofia, giustizia sociale e politica relegati a meri dettagli, invece di incentrare tutto sul sesso esplicito - cosa che tra l'altro non si evince dal trailer ma che dà un senso al fatto che sia VM 14. È vero che il corpo e il sesso delle donne sono quelli più sfruttati e giudicati, su cui viene esercitata la maggiore pressione sociale, ma davvero è questa la chiave dell'emancipazione femminile? O meglio, davvero è questo il modo per raccontarla? L'impressione è che questo sia frutto di una narrazione maschile che, per quanto aperta e solidale, cade ai margini in inevitabili stereotipi, esibendo a proprio uso e consumo un corpo di donna adolescente - senza peli né mestruazioni. Una donna che è ritenuta "speciale", non ordinaria. Un'eccezione. Una donna che inizialmente ha l'intelletto di una bambina e di fatto viene manipolata, abusata da uomini adulti - nel finale lo sviluppo cognitivo è invece in linea col corpo, lo si denota dal modo in cui si muove nello spazio, da come parla, dal fatto che prepari esami universitari complessi o esegua operazioni chirurgiche, che elabori una sua vendetta personale.
Ci sono comunque messaggi importanti, nella pellicola di Lanthimos.

Il percorso di formazione di Bella ben rappresenta il binomio patriarcato - emancipazione femminile.

All'inizio del film Bella è una donna attraente che non ragiona, non ha coscienza di sé, è facilmente manipolabile. Poi acquista consapevolezza, brama la libertà e la conoscenza, e allora fa paura, non va più bene. Va ricacciata nelle gabbie create per lei dagli uomini. C'è poi il riferimento alla
prostituzione, che apre un dibattito divisivo su chi la considera libertà dagli schemi patriarcali - "Questa cosa delle prostituzione mette in discussione il desiderio di proprietà degli uomini", dice Bella alla fine - e chi la vede perfettamente allineata ad essi. Bella inizia con "Potrei cercarmi un amante [...] che mi mantenga ma che potrebbe richiedere molte attenzioni, oppure venti minuti alla volta e il resto della giornata libera per studiare il mondo e il suo miglioramento" illudendosi di poter scegliere lei con chi fare sesso. Ma presto si rende conto che non è così, che, scevra della scelta cosciente, la prostituzione è solo uno stato di orrore - "Non preferireste che fossero le donne a scegliere? [...] Non avreste la vaga sensazione che fossimo in uno stato di orrore quando sobbalzate".

Il ritorno a casa è forzato dalla contingenza. Ma è anche il momento in cui Bella Baxter raggiunge la vera emancipazione, decidendo che fare del suo futuro.

Il finale ha un risvolto inaspettato che chiude il cerchio. Il tentativo di riportare Bella alla sua vita precedente, imprigionata in una relazione tossica - "Tu sei mia", dice lui, "Io non sono un territorio", risponde lei -, passa ancora una volta attraverso il sesso, questa volta la sua negazione, o meglio, attraverso la negazione del piacere femminile. E forse è questo il messaggio di Lanthimos cui si arriva alla fine, come se anche questo fosse un processo di formazione, questa volta dello spettatore: l'emancipazione delle donne non ha a che fare con la loro vagina ma con la clitoride, cioè col loro piacere. È su di esso che il patriarcato detiene il controllo da sempre, esclusivamente finalizzandolo a quello maschile. Che si faccia attraverso il sesso sfrenato o un percorso di studi - o entrambi - forse è questa l'emancipazione: riappropriarsi di sé, del proprio piacere, quasi fosse un potere che rende di fatto una donna sessualmente indipendente dagli uomini, e di conseguenza libera di scegliere da sola che posto occupare nella società.
Che ne pensate? Avete letto tra le righe lo stesso messaggio?

Ti siamo davvero riconoscenti per il tempo che ci hai dedicato. Se sei stat* bene in nostra compagnia, che ne dici di iscriverti alla NEWSLETTER SETTIMANALE per restare sempre aggiornat* sui nostri argomenti? Oppure potresti offrirci UN CAFFÈ o sostenerci acquistando i GADGET ispirati ai nostri libri. Te ne saremmo davvero grati!
Oppure potresti lasciarci un commento per farci sapere che ne pensi di questo articolo, il tuo feedback è davvero importante per noi.
NB: Gli autori non sono responsabili per quanto pubblicato dai lettori nei commenti ad ogni post. Tuttavia, verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi della immagine o della onorabilità di terzi, razzisti, sessisti, spam o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy e, in ogni caso, ritenuti inadatti a insindacabile giudizio degli autori stessi.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog