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Povero Brasile, senza navi né aerei.

Creato il 27 febbraio 2011 da Giancarlo

Brasiliani in fuga dalla Libia al loro arrivo in GreciaLa notizia è fresca, e nulla lascia all’immaginazione. Sulla stampa brasiliana, a caratteri cubitali si festeggia il “salvataggio” di alcune centinaia di brasiliani che si trovavano ancora in suolo libico, dove è in corso una rivolta popolare per abbattere il dittatore Gheddafi.

Già alcuni giorni fa si era avuta notizia che alcuni brasiliani avevano lasciato la Libia viaggiando a bordo di un aereo portoghese, ma in quei primi frangenti era abbastanza normale che la ferruginosa macchina brasiliana non si fosse ancora messa in moto.

Ma ormai sono passati 11 giorni dal 16 febbraio, quando si è avuto notizia dei primi scontri in Libia, e visto quello che è successo negli altri due paesi nord-africani era chiaro che la rivolta non sarebbe terminata a “tarallucci e vino”.

Ciò nonostante, dopo 11 giorni, il potente Brasile, che a dire di una nota rivista internet (Musibrasil) e di un ben poco affidabile giornale inglese (The Economist) sta superando in volata anche la poverella Italia, non è stato capace di trovare un misero pallone aerostatico o una misera canoa per trarre in salvo gli ultimi brasiliani che si trovavano in zona di conflitto.

Ha dovuto provvedere una compagnia privata, il gruppo Queiroz Galvão, che prima ha noleggiato una nave per allontanare dalla zona di conflitto gli ultimi brasiliani, sbarcandoli in Grecia, dove sono alloggiati in varie strutture alberghiere, sempre a costo del gruppo Queiroz Galvão.

A questo punto, chiunque dotato di buon senso, penserebbe che il potente governo del Messianico e dell’ex terrorista inviasse in Grecia un aereo per riportare i cittadini in patria, o almeno ne noleggiasse uno.

Poveri illusi, niente di tutto ciò. Il governo del “ruba ai poveri per dare ai ricchi” ha dato forfait. E quindi il gruppo Queiroz Galvão ha dovuto noleggiare un aereo per riportare in patria i brasiliani abbandonati al loro destino dal governo che li deve proteggere.

Il gruppo Queiroz Galvão non è sconosciuto ai lettori della stampa brasiliana, subì prepotentemente alle cronache per la sua partecipazione all’asta per la costruzione della diga di Belo Monte, dalla quale si è ritirato lasciando il campo alla CESF.

Il gruppo è attivo in varie aree, principalmente nel settore delle costruzioni, dal quale ebbe origine, raggruppa oltre 50 aziende nelle costruzioni civili, aziende alimentari, con varie partecipazioni e concessioni nel campo petrolifero, del gas naturale, siderurgico e ambientale. Presente in tutti i continenti, in Africa ha attività in Angola e Libia.

Ora, dopo aver speso tanti soldi, ed aver salvato la faccia al Ministero degli Esteri brasiliano ed allo stesso governo sarà credibile che si ritiri in silenzio, senza chiedere contropartita. Magari entrando nel gruppo che sta costruendo la diga di Belo Monte o in qualche altro multimiliardario progetto.


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