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Power Ranking Eastern Conference: dagli ultimi della classe ai primi tra gli esclusi dai playoff

Creato il 10 agosto 2015 da Basketcaffe @basketcaffe

Mancano ancora un paio di mesi all’inizio della nuova stagione NBA, ma dopo il Draft 2015 e il mercato dei free agent che ha regalato sicuramente qualche bel colpo di scena, qual è la situazione delle squadre, roster attuale alla mano?
Vediamo insieme un primo power ranking stagionale, partendo dalle 7 squadre che rischiano seriamente di rimanere escluse dalla corsa playoff nella Eastern Conference.

#15 Philadelphia 76ers

Se i Sixers dovessero mai ritrovare il Joel Embiid visto al college due anni fa… Se Nerlens Noel fosse quello che ha convinto i Pelicans a chiamarlo con la sesta scelta assoluta nonostante un ginocchio a pezzi… Se Jahlil Okafor si trovasse a meraviglia con Noel e potesse instaurare con lui un duo da brividi sotto canestro per gli anni a venire… Con i se e con ma non si va molto lontano, però. I Sixers vivranno probabilmente l’ennesima stagione consecutiva all’insegna del tanking selvaggio per cercare di mettere insieme qualche altro tassello, rigorosamente senza mai avere la prima scelta, al prossimo Draft. Magari andando a scegliere, se possibile, anche qualche piccolo e non soltanto grandi uomini spesso con una storia di infortuni alle spalle non indifferente. Per ora ci si dovrà accontentare di Isaiah Canaan, Tony Wroten e dei nuovi arrivati da Sacramento, Nick Stauskas e Carl Landry. Pensare a dov’erano i Sixers all’inizio del terzo millennio mette i brividi. (Ri)sorgerà il Sole, comunque, prima o poi, anche nella città dell’amore fraterno.

#14 Brooklyn Nets

Uno dopo l’altro, i pezzi di quella squadra che un paio d’anni fa era stata costruita per provare a vincere fin da subito l’anello, stanno lasciando il Barclays Center. Deron Williams è volato a Dallas ed ora sono rimasti soltanto un Joe Johnson in caduta libera dopo la tragica stagione vissuta l’anno passato ed un Brook Lopez sempre più leader silenzioso di un team che nutre in lui le migliori speranze. La conferma di Thaddeus Young, per altro pagato 50 milioni per i prossimi 4 anni, e l’arrivo del nostro Andrea Bargnani dall’altra sponda della città possono garantire un’ottima copertura in termini di ali, ma senza D-Will la situazione delle guardie è a dir poco disperata. Jarrett Jack si prenderà molto probabilmente il posto da titolare e, francamente, questo dovrebbe già di per sé essere un segnale preoccupante, mentre Bogdan Bogdanovic dovrà mostrare ben altro rispetto alla scorsa stagione, comunque non così negativa. I playoff sembra più che difficili, impossibili da raggiungere per questi Nets. Chissà se il Mago troverà qualcosa nel suo cilindro per aiutarli.

#13 Detroit Pistons

Un contratto da 80 milioni di dollari per le prossime cinque stagioni a Reggie Jackson, nuovo Sole attorno cui girare per i Pistons, è stata l’unica mossa intelligente (anche se economicamente nemmeno troppo saggia) della dirigenza di Motown durante questa offseason. Accollarsi l’arrivo di Aaron Baynes (Spurs), Reggie Bullock, Marcus Morris e Danny Granger dai Suns, Ersan Ilyasova (Bucks) e Steve Blake (Nets) senza, con questo, potenziare davvero una squadra già carente di suo in praticamente ogni aspetto del suo gioco, non è sembrata la migliore delle idee plausibili. Kentavious Caldwell-Pope, il rookie Stanley Johnson, che a Detroit si augurano possa rialzare un minimo le sorti della franchigia, ed il turco dovrebbero partire da titolari, dunque, in un quintetto che ha le sue punte di diamante in Jackson e Andre Drummond, rimasto solo dopo la partenza del compare Greg Monroe verso Milwaukee. Se l’anno scorso i Pistons avevano il potenziale per arrivare ai playoff e si sono persi in un bicchier d’acqua, quest’anno non c’è nemmeno il miraggio a poterli salvare.

#12 Orlando Magic

Una scelta al Draft dopo l’altra, tutte ai piani alti a seguito di disastrose regular season, potrebbero consentire ai Magic, a breve termine, di tornare tra le migliori franchigie NBA. Elfrid Payton, 10° scelta dello scorso anno, Victor Oladipo, seconda di un paio di stagioni fa, Tobias Harris, 19° nel 2011, Aaron Gordon, quarta sempre dell’anno passato ed infine Nikola Vucevic, 16° del 2011 e dimostratosi l’anno passato una macchina da doppie-doppie, spesso di dimensioni poderose. Senza dimenticare, ovviamente, la quinta scelta allo scorso Draft, Mario Hezonja, arrivato dal Barcellona con tutte le migliori prospettive per dare spettacolo anche nella Lega. Un quintetto dall’incredibile valore di talento e futuro, dunque, con una panchina non certo eccezionale alle spalle, però. Senza contare che almeno due dei cinque titolari non hanno ancora mostrato un valore eccelso da quando sono tra i professionisti. Servirebbe un’esplosione complessiva del gruppo per poter sognare i playoff. Tempo al tempo, però, e occhio ad Orlando.

#11 New York Knicks

Il peggior record della Lega è stato lontano soltanto una sconfitta, anche se 65 bastano e avanzano per meritarsi i fischi di tutta la Grande Mela. Eppure, un mercato oculato (e già questa è una notizia non da poco, anche se sono mancati i grandi colpi che ci si aspettava) ed un Draft che potrebbe regalare la dolcissima sorpresa del finora enigmatico Kristaps Porzingis, potrebbero portare qualche soddisfazione per la prossima annata. Il quintetto è di quelli importanti: la saggia guida di José Calderon sarà affiancata da Aaron Afflalo, proveniente dai Blazers, senza dimenticare Carmelo Anthony, il quale, nonostante i problemi fisici e al tiro vissuti l’anno passato, resta un fenomeno con pochi paragoni plausibili in NBA, oltre a Porzingis, per molti un giocatore senza eguali, per altri una scelta totalmente errata alla numero 3, e Robin Lopez, preso per 4 anni alla modica cifra di 54 milioni di dollari, sempre da Portland. La panchina, al contrario, potrebbe essere benissimo la peggiore dell’intera Lega e ciò non aiuterà certo i Knicks a tornare in zona playoff. Tornare in prossimità del 50% di vittorie è il sogno, uscire dal tunnel sarà, quasi certamente, la certezza.

#10 Charlotte Hornets

Da Bobcats a Hornets il cambiamento è stato, solo apparentemente, un salto di qualità che avrebbe dovuto, almeno in teoria, portare Charlotte anche oltre il primo turno di playoff ottenuto due anni fa. Dopo la disastrosa scorsa stagione, la trasformazione è invece ulteriormente peggiorata durante questa off-season. Lasciato partire senza troppi patemi Lance Stephenson verso i Clippers, gli Hornets si sono trovati ad affrontare una cruda realtà: Al Jefferson, a causa dei continui infortuni, non sarà mai più il giocatore visto durante il primo anno in Carolina del Nord o nel passato in quel di Utah, Kemba Walker, nonostante le tante promesse e speranze sul suo glorioso futuro, è ancora incompleto, incostante e tutto meno che un leader in campo, e l’attacco fa acqua da tutte le parti. Uno come Nicolas Batum sarà certamente in grado di dare qualità in ogni aspetto del gioco, ma, con Marvin Williams ed il nuovo arrivato Jeremy Lamb in quintetto non si possono fare miracoli. Hawes, Hansbrough, Zeller e Kaminsky completano il pacchetto lunghi, mentre Jeremy Lin dovrà dimostrare di non essere utile soltanto per il marketing.

#9 Boston Celtics

L’anno scorso sono arrivati, tra la sorpresa generale, il settimo posto nella Eastern Conference ed i playoff, subito terminati con uno sweep subito dai Cavaliers. Per dare continuità ai risultati, ritrovati dopo il ricambio generazionale dell’anno precedente, i Celtics dovevano mettere insieme un’offseason di sostanza, sfruttando al meglio le tantissime scelte possedute al Draft e l’ampio budget salariale a disposizione. Invece, nonostante i tanti e fenomenali nomi accostati ai biancoverdi, sono arrivati soltanto Amir Johnson dai Raptors, un giocatore di sostanza ma non particolarmente talentuoso, David Lee dai Warriors, scambiato con Gerald Wallace, e Perry Jones dai Thunder, niente più che una scommessa. Se il leader dalla panchina sarà senz’altro Isaiah Thomas, sensazionale nel finale della scorsa stagione per guidare i C’s in post-season, manca una vera e propria stella che aiuti il quintetto ad essere di livello sufficiente per tornare ai vertici. Salvo esplosione di Marcus Smart o di una delle matricole, dunque, a Boston si tornerà a vivere in una triste atmosfera di mediocrità.

 

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