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PREMIO LETTERARIO PSISES 2014: TERZO CLASSIFICATO (due partecipanti ex-equo)

Da Elisabettaricco

Abbiamo avuto difficoltà quest’anno nella decisione dei vincitori. Gli scritti hanno tutti vinto erano veramente emozionanti e coloro che hanno scritto hanno regalato parti di sé, come il premio auspica, oltre ogni aspettativa. La giuria ha deciso di regalare il terzo posto sul podio a due scritti. Vi riportiamo di seguito in ordine alfabetico, foto ed estratto dagli scritti. Complimenti ai due concorrenti, grazie per l’emozione, per aver partecipato, per aver narrato.

III CLASSIFICATO PREMIO LETTERARIO PSISES 2014  EX EQUO:

PREMIO LETTERARIO PSISES 2014: TERZO CLASSIFICATO (due partecipanti ex-equo)
IL SESTO GRADINO DI Stefano Bolognesi

E’ la storia degli ultimi momenti di una coppia che si separa visti dagli occhi di lui. Sofferenza, amore, tormento, rabbia, dolore, in un vortice di emozioni che non trovano pace. Leggendo ti sembra di essere trasportato dai ricordi, piccoli viaggi nel tempo, momenti di una storia finita.

BREVE ESTRATTO DALLO SCRITTO:

Sei di sotto, che fai la valigia. Sento i tuoi passi, calpestano veloci il pavimento delle camere, del corridoio, del bagno. Raccogli nervosa le tue cose e la tua vita, che io non conosco più. Le porterai altrove, le darai ad altri che io non conoscerò, che io non potrò guardare di sbieco: ma non ti interessa, vuoi solo fuggire ed andartene da qui. Hai chiamato tua mamma ad aiutarti, ed io mi sono nascosto in mansarda; non voglio mi legga dentro. Troppo orgoglio sedimentato tra me e tua madre. Una guerra di sentimenti freddi che ha lasciato poco spazio a tutto il resto.

Sono durati una settimana i tuoi propositi, le tue nuove promesse. Le scuse erano venute da un’altra bocca, gli occhi che mi chiedevano di essere ancora noi due, già ieri erano di un altro colore. Ti ho chiesto perché ancora quello sguardo velato: “Mi manca lui”. L’ultima, tremolante tela di ragno alla quale restavo attaccato, andata. Sarà durissima, con mamma e papà. Mi prende d’improvviso un grande senso di colpa. Non sarà il figlio ad allietare i genitori coi pranzi alla domenica in famiglia, colle chiacchiere senza pretese, le discussioni banali sulla politica e lo sport, i complimenti per il brasato. Non ci saranno i grandi annunci, quelli che aspettano da una vita: niente nipotino, niente primi passi o abbozzi di parole, battesimi, compleanni, primi giorni di scuola.

Ancor più terribile è stato affrontare lo zio. Non mi volevo mostrare fragile in sua presenza… Mi ha guardato con la fronte bassa, con timore. Io non ho retto e ho pianto. Quando mia mamma ha finito le poche parole necessarie a spiegargli, mi ha detto solo: “Lo immaginavo, non venivi da troppi giorni. Coraggio”.

Poi arrivi tu, mi stringi forte. Provo a restare rigido, non ce la faccio. Non capisco cosa provo, vorrei urlare la rabbia, baciarti, prenderti a schiaffi e implorarti. Troppe cose, invece respiro il tuo odore. Ti distacchi senza guardarmi e vai. Ti sento mentre afferri la valigia, apri la porta e te la richiudi alle spalle. Intanto io scendo qualche gradino lentamente, ti sto ad ascoltare. Avvii la macchina, mentre il cancello si apre col suo solito clangore sordo. Lo attraversi e le sospensioni rimbalzano soffiando; esci per sempre. Ora ascolto solo il silenzio della casa. E resto immobile sul sesto gradino.

 

III CLASSIFICATO PREMIO LETTERARIO PSISES 2014  EX EQUO:

PREMIO LETTERARIO PSISES 2014: TERZO CLASSIFICATO (due partecipanti ex-equo)
QUANDO CI SIAMO CONOSCIUTI di Paola Lusvardi

E’ il diario di giornate cariche di ansia, per una relazione che senti in pericolo e non vuoi che ti sfugga di mano. I pensieri ad alta voce di una donna in dubbio, che vorrebbe ma non può, tra illusione e realtà.

BREVE ESTRATTO DALLO SCRITTO:

Io ero una ragazza fragile, tu un ragazzo sicuro di te… entrambi in cerca d’amore, del Grande Amore e con una ferita nel cuore. E forse è proprio il dolore che ci ha uniti.
In fondo io mostravo una fragilità che tu portavi nel cuore. Ma mentre io mi sentivo rassicurata dal fatto che tu non la mostrassi, tu ti sentivi forte nel vedere che per me eri un punto di riferimento. Di quello avevamo bisogno.
Tu dovevi prenderti cura di qualcuno ed io di “essere curata” da qualcun altro.

Chi ha più denaro ha il diritto di fare il bello e il cattivo tempo. Il creare un impero economico fa di loro persone superiori, dei “signori”. Ma per cosa questi averi? Per i propri figli, per il loro futuro? No, no di certo. Servono per essere Eterni. Per avvicinarsi a Dio, per fare ciò che gli altri non possono fare.

Quello che all’inizio era un fastidio, per la tua eccessiva fusionalità ora è diventato un adattamento di sopravvivenza. I tuoi problemi, sempre più grandi dei miei non mi permettono di esprimermi con serenità. Le tue ansie le tieni per te o le dici ogni tanto, a richiesta. Per non crearti fastidio cerco di sottostare ad ogni tuo capriccio.

Ci sono uomini che sposano una donna e la considerano la loro regina per tutta la vita. Alcune donne vedono nel proprio marito l’eroe delle favole.
Io ero la tua regina ora sono la tua pesantezza. Tu eri il mio salvatore ora sei l’uomo da salvare. Sei talmente fragile che hai dovuto creare una corazza così dura di fronte con la quale mi sono più volte ferita, tentando di abbatterla.
Non so se sono più gravi le mie ferite o la durezza della tua corazza.

… e poi alla fine della storia, come spesso accade nelle coppie in crisi…

<< Ciao Amore! Tutto bene?>>

<< Si, ti devo dire una cosa… >>

…neanche mi guarda in faccia …

lo dico o taccio? E da dove comincio…

<<Dimmi che c’è?!>>

<< Aspettiamo un bambino>>.

 


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