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Presa Visione : BED TIME, curare l’infelicità

Creato il 03 agosto 2012 da Wsf

Felice?  E’ proprio questo il mio problema…che io non posso essere felice. Non lo sono mai stato, nemmeno quando mi sono capitate cose belle. Non potete neanche immaginare cosa significhi alzarsi ogni giorno senza nessuna motivazione…lo sforzo che devo fare per trovare una ragione, solo una, per non mandare tutto a puttane, e vi assicuro che ci metto tutto il mio impegno per farlo, tutto, ogni giorno della mia vita.

Presa Visione : BED TIME, curare l’infelicità

Queste le prime parole di Cesar , portiere di uno stabile a Barcellona e protagonista del film , Bed Time – titolo originale : ” Mientras Duermes ” – di Jaume Balaguerò.

Uscito in sordina pochi giorni fa , in questa estate del tutto afasica cinematograficamente parlando,  quest’ultimo film di Jaume Balaguerò,  regista spagnolo ed anima del genere horror insieme ai più noti registi Juan Carlos Fresnadillo e Alejandro Amenábar, costituisce un thriller d’autore di spietata drammaturgia. Jaume Balagueró (autore di  «Darkness» e del dittico al cardiopalma «Rec» e «Rec 2»),  mescola infatti  in questo film atmosfere da noir psicologico a dinamiche da film dell’orrore. In un crescendo di sottile cattiveria, malattia e perversione, senza mai scadere nello splatter patetico, il film raccontando di un diabolico massacro psicologico, punta l’attenzione ad un tema più grande , ovvero l’impossibilità per l’uomo di scegliere tra bene e male, la cristallizzazione psicologica nel limite, le strutture costitutive della personalità e la loro significazione in ordine alla felicità e all’infelicità e alla vita di relazione quotidiana.

Nonostante lavori da molto tempo come portinaio presso lo stesso stabile di Barcellona, Cesar rimane invisibile agli occhi dei condomini, un estraneo. Lui invece li conosce nei minimi particolari. L’esistenza di Cesar è infelice. Una ragazza, al contrario portata ad un’inguaribile ottimismo, lo indispone. Inorridito dalla personalità solare di Clara, Cesar mette in atto il più spietato dei piani per cancellarle per sempre il sorriso dalla faccia.

http://www.youtube.com/watch?v=EY2cX9Hwb5A

Il film, più inquietante che spaventoso, si incentra sulla personalità placida e serafica dell’uomo, all’interno del quale ribolle una rabbia spaventosa. Se la felicità o l’infelicità sono emozioni complesse, e se gli stati di felicità sono per i più una meta alla quale  tendere , il film pone luce su quel che è la diversa attitudine di ognuno nonchè la ricerca della personale strada per conseguirla. Conseguire un appagamento, conseguire un riscatto, una soddisfazione che per l’uomo in questione si risolve nel rendere infelici anche gli altri. Ciò che risulta più inquietante è l’isolamento, la mancanza di relazioni che costituiscono la scelta di vita dell’uomo, la lucidità ed il confronto con le sue emozioni , il problema della coscienza, che se rinomatamente dovrebbe essere il motore in grado di mettere in relazione e dunque far distinguere il bene dal male, in questo film pare funzionare perfettamente, ma con meccanismo inverso : il male diventa fonte di felicità, il suo bene, la sua salvezza.

Se si prende ad esempio in considerazione lo scritto di Bertrand Russel ” La conquista della felicità”  e una delle tre considerazioni alla quale arriva, ovvero quella che la felicità è fatta di piccole cose, e a cui si può tendere costruendosi la possibilità di avere qualcosa che ti aspetta, ecco che proprio nell’ottica del film , la negazione di ciò genera il mostro, e coerentemente  si assiste  ad un percorso malato di sopravvivenza, dove la salvezza di Cesar, ovvero il suo poter restare in vita evitando il suicidio,  è in ribaltamento netto rispetto al più comune e accettato senso di moralità.  Scrisse Epicuro che la felicità è equlibrio tra dolore e piacere e che può arrivare solo dopo un pericolo più o meno lungo di attesa e Garcia Marquez che  nessuna medicina è in grado di curare ciò che la felicità non riesce a curare. La cura per il protagonista del film, diviene dunque il trasferire il suo malessere, incubarlo nel corpo di un altro, assecondandolo, seminandolo perchè cresca, perchè egli ne tragga fonte di appagamento, motivo di vita.

Se poi si pensa a Schopenhauer e a Freud che individuano l’origine dell’infelicità umana nelle passioni e negli istinti propri della natura umana, natura per sua stessa sostanza negativa, nonchè minacciosa ed aggressiva, ecco che in questo film ritorna il tema dell’uomo condannato per sua stessa essenza all’infelicità. Infelicità causata dal freno di dare sfogo alle libere pulsioni umane che sono per lo più aggressive, e  lesive per se stesso e dunque per gli altri, causata dal non vivere la vita nel suo gratuito accadere, ma dal traguardarla a partire dalla morte che dalla vita lo congeda.

La felicità diventa dunque un paradosso,  una sorta di stato schiacciante  del sè, solo una convenzione imposta da una riconosciuta morale, mentre l’infelicità è la condizione naturale curabile solo con la dura coerenza della distruzione.  ” Hai partorito una merda ” dice Cesar alla madre intubata in ospedale , con consapevolezza lucida e una disillusione a cui pare impossibile contrapporre alcuna alternativa al cambiamento. Non è cinismo, non è sadismo quello di Cesar , ma forse solo un faccia a faccia con l’impossibilità di avvicinarsi ad un’idea diversa, di ripescare dal profondo altre sfumature della propria indole, un faccia a faccia con l’ossessione di infrangere quel senso di felicità a lui sconosciuto e forse utopico ed artefatto per definizione.

Il finale sarà dei più spietati : un fiore bellissimo dalla corolla e dallo stelo dei più velenosi donato alla donna per cui gli ultimi mesi ha vissuto, simbolo di quello che sarà per sempre il loro legame nell’infelicità.


Filed under: Cinema, Recensioni, scritture, visioni visive Tagged: 2012, Cinema, Jaume Balaguero', Mezzanotte, recensioni, scritture, visioni, WSF

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