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"Prima che il tempo ne cancelli le orme": la denuncia e il senso della vita nel nuovo libro della tarantina Lucrezia Maggi.

Da Maluna

I dubbi del credente, e quel filo sottile ma fortissimo chiamato amore

"Prima che il tempo ne cancelli le orme": la denuncia e il senso della vita nel nuovo libro della tarantina Lucrezia Maggi.

Sarà presentato in anteprima a Catania, il quattordici dicembre, il nuovo libro di Lucrezia Maggi. L'affermata scrittrice e poetessa tarantina, già fattasi apprezzare nella narrativa con il romanzo "CENTO SMS", è una donna che fa della scrittura la sua vita, e ama cimentarsi in nuove sperimentazioni (è diventata anche giornalista) per mettersi quindi in gioco costantemente. "Prima che il tempo ne cancelli le orme - diario infausto, venti giorni al suo fianco" è il suo ultimo esperimento. "Si tratta di un pamphlet – anticipa a Nuovo Dialogo l'autrice, fondatrice e presidente dell'Associazione Culturale Le Muse Project - dunque un testo di velata denuncia, che per la prima volta, ho scelto di pubblicare con una casa editrice locale, la emergente Print Me Edizioni dell'editore Luciano Nuzzo, il quale si è guadagnato la mia fiducia per la professionalità dimostrata. Lo presento in Sicilia nella città del magistrato Santino Mirabella, curatore della prefazione". Per quest'ultimo la denuncia contenuta nel testo è invece forte, e rivolta contro un sistema. "Scrivere è la mia terapia – si legge nell’introduzione dell’autrice - il mio "guardare avanti", è il mio passato e il mio futuro. Mi è sempre servito tenere un diario, negli anni ne ho collezionati a decine; è sempre stato quell'amico fedele e silente che mi ha aiutata a perseguire la mia crescita personale di donna. Poi, è arrivata Lei, imponente e autoritaria e ha deciso di servirsi di me, di assoldarmi tra i suoi adepti, io ben felice di piegarmi, consenziente al suo volere. Da sempre la scrittura ha rappresentato un mezzo per "buttare fuori" le emozioni negative. Basti pensare a diversi scrittori e poeti di un tempo, come Kafka, Pascoli, Petrarca, che partirono dal proprio dolore per arrivare a definire le loro più belle composizioni. Anche oggi, in molte terapie, la scrittura viene utilizzata per liberare emozioni che, se non esternate, rischiano prima o poi di esplodere o di implodere a seconda dei casi. Scrivere dei propri dolori o anche solo parlarne allontana "il tunnel" o quanto meno lo rende più vivibile.

Chiarita la ben nota e preziosa funzione terapeutica della scrittura, da dove nasce nello specifico l’opera che presenterà a breve?

"Nasce da un dolore, grande, difficile da gestire, ed incontenibile. Ha rappresentato la mia ancora di salvezza, un bisogno urgente, inderogabile, indispensabile. A volte, in quei giorni, mi è capitato di rimanere a fissare per ore lo schermo, incapace di scrivere una sola parola; in altri momenti invece le parole fluivano, inseguendosi veloci sotto le mie dita. Mettendo nero su bianco, riordinando ogni singolo ricordo, mi sono così impegnata nel comporre un complesso puzzle che potesse in qualche modo restituirmi una parvenza di ragione logica là dove di logico e sensato non c'è stato invece proprio nulla".

Se la logica è oscura, Lucrezia riconosce che se c'è un senso in quanto è accaduto, esso deve essere quel filo sottile ma fortissimo che lega le nostre persone, garantendo protezione: l'amore.

Che cosa le impedisce considerare questo filo non una possibilità ma salda certezza? La certezza di chi crede, a dispetto di qualsiasi esperienza negativa.

"Le grandi domande spesso si trasformano in blocchi di granito che soffocano l'anima e spengono qualsiasi soffio di vitalità interiore. E capita anche che la Fede vacilli e che conosca la sospensione dolorosa del vuoto".

(Fonte "Nuovo Dialogo", autore, Paolo Arrivo)

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