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Prima gli Umani, Mai gli Animali

Creato il 20 luglio 2012 da Tnepd

Prima gli Umani, Mai gli Animali

Prima gli Umani, Mai gli Animali Dedico questo articolo a Graziella Drigo, innamorata dei “grandi gatti”, per dirla all’anglosassone, il cui animale totemico è proprio la pantera, ovvero la forma melanica del giaguaro. Un turista tedesco diretto verso la famosa località balneare goriziana, si ferma ad un posto di blocco dei carabinieri per chiedere un’informazione. Il tedesco dalla faccia rubizza abbassa il finestrino dell’auto e chiede al carabiniere in piedi con la mitraglietta, appena trasferito dal sud: “Grado? Grado?”. Il carabiniere scatta sull’attenti, fa il saluto militare e risponde, lusingato: “Maresciallo scelto Salvatore Caputo, per servirla!”. In principio era la pantera, non quella della polizia o dei carabinieri, ma di Buttrio. Come agli inizi del Novecento, a detta di Marx, un fantasma si aggirava per l’Europa, così nel 1986 una pantera si aggirava per le campagne di Buttrio e dintorni. Molti le diedero la caccia e anch’io andai a fare una passeggiata da quelle parti. Era la prima volta che in Friuli veniva avvistato un grosso felino, che forse era anche un’eggregora scaturita dai sensi di colpa inconsci della collettività. Capitava infatti a cinque mesi da quell’immane tragedia di Chenobyl e la gente si era accorta che se si violano la leggi della natura, stuzzicando l’atomo nel caso della centrale nucleare, poi la natura si vendica. Principio che non ha mai smesso di funzionare e che prima o poi porterà all’estinzione della specie umana a causa della nostra congenita incapacità di capirlo e accettarlo. Poiché la “pantera” che fu vista 26 anni fa non è mai stata trovata, né viva né morta, tutte le opzioni restano valide, anche quella ufologia, di cui parlerò più avanti, che indica in quel felino un rappresentante delle entità aliene che ci osservano e ci controllano. Sì, perché dovrebbe essere ormai pacifico che non siamo soli su questa Terra, ma in compagnia di alieni-guardiani che si divertono a mandarci in totale confusione, dandoci anche l’illusione di essere padroni delle nostre vite. Ma torniamo al giorno d’oggi. Lunedì 9 luglio il cinquantaduenne Paolo Benvegnù si trovava a bordo del trattore nei pressi della

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 sua azienda agricola a Fossalon di Grado (GO). Erano le 18.30. Improvvisamente vide uscire una lepre in fuga da un campo di mais e, subito dietro di lei, un grosso felino dalle caratteristiche simili a quelle di un puma americano. Poiché si trovava a 15 metri dal punto in cui i due animali sbucarono, li vide e li riconobbe chiaramente. Se non li avesse visti distintamente significherebbe che la sua vista necessita di occhiali e la patente, per sua stessa ammissione, gli dovrebbe essere ritirata. E invece, conscio della straordinarietà dell’avvistamento, ha chiamato i carabinieri, che si sono presentati un’ora dopo in compagnia di due cacciatori e altrettanti forestali. Sono state trovate impronte, ma è scattato, come nel caso degli avvistamenti ufologici, l’atteggiamento di copertura voluto dai militari per tenere segreta la cosa. Se con il puma si vuole impedire il panico e successiva fuga dei villeggianti e quindi s’intende proteggere il business del turismo gradese, mi chiedo, di passaggio: cosa vogliono proteggere le autorità quando insabbiano avvistamenti e incontri ravvicinati di extraterrestri? Nessun calco in gesso è stato fatto, benché il signor Benvegnù avesse voluto farlo, ma i due cacciatori si appostarono dalle 19.30 fino a mezzanotte, senza che il puma si facesse rivedere.

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Tuttavia, l’animale era ancora in zona otto giorni dopo, poiché il signor Benvegnù, nel pomeriggio del 17 luglio, lo sentì miagolare per due ore di seguito, senza vederlo, e lo sentirono anche alcuni membri della sua famiglia. Miagolava, o ruggiva, come se stesse lanciando dei richiami a un’inesistente compagna o un’inesistente compagno, poiché non si conosce il sesso dell’esemplare in oggetto. E, per dirla tutta, il signor Paolo non fu nemmeno il primo ad averlo avvistato, giacché alle 2.30 del mattino di quello stesso lunedì 9, un ventenne che passava in macchina su quelle strade di campagna se lo vide passare di corsa davanti ai fari dell’auto. Questo, i giornali non l’hanno saputo perché il ragazzo non avrebbe dovuto trovarsi lì a quell’ora. Si sa come sono i ragazzi e io sto facendo il mio primo scoop! E visto che la lingua batte dove il dente duole, mi piace rilevare un’altra analogia con gli avvistamenti di entità aliene. Anche al signor Benvegnù è stata ventilata la possibilità di un’incriminazione per procurato allarme, finché del felino non si trovino le prove certe dell’esistenza, se Paolo dovesse fare dichiarazioni perentorie ai giornalisti. Esattamente la stessa cosa è successa a Chiumiento e  al suo testimone chiave nel caso dell’alieno di Mortegliano. All’ufologo di Porcia e a Leonard D’andrea la minaccia di una denuncia per procurato allarme è stata l’angheria minore che sia stata loro fatta, con l’aggravante che all’ufologo pordenonese deve esser lasciato fare il suo mestiere di ricercatore, poiché fino a prova contraria viviamo in un paese libero, e se glielo s’impedisce si commette una prevaricazione. Ad ogni modo, tutt’e tre questi personaggi, compreso il signor Benvegnù che con i primi due non ha niente a che fare, hanno sempre usato il condizionale in riferimento a ciò che hanno visto. O a ciò che non hanno visto, come nel caso di Chiumiento. Veniamo alle ipotesi.

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La prima, la più verosimile, è che si tratti di un unico esemplare scappato o liberato volontariamente da qualche recinto. Nessun circo ne ha dato notizia, nemmeno quello di Nando Orfei, ospite del quale Paolo era a cena l’altra sera, e il cui tendone si trova in città in questi giorni. Orfei si è offerto di catturare l’animale, come ovviamente si è offerto Giuseppe Brunetto, presidente della locale riserva di caccia. A me, quando sento che questi sedicenti “amici degli animali”, armati di fucili e fruste, si offrono d’intervenire in casi d’animali in libertà, vengono i brividi. Trovo disgustosa questa volontà atavica dell’uomo di voler sempre esercitare il controllo sulla natura e il signor Paolo, quando gliel’ho fatto notare, si è dichiarato d’accordo con me. Comunque, i cacciatori per ora non hanno trovato niente e i circensi fra pochi giorni se ne andranno a mostrare il loro infame spettacolo da un’altra parte, considerando però che Nanfo Orfei, benché non abbia il coraggio di pubblicizzarlo troppo, sia uno dei primi circensi che abbiano rinunciato all’uso di animali nei loro spettacoli. Si sta quindi emendando da un passato vergognoso e io gli auguro di continuare su questa strada. Non solo il circo si sposterà, ma il puma stesso si è già spostato. Infatti, è stato visto a San Canzian d’Isonzo e a Pieris nei giorni successivi al 9 luglio. Un benzinaio di Grado, presso la cui stazione di servizio mi sono fermato, ha detto che qualcuno è riuscito a fotografare il felino con un cellulare e il signor Benvegnù mi ha fatto anche il nome di un certo Brian Galante che l’ha sentito miagolare. Non essendo una notizia da prima pagina e non sentendomi motivato oltre un certo limite, non ho ragione d’investigare oltre e mi fido delle testimonianze fin qui raccolte. Piuttosto, continuando con le ipotesi, una lince proveniente dalla Slovenia dovrebbe essere da scartare, come anche mi è stato detto dal signor Vanone, guardia forestale con cui ho parlato il giorno prima d’incontrare Benvegnù. La lunghezza della coda, vista distintamente, esclude che si tratti di ciò che anticamente veniva chiamato “lupo cerviero”. La lince ne ha infatti solo un mozzicone di una decina di centimetri. Quando ho saputo che Benvegnù ha, in un recinto dietro casa, una novantina di capre, ho pensato che il puma si stesse dirigendo proprio lì, per fare incetta di facili prede impossibilitate a fuggire, ma Paolo ha visto chiaramente una lepre che scappava davanti al predatore e, se vi può essere qualche dubbio su quest’ultimo, non vi può essere dubbio alcuno sulla lepre, dato che chiunque la sa riconoscere facilmente. Non ricordo se la “pantera” di Buttrio abbia fatto incursioni in qualche allevamento; i due ritagli di giornale che ho conservato non ne parlano [1], ma in un altro caso accaduto in provincia di Pavia si parlava di cinque pecore sgozzate [2] e anche in quel caso non si è mai venuti a capo della faccenda, benché un veterinario interpellato abbia detto che anche un grosso cane avrebbe potuto compiere quella strage. Che anche l’animale avvistato a Fossalon sia un cane è da escludere, ma in molti casi le orme trovate in campagna, a detta di un

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utente del Gazzettino che è intervenuto nella discussione on line, appartenevano a cani di grosse dimensioni. E qui, volendo continuare con le analogie ufologiche, si potrebbe parlare delle lanterne cinesi o di qualche fenomeno meteorologico, che a volte vengono scambiati per UFO. Ma l’analogia finisce qui. Rimane, se vogliamo essere pragmatici, l’unica possibilità che il puma sia scappato da qualche privato cittadino, a meno che un circo di passaggio abbia omesso di farne denuncia. Ho chiesto al mio intervistato come sarebbe possibile, in un contesto rurale da “paese piccolo in cui la gente mormora”, che uno stravagante collezionista di animali detenga un puma senza che i vicini lo sappiano e il signor Benvegnù mi ha risposto che la cosa è possibilissima, citando anche una frase di Shakespeare che non conoscevo: “nulla è impossibile se tutto è lasciato al caso”. Se nei prossimi giorni o nelle prossime settimane il puma di Fossalon dovesse essere catturato o ucciso (la storia insegna), l’enigma sarà risolto e magari scriverò un altro articolo, ma io spero che anche di lui si perdano le tracce, perché, in fondo, non importa sapere se è una lince, un coguaro o la forma melanica di un giaguaro. Ciò che conta è che il mistero non muoia mai e dobbiamo essergli grati, di qualunque cosa si tratti, di averci fatto sognare per qualche giorno. Di averci fatto tornare bambini in un mondo popolato di fate, gnomi e dischi volanti, fino al giorno in cui un carabiniere troppo zelante, con il semplice movimento di un dito su una leva della sua mitraglietta, non ci riporterà alla cruda realtà di tutti i giorni. Io spero che questo non accada. La vita è già fin troppo prosaica. Più dei cacciatori, temo i carabinieri, entrambe categorie addestrate all’uso delle armi. Di norma, ai crucchi, da Mussolini in poi, i nostri soldati fanno il saluto militare, ma agli animali ritenuti pericolosi elargiscono una sventagliata di pallottole. Pensate che divertente se facessero viceversa! Ed infine, dulcis in fundo, voglio riportare un brano tratto da “Civiltà degli alieni” [3], per concludere in bellezza questo articolo: “Ho appena ripensato alla storia, ma non mi è venuto in mente nient’altro che di nuovo il ricordo del senso di meraviglia che provai sul momento per il bellissimo, davvero bellissimo cervo che avevo visto. Sapete, è un po’ come se fossi uscita dal bosco e avessi detto di aver visto un unicorno. C’era un senso di eccitazione e di stupore. E il modo in cui lo ricordo è che il cervo mi guardava dicendomi addio. Il cervo mi diceva telepaticamente addio. Ed era come se io gli parlassi e gli dicessi: “Non andartene di già”, poi improvvisamente scomparve, si smaterializzò”.

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Chi parla è una addotta, rapita da alieni e poi rilasciata. Ad accomiatarla non è stato un extraterrestre in tuta da astronauta, ma un cervo, o quello che alla donna è sembrato tale. Provenendo da una realtà magica e imperscrutabile anche il puma di Fossalon potrebbe essere un’entità aliena, ma non avendo mai visto dischi volanti e non avendo mai avuto fenomeni paranormali in casa, il signor Benvegnù, che a Muggia vicino a Trieste ha un negozio di formaggi di capra [4], non sembra il candidato ideale per avere esperienze di tipo ufologico, né il puma in questione sembra appartenere al regno del paranormale. Anche se, in tutta obiettività, lo potrebbe far sospettare, poiché in quasi trent’anni, delle decine d’avvistamenti di pantere in tutta Italia, diventate quasi una leggenda metropolitana, non si è mai trovata una carcassa che sia una. Dal vostro corrispondente da Magonia anche per oggi è tutto. Ora vado a farmi una passeggiata nella pineta di Grado. Non si sa mai che mi capiti qualche incontro particolare.

Note:

[1] Messaggero Veneto del 6 e dell’11 ottobre 1986

[2] Libero del 25.11.02

[3] Richard Thompson – “Le civiltà degli alieni” – Gruppo Futura editrice, pag. 265

[4] Pecuarius, formaggi caprini – Trieste


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