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Primo Piano Film Stoker di C. Park

Creato il 22 giugno 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

L’autore di Dracula c’entra poco con la nuova pellicola di Park Chan-wook, sua prima esperienza nell’industria cinematografica statunitense. Stoker è sì il cognome della famiglia al centro del film e dà anche il titolo allo stesso, ma si tratta di un semplice omaggio dello sceneggiatore Wentworth Miller, l’attore della fortunata serie televisiva Prison Break, al celebre ed omonimo scrittore irlandese. Nonostante infatti Park Chan-wook sia un esperto di vampiri e su di essi abbia costruito la storia del suo ultimo capolavoro, Thirst, premiato a Cannes 2009 con il Premio della Giuria, di canini vogliosi di sangue non ce n’è neanche l’ombra. La trama di Stoker si incentra sulle vicende della giovane India (Mia Waikoska), una ragazza che ha appena perso il padre a causa di un incidente automobilistico e che si ritrova a vivere da sola con la problematica madre Evie (Nicole Kidman) e il misterioso zio Charlie (Matthew Goode), mai visto prima e arrivato in casa solo dopo il terribile lutto. Tra la giovane e l’enigmatico parente nascono sospetti ma anche una forte attrazione.
Un po’ dramma familiare, un po’ thriller psicologico e horror d’atmosfera, come ha tenuto a sottolineare lo stesso autore dello script, che nei credits compare con lo pseudonimo Ted Foulke, Stoker è stato girato quasi interamente a Nashville, nel Tennessee, ed è stato presentato in anteprima mondiale con ottimi riscontri da parte della critica all’ultimo Sundance Film Festival. Si tratta del primo film girato in lingua inglese dal regista che arrivò al successo internazionale mondiale nel 2004 grazie al suo quinto lungometraggio, l’iperviolento e visivamente sorprendente Old Boy, secondo capitolo della sua trilogia della vendetta, che Quentin Tarantino, quell’anno presidente di giuria, decise di premiare col Grand Prix al Festival di Cannes definendolo “Il film che avrei voluto girare”.
Violenza, sesso, sangue, amore. Sono questi gli elementi della poetica di Park Chan-wook e li ritroviamo chiaramente anche in questo film. Affidare la sceneggiatura, che nel 2010 era finita nella Black List dei dieci migliori script non realizzati, al cineasta sudcoreano ha rappresentato quindi la scelta migliore per il risultato finale. Un risultato che fa forza su un’atmosfera inquietante e soffocante, quasi da racconto gotico – firmata anche grazie alle luci Chung-Hoon Chung, storico direttore della fotografia di Park – dove la perfezione dell’impianto visivo rende ogni inquadratura di una bellezza struggente. Non aspettatevi però una pellicola che vi farà saltare dalla poltrona, bensì un thriller cosparso di tanti indizi nascosti che vi coinvolgerà per la sua costruzione narrativa enigmatica e a incastri. Una struttura quest’ultima, che come ha confessato lo stesso Park alla prima americana, trova le sue radici nel cinema di Alfred Hitchcok, autore da lui amato a dismisura.
Gli interpreti offrono delle perfomance convincenti e sposano perfettamente il clima inquientante della pellicola. Eppure all’inizio non dovevano far parte del progetto. Le prime scelte infatti erano altre. Il ruolo della Wasikowska dove andare a Carey Mulligan, quello della Kidman a Jodie Foster, quello di Goode e a Colin Firth.
Stoker rappresenta forse il miglior passaggio all’industria americana di un regista orientale degli ultimi anni. Se avrà successo, si prospetta un futuro roseo per Park nel cinema hollywoodiano e soprattutto un prequel del film. Miller infatti ha già pronto lo script incentrato sul passato della figura dello zio e intitolato appunto Uncle Charlie. Che sia l’inizio di un nuovo prodotto seriale dell’industria di genere americana?

di Antonio Valerio Spera

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