Si è svolto, il 16 gennaio a Catanzaro, il primo e partecipato Seminario regionale sulle mgf (spero non sia anche l’ultimo, visto l’alto livello generale e la complessità degli interventi e dei relativi spunti di riflessione critica) . Vorrei, brevemente, segnalare alcune relazioni: Donne dei mondi altri: tradizione, modernità e conflitti di Afef Haji (psicologa, ass. Pontes); SeXwar: trasformazioni traumatiche del corpo femminile di Miriam Gualtieri e Salvatore inglese (etnopsichiatra); Le MGF in migrazione: prove di cambiamento fra genere, corpo, identità di Cecilia Gallotti (antropologa).
Ciascun intervento è stato molto lungo, sarà interessante leggere gli atti del seminario, che aspetto.
La relazione di Afef Haji è stata rilevante sotto il profilo della ricostruzione storica di una serie di meccanismi che fanno parte della dinamicità insita nelle società, in continuo mutamento, in particolare rispetto al negoziare e reinventare le tradizioni da parte di popolazioni oppresse da altre. Sul corpo delle donne vengono proiettati dubbi e angosce della società. Come possono riuscire, dunque, le donne a liberare il proprio corpo, ostaggio tra modernità e tradizione? Come possono appropriarsi della propria soggettività? Una delle possibili risposte, secondo A.Haji, può essere proprio quella di avviare pubbliche discussioni.
(foto: slide intervento di Miriam Gualtieri e Salvo Inglese)
“E’ necessario un salto creativo per affrontare la multiculturalità”. Senza di esso, ci può essere solamente conflitto e antagonismo. Miriam Gualtieri e Salvo Inglese hanno posto l’accento su come ad ogni società corrispondano dei corpi, su quella che si potrebbe definire la costruzione sociale dei corpi , che avviene in ogni luogo e tempo. Da qui la necessità di una matrice metodologica da tenere sullo sfondo, come riferimento, quando si parla di “modificazioni del corpo”. Nei vari contesti geo culturali ai corpi delle donne viene dato un “marchio”. Essi possono essere corpi esibiti, travisati, decorati, deformati; il marchio può essere permanente o temporaneo e queste modificazioni possono essere manifeste oppure occultate , ricordando che a queste ultime corrisponde sempre anche (l’imposizione di) ”qualcos’altro”, di visibile e riconoscibile.
Un’intervento, questo di M.Gualtieri e S. Inglese, molto stimolante e pieno di immagini significative e spunti originali, sebbene abbia trovato poco corretta e non sia per nulla d’accordo con l’associazione operata tra le modificazioni del corpo femminile e quelle del corpo maschile.
Il problema non è l’ascolto, ma lo scambio di parola e significati.Importanti le scelte lessicali che possono influenzare ed avere un peso nello scontro culturale, da qui, da parte della relatrice e del relatore, la ri-definizione dei termini: da mgf a trasmutazioni traumatiche (cioè cambiamento per mezzo di una ferita) del corpo sessuato.
Analoga attenzione, per l’uso lessicale nella mediazione culturale, nella relazione di Filippo Casadei (etnolinguista), estremamente ridotta per motivi di tempo.
(durante l’intervento di Cecilia Gallotti. Da sinistra: F.Casadei, A. Haji, C.Gallotti)Complessa anche relazione di Cecilia Gallotti, per la molteplicità degli argomenti affrontati (o che si sarebbero voluti trattare, tenuto che si è resa necessaria, anche per lei, una riduzione dell’intervento). E’ necessario tenere presente, ha sostenuto la relatrice, che il problema delle mgf è inserito in un contesto ampio che coinvolge le retoriche del potere e dell’identità, in cui si negoziano valori e giudizi sulla pratiche stesse, sui rapporti fra i generi e su quelli tra cultura occidentale e culture migranti. Vi sono, infatti, nuovi territori di conflitto: il conflitto etnico-religioso (fra cristiani e musulmani); il conflitto tra i generi (tra uomini e donne) ; il conglitto interculturale (tra “noi” e “loro”).
Le mgf, oggi, vanno reinvestite di posta in gioco, tenendo ben presente che sono immerse in un flusso complesso di influenze attuali e cambiamenti dinamici.
Solamente alla fine C.Gallotti ha fatto un rapido riferimento alla ceigf e ho sentito la mancanza di una discussione più “aperta”, quale sarebbe potuta essere, quando il corpo è delle altre .
( frammento di intervista, da ricerca di Cecilia Gallotti)La proposta finale di S. Inglese, a chi rappresentava le Istituzioni, è stata quela della costituzione di un Laboratorio regionale sulle mgf come laboratorio che crei pensiero critico, che attragga le comunità straniere , e che sia quello “strano” soggetto collettivo che faccia da mediatore tra le istituzioni e le comunità straniere. E mi voglio fermare qui…