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Prisoners

Creato il 22 gennaio 2015 da Nehovistecose

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Regia di Denis Villeneuve

con Hugh Jackman (Keller Dover), Jake Gyllenhaal (Detective Loki), Maria Bello (Grace Dover), Terrence Howard (Franklin Birch), Paul Dano (Alex Jones), Viola Davis (Nancy Birch), Melissa Leo (Holly Jones), Mike Gassaway (Detective Rand), Dylan Minnette (Ralph Dover), Len Cariou (Padre Dunn), Wayne Duvall (Capitano Richard O’Malley), David Dastmalchian (Bob Taylor).

PAESE: USA 2013
GENERE: Thriller
DURATA: 153′

In una sonnacchiosa cittadina della Pennsylvania scompaiono due bambine di sei e sette anni. Il padre di una di loro, poco convinto dell’operato del detective cui vengono affidate le indagini, si cerca un colpevole. Quando lo trova, decide di interrogarlo a modo suo…

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A raccontare la trama di questo avvincente thriller d’atmosfera, diretto dal canadese Villeneuve, si rischia di dire troppo e troppo poco. È una storia di ordinaria violenza ambientata in una Pennsylvania grigia e piovosa che sembra uno stato d’animo, una “normale” tragedia americana che riflette su una nazione impaurita e paranoica che ha perso la ragione e che tenta in ogni modo di reprimere la violenza che la accompagna da sempre. Si parla di una società dai padri assenti o corrotti, imbruttita e irrazionale; e che nasconde il male sotto la porta, cercandosi continuamente alibi che giustifichino i suoi indifendibili e deprecabili comportamenti. Keller Dover è uno dei personaggi più potenti (nel bene e nel male) visto nel cinema americano degli ultimi vent’anni, vera e propria incarnazione umana dei paradossi e delle ombre di una nazione intera. Ma Prisoners è anche – o soprattutto – un perfetto giallo a suspense, in grado di operare una riscrittura degli stereotipi più triti del genere (come quello del whodunit o della divisione netta tra buoni e cattivi) e di imbastire un’atmosfera perfetta nel suo essere funzionale allo scopo.

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Lo sguardo è cinico e disilluso, ma profondamente lucido. E il lieto fine è solo apparente, privo di una vera catarsi (intesa come salvezza). Il titolo suggerisce che tutti sono prigionieri di qualcuno (o di qualcosa, come ad esempio della paura), foss’anche di se stessi. Ad una messa in scena classicheggiante, che non disdegna tuttavia scarti, sottrazioni, divagazioni, si contrappone una ricchezza di spunti che il cinema americano degli ultimi anni sembra aver smarrito (o rifiutato). L’unico a perseguirlo è rimasto forse Clint Eastwood, e infatti Prisoners è un film profondamente eastwoodiano, nello stile come nei temi (ma anche nei contributi tecnici: non a caso i montatori Joel Cox e Gary D. Roach e il direttore della fotografia Roger Deakins sono abituali collaboratori del regista di Mystic River). Anche nella durata, comunque, un prodotto molto poco hollywoodiano. Nonostante esplori a fondo la dimensione religiosa, è un film profondamente laico. Attenzione a non scambiare la sua fine ambivalenza (soprattutto in merito al personaggio di Dover) per ambiguità ideologica: Villeneuve – e il suo sceneggiatore Aaron Guzikowsky – hanno ben chiaro cosa sia moralmente giusto e cosa sbagliato. Da non perdere.

Voto



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