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Progetti. Trieste dice addio al Porto Vecchio – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine

Creato il 03 marzo 2013 da Dreamblog @Dreamblog

 

Poteva essere un’occasione per Trieste ma ancora una volta ha prevalso quello che da queste parti si definisce “non se pol”. Che

Progetti. Trieste dice addio al Porto Vecchio – Rassegna Stampa D.B.Cruise Magazine
tradotto significa non si può. È impensabile mettere assieme politica e imprenditori per aprire finalmente i varchi di quello che a tutti gli effetti è uno tra i più bei waterfront in Europa: il Porto vecchio. E’ di ieri l’annuncio della rinuncia di Portocittà - la società di cui fanno parte i costruttori Maltauro e Rizzani de Eccher, Intesa san Paolo e Sinloc – alla concessione affidata dall’Autorità portuale che si estende su 44 ettari per la riqualificazione del Porto vecchio. Un progetto ambizioso non solo in termini di costi: l’investimento stimato è di 1 miliardo di euro con il quale Portocittà avrebbe, il condizionale è ormai d’obbligo, dovuto recuperare e riqualificare una delle parti più belle che si affacciano sul mare, con edifici tutelati dai Beni culturali, costruiti tra la metà e la fine del 1800 dall’Impero austro ungarico. Ma non solo: anche la creazione di due marine per la nautica di diporto, aree di formazione, ricerca, direzionali e ricettive. Insomma un progetto di ampio respiro presentato in pompa magna nel 2011, la concessione è stata vinta nel 2010, in occasione della regata velica Barcolana. Ma tra il dire il fare ci sono di mezzo la politica e gli interessi di parte. A far saltare per aria il progetto ufficialmente è la questione del regime di punto franco che vige dall’alba dei tempi su tutto il porto di Trieste, compreso anche il vecchio scalo.

Al di là del punto franco, che è parte integrante della concessione, la dipartita dei due grandi costruttori è squisitamente economica. Se è praticamente impossibile trasformare una concessione demaniale marittima in un’area di proprietà dove poter costruire e vendere l’affare non può andare in porto è questo probabilmente il ragionamento che hanno fatto Maltauro e Rizzani de Eccher. Un problema inestricabile a meno che la politica non ci metta lo zampino. E così è stato. A gennaio del 2012 i concessionari hanno recapitato ai politici le loro richieste: sdemanializzazione dell’area, abolizione del punto franco e cambio della destinazione d’uso, unica possibilità per poter modificare in corso d’opera il progetto. Ma la politica non è riuscita a trovare l’accordo, tanto che in Parlamento sono approdate due proposte: da un lato quella del centrodestra che puntava sulla valorizzazione del punto franco. e l’altra opposta del centrosinistra che proponeva la sdemanializzazione e il passaggio della proprietà al Comune di Trieste.

Alla fine non sono riusciti a mettersi d’accordo. Ed è quindi fallito il progetto, tanto da portare Portocittà a rinunciare con questa giustificazione: «Per fattori non dipendenti dalla propria volontà – si legge nella nota – la società si trova costretta a interrompere le attività previste dalla concessione per la riqualificazione del Porto vecchio di Trieste». Entro giugno Portocittà può recedere dal contratto; ovviamente ci sono le penali da pagare, ma per ridurre i danni hanno già annunciato un ricorso al Tar «per tutelare gli interessi materiali e reputazionali». L’Autority non sta certo a guardare, tanto che la presidente Marina Monassi ha convocato un Comitato portuale urgente per lunedì: «Oggi, (ieri ndr) – commenta – Portocittà era stata convocata per la consegna delle aree. Nella concessione era evidente l’esistenza del Punto franco, la cui permanenza aveva fatto scegliere gli attuali concessionari rispetto ad altri».

Fonti: Portocittà.it – Shippingonline

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