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Il passato non si cancella

Creato il 14 settembre 2021 da Annalife @Annalisa
passato cancellaPrimo caso per Anita Landi

Confesso la mia diffidenza nei confronti dei giallisti italiani che escano dalla stretta cerchia degli ormai famosi e consolidati autori di genere. Mi accosto con fastidio ai loro personaggi a volte banali, a volte fuori dalle righe e, se devo dirla tutta, più di una volta sono stata scottata.

Probabilmente, di questo libro mi ha ingannato il cognome dell’autore, che mi ha distratta dall’italianissimo nome della protagonista, e poi sono stata distratta dalla vicenda: intricata, giocata su almeno due piani temporali e due casi distinti, intrecciata con le vicende personali di alcuni dei protagonisti e con la situazione sociale, politica, professionale di altri, eppure chiara, non difficile da seguire (poi, sul fatto di cogliere le tracce e individuare i colpevoli, non ci riesco mai, nemmeno nei gialli più semplici, figuriamoci in questo).

Vero è che nella folla di personaggi che via via appaiono nelle pagine, è difficile indovinare chi ci sarà utile a capire quel che succede e chi invece è lì soltanto per arricchire la trama; e vero è anche che la tentacolare metropoli (Milano, va da sé) a volte appare più come un paesone dove tutti, più o meno, si incontrano, si conoscono, si frequentano. E tuttavia forse proprio per questo l’ho sopportata bene (sopportata meglio, intendo di quella Milano metropolitana, triste, bigia, solitaria nella folla, che troppo spesso fa da sfondo a certi romanzi).

Altre cose che ho ben tollerato, anche se, ripensandoci, non brillano di originalità: l’investigatore o, in questo caso, -trice tormentata da una ferita dell’anima che la rende allergica all’umanità (se non son tristi non li vogliamo) anche se poi ci sarà che riesce a far breccia nelle sue giornate e nelle sue difese (c’è del buono nel mondo là fuori); l’hacker (anche qui, donna) che in quattro e quattr’otto scava, cerca, trova quei particolari che daranno una spinta all’indagine, e alla trama; la plateale (esagerata, forse), trasversale e diffusa resistenza della parte maschile dell’indagine alla presenza femminile, costretta a rintuzzare battute, minacce, frecciate e provvedimenti disciplinari dai quali comunque siamo certi uscirà più forte e più tosta che pria, soprattutto perché nell’ombra c’è almeno un suo superiore che ha fiducia in lei (c’è del buono, ecc.); il non aver capito ancora adesso le prime sedici righe (ambientate “vent’anni prima”), con qualcuno che raccoglie qualcosa, e il perché un tizio delle alte sfere durante l’indagine prende nota del nome di un collaboratore della nostra ispettrice. Ma soprattutto, soprattutto, ho tollerato il fatto che la svolta principale nell’indagine è dovuta a qualcosa di cui noi, poveri passivi lettori, non possiamo avere conoscenza piena perché riferita a immagini che non ci vengono ovviamente mostrate, né descritte… A che cosa si deve allora questa mia accettazione e un giudizio tutto sommato positivo? Probabilmente al fatto che la trama comunque regge; che l’autore ti prende e ti trascina su è giù per Milano, in auto o in bici, e ti presenta millemila personaggi in modo interessante, anche se poi capirai che sono soltanto di passaggio, sfondo animato di qualcosa che non li tocca; che il libro è scritto bbbene (vivaddio) e che, se anche alla fine tira fuori un paio di colpevoli dal cilindro, ti lascia con l’impressione di un racconto ben fatto, piacevole, denso (sì, a volte fin troppo, ma vabbè).
Attendiamo dunque il prossimo, ricordando intanto che la casa editrice (Astoria) è una benemerita editrice di innumerevoli scrittrici donne, e ha pubblicato i divertenti gialli di Agatha Raisin, la buffa e a volte imbranata e insopportabile investigatrice di M.C. Beaton, oltre a un’ampia scelta di narrativa vintage veramente eccellente.

Domenico Wanderlingh, Il passato non si cancella, Astoria, pagg. 352, 19 euro


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