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prometheus

Creato il 20 settembre 2012 da Albertogallo

PROMETHEUS (Usa/Uk 2012)

locandina prometheus

Una razza di avanzatissimi “ingegneri” cosmici, inventori del genere umano; un’astronave che salpa dalla Terra alla ricerca della verità sull’origine dell’uomo; la vita di un intero pianeta ridotta in cenere da un’arma terribile e misteriosa; segni di popoli extraterrestri rinvenuti in reperti di antiche civiltà; un finale aperto e ricco di suggestioni, anche metacinematografiche… Per il suo ritorno alla fantascienza, a trent’anni esatti da Blade runner, Ridley Scott ha fatto decisamente le cose in grande, confezionando una sorta di prequel del suo classico Alien dalle grandi ambizioni, dall’enorme budget e, c’è da dire, dai buoni – sebbene non eccellenti – risultati.

Siamo nel 2093, e Prometheus è il nome della mastodontica astronave che compie il viaggio in questione, arrivando su un pianeta sconosciuto simile alla Terra dove un’antica civiltà superintelligente è stata sterminata da “qualcosa”. Che cosa? Tenta di scoprirlo un eterogeneo gruppo di astronauti capeggiato da un’archeologa coraggiosa (Noomi Rapace), un replicante (ehm…) molto simile a un essere umano (Michael Fassbender) e la perfida figlia del miliardario che ha sovvenzionato l’impresa (Charlize Theron).

Sono due i principali difetti di questo film – tipici comunque, purtroppo, di gran parte delle pellicole di fantascienza che non sono 2001: Odissea nello spazio. Innanzitutto l’evidente scollatura tra splendori estetici e limiti contenutistici: è più facile, pare, confezionare un film bellissimo da vedere (e Prometheus lo è sicuramente: i titoli di testa, tanto per dire, girati in Scozia sull’Isola di Skye, sono terribilmente affascinanti) piuttosto che scrivere una storia che riesca a essere per due ore intere coerente, interessante e profonda. Questo film è stato scritto da Damon Lindelof, già co-autore di Lost, e della mitica serie tv replica ahinoi parecchi difetti, come una certa inconcludenza di fondo e la scarsa capacità di mantenere nelle conclusioni le aspettative riposte nelle premesse. Ed è questo, appunto, il secondo (abbastanza tipico) difetto di Prometheus: un ottimo inizio, un proseguimento banaluccio. Continuo a pensare che di sviluppi narrativi geniali come quelli presenti in Terra! di Stefano Benni o nel summenzionato capolavoro kubrickiano non ce ne saranno più, probabilmente, tanto nel cinema quanto in letteratura, ma forse uno sforzo maggiore si poteva fare, e il finale aperto convince solo a metà, lasciando lo spettatore con la voglia insoddisfatta di sapere come andranno a finire le cose (non so se sia previsto un sequel, di questo prequel, ma in ogni caso ogni film dovrebbe essere un’unità a se stante, autosufficiente; qui, al contrario, l’impressione è proprio quella di un finale tronco).

Al di là dell’inconcludenza di cui si diceva e di alcune forzature narrative, comunque (la sceneggiatura è, come dire, un po’ sbrigativa e spesso prevedibile: alzi la mano chi non ha capito con venti minuti di anticipo quale membro dell’equipaggio sarebbe morto per primo), Prometheus è senz’altro un film interessante, a tratti affascinante, girato in grande stile (non a caso viene spesso tirato in ballo Lawrence d’Arabia, che dei film girati in grande stile è il modello insuperato) e capace di tenere ben viva l’attenzione dello spettatore per i suoi 124 minuti di durata. Uno di quei film che ti viene da pensare che se l’avesse diretto, che so, Tarkovskij, sarebbe stato molto più noioso, certo, ma pure decisamente più memorabile.

Alberto Gallo



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