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Provocazione in forma d’apologo 167

Creato il 20 luglio 2010 da Fabry2010

Poco dopo il fatto l’uomo si recò (di propria iniziativa o convocato, questa è la sola cosa che non ricorda) allo Sportello Unificato di Giustizia.
Lì prese il suo numerino e dopo breve attesa fu fatto entrare in un piccolo ufficio dove un funzionario anziano (l’uomo invece allora era giovane) lo fece sedere.
Mettendogli davanti un modulo, qualche foglio bianco, penna e un volume, il funzionario gli disse: “Ecco qui l’occorrente. I fatti le sono noti, lei sa leggere, scrivere e far di conto. Consulti il Codice, faccia le sue considerazioni e i suoi calcoli, poi compili il modulo. Deve innanzitutto dichiararsi colpevole o non colpevole. Nel primo caso, nella sentenza dovrà indicare l’entità della pena. Faccia pure con calma. Se avesse bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, prema questo campanello. Quando avrà finito prema invece quest’altro.” E il funzionario se ne andò lasciandolo solo.
L’uomo sfogliò e risfogliò il Codice, lesse e rilesse; poi scribacchiò e cancellò più volte, quindi compilò il modulo. In esso dichiarò la propria colpevolezza, stabilendo una pena di diciott’anni e sei mesi, più una somma di denaro, per lui non lieve, a ristoro del danno. Infine premette il secondo campanello.
Subito il funzionario anziano rientrò, lesse quanto l’uomo aveva scritto e gli disse: “Va bene, si accomodi pure”. E l’uomo uscì, tornò alla propria casa, alle proprie occupazioni, alla propria vita. Negli anni seguenti lavorò molto, si sposò pure, ebbe persino un figlio. Addirittura sorrise e rise, per non far pesare ad altri ciò che riguardava lui solo; sebbene la cifra che andava pagando in modo indiretto ma concreto la pagasse pure la sua famiglia, e forse quel debito non l’avrebbero estinto che i suoi discendenti.
Il tempo passava, e una mattina svegliandosi l’uomo avvertì subito che il chiodo nel cuore che l’aveva tormentato per tanti anni era caduto; lasciando, è vero, una traccia di dolore, della quale però non avrebbe mai chiesto d’essere privato, poiché era parte, non la peggiore, di lui. Non ebbe bisogno di consultare il calendario per sapere che erano trascorsi diciott’anni e sei mesi esatti dalla sua visita allo Sportello Unificato di Giustizia. Adesso aveva di nuovo una vita davanti; ed anche dietro, a guardare e a pensarci bene, non c’erano solo rovine.



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