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Psiche e cancro: quali relazioni? (Parte prima)

Da Psytornello @psytornello

Psiche e cancro: quali relazioni? (Parte prima)

CANCRO. E’ una parola difficile da scrivere oltre che da pronunciare. Mi fa venire in mente una stanza d’ospedale, l’ansia di conoscere l’esito di un esame diagnostico e lo sguardo di un medico che tergiversa un po’ per trovare le parole giuste da comunicare al proprio paziente. Poi c’è il dolore, sordo. Chi ne viene colpito si sente invaso da qualcosa di estraneo che potrebbe espandersi in maniera incontrollata e divorare inesorabilmente l’intero organismo. Persino la propria identità viene persa a favore di una nuova “identità oncologica“.

Carl Oscar Simonton, medico specializzato in radioterapia e oncologo di fama internazionale, propone una nuova visione del cancro e lo considera un disturbo non solo del corpo ma dell’intera persona, includendo dunque anche la mente e le emozioni. Ritiene che ogni individuo sia compartecipe della propria malattia e debba dunque considerarsi compartecipe anche del proprio stato di salute. E’ abbastanza facile da credere che i pensieri negativi e stress prolungati possano avere un’influenza nell’insorgenza della malattia, ma è ancora difficile da credere che speranza e pensieri positivi possano mantenere o ripristinare il benessere della persona. Il dr. Simonton ha quindi sviluppato un programma che combina i trattamenti tradizionali all’uso di tecniche di rilassamento e visualizzazioni positive per migliorare sensibilmente la qualità della vita dei pazienti. Innanzitutto si ritiene importante modificare alcune convinzioni sul tumore, socialmente radicate ma non per questo reali:

  1. Le cellule cancerose sono potenti. Falso. Le cellule tumorali sono deboli e confuse. Ognuno di noi produce cellule cancerose ma il sistema immunitario è deputato a riconoscerle e a distruggerle. Nello sviluppo del cancro il sistema immunitario risulta indebolito quindi le cellule tumorali, che possiedono informazioni genetiche errate, si riproducono in maniera scomposta dando vita ad una massa tumorale. Sintetizzando, perché si sviluppi un tumore devono verificarsi due condizioni: la presenza di cellule anomale e la depressione del nostro sistema di difesa.
  2. Il tumore è causato esclusivamente da fattori esterni all’individuo (agenti cancerogeni, alimentazione, radiazioni…) o da predisposizione genetica. Falso. Numerosi studi hanno dimostrato che la maggioranza delle persone esposte ad agenti nocivi non contrae la malattia mentre individui apparentemente meno esposti si ammalano. Anche la teoria della predisposizione genetica non convince. Le Giapponesi, ad esempio, presentano la minor incidenza di cancro al seno e questo sembrerebbe connesso alla razza. Si è però scoperto che donne giapponesi che vivono negli Stati Uniti si ammalano quattro volte di più rispetto alle loro connazionali che vivono in Giappone. La malattia quindi pare non essere legata ad un fattore genetico ma piuttosto allo stress insito in certe società industrializzate. Per falsificare la proposizione iniziale ci basti riflettere sul fatto che se il tumore fosse legato esclusivamente ad agenti esterni, allora tutti gli individui ad essi esposti dovrebbero contrarre la malattia. Così non è. Conosciamo ad esempio i rischi legati al fumo ma sicuramente, almeno per sentito dire, sappiamo che esistono accaniti fumatori che non si sono mai ammalati.
Ciò che Simonton desidera sottolineare è che il cancro può essere causato da predisposizione genetica o esposizione a sostanze nocive ma nessuno di questi elementi preso da solo può spiegare perché un individuo si ammala ed un altro no. Ciò che fa la differenza pare essere proprio l’inibizione del nostro sistema immunitario. Ma quali sono le cause di tale inibizione? Numerosi studi hanno evidenziato che lo stress cronico può accrescere la predisposizione alla malattia deprimendo il sistema immunitario. Lo stesso dicasi per particolari stati emotivi: pare che vi siano importanti analogie nel profilo di personalità dei malati di cancro. Gli studi di Simonton hanno evidenziato che i futuri pazienti oncologici, oltre ad essere scossi da una costellazione di eventi stressanti, hanno solitamente assunto nella loro vita il ruolo di vittime, sentendosi quasi tutti, in un determinato periodo della loro esistenza, incapaci di risolvere o controllare i problemi che si presentavano. Permettere ai pazienti di riflettere su tali aspetti rappresenta un primo passo verso il cambiamento di tali comportamenti. Se si parte dal presupposto che stress e stati emotivi negativi influenzano in maniera sfavorevole il sistema immunitario, allora si può lavorare per produrre immagini positive che favoriscano il miglioramento della salute. Naturalmente è bene sottolineare che le tecniche psicologiche messe a punto da Simonton non sono da intendersi a sostituzione dei trattamenti medici bensì ad integrazione degli stessi. Analizzeremo più avanti, e in dettaglio, il programma Simonton.

Fonte: Ritorno alla salute, tecniche di auto-aiuto che favoriscono la guarigione – O. C. Simonton, S. Simonton, J. L. Creighton – 2005 Edizioni Amrita.


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