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PSICOLOGIA E INFANZIA: “Dormire nel lettone con mamma e papà: vizi e virtù di una “cattiva”abitudine”

Da Dott.ssa Katjuscia Manganiello - Pesaro

PSICOLOGIA E INFANZIA: “Dormire nel lettone con mamma e papà: vizi e virtù di una “cattiva”abitudine” Spesso i genitori si chiedono sefar dormire il proprio bambino nel letto con loro sia una “buona” o “cattiva”abitudine e nel caso sia una “cattiva” abitudine come fare a modificarla. La domanda è fonte dipreoccupazioni, talvolta serie, di sensi di colpa e di conflittualità tra iconiugi che in merito hanno tendenzialmente idee diverse. Attribuire un valore assoluto,positivo o negativo, ad un comportamento non è mai la scelta migliore poichédenota rigidità di pensiero e di conseguenza una difficoltà a valutare di voltain volta le situazioni e gli eventi per le loro diverse sfaccettature.E quali sono queste sfaccettatureche consentono di definire questa situazione più o meno buona? Vi offro qualcheesempio per comprenderne le differenze:
A) “Carlo e Luana sono i genitori di Gioia, una bimba di tre anniche ha appena concluso l’inserimento alla scuola dell’infanzia, sua primaesperienza fuori casa. Gioia dopo qualche settimana mostra qualche linea difebbre che poi si trasformano in un’influenza vera e propria. La bambina restaa casa, è lamentosa e di notte vuole dormire con la mamma. La mamma, stanca dinon riposare alla notte, decide di accontentarla per qualche giorno. Tornata lasalute, torna il buonumore di Gioia che rientra all’asilo e anche nel suolettino.”
B) “Luca è un bambino di 8 anni e dall’età di 3 anni e mezzo dormecon i suoi genitori. Da principio, il bambino si sveglia di notte, urlando inprenda ai cattivi sogni. La mamma per calmarlo lo porta nel letto con loro,fino alla mattina seguente. Andare a dormire con mamma e papà diventa prestoun’abitudine. Luca non va più nel suo lettino ma si accomoda nel lettoneall’ora di dormire e il papà, per riposare meglio decide di dormire nel letto,ormai da grande, del bambino. Dopo i primi litigi tra marito e moglie permodificare questa abitudine ora appaiono più rassegnati che motivati acambiare.”
E’ facile intuire che il secondoè un esempio di “cattiva” abitudine ma non per il motivo che ha spinto igenitori ad accogliere nel lettone il loro bambino bensì per la rigidità concui si è stabilizzata l’abitudine, per il cambiamento nell’assetto coniugale(litigi prima, allontanamento del marito dal letto coniugale poi) e dallarassegnazione con cui i genitori si rivolgono al problema quasi senza speranzaper un possibile nuovo cambiamento.
Ecco alcuni indicatori per riconoscere una “cattiva” abitudine:- durata nel tempo delcomportamento in oggetto (se si protrae più a lungo del bisogno contingenteallora è un campanello d’allarme, in ogni caso mai più di qualche settimana diseguito);- rigidità con cui si presental’abitudine (se il bambino non riesce a dormire nel suo lettino quando vi sembrapronto allora si è instaurato un sistema rigido);- presenza di cambiamentiaccessori conseguenza della “cattiva” abitudine (litigi coniugali, un coniugeche decide di dormire in altro letto, riduzione sostanziale dei rapporti intimitra i coniugi, etc.)- sensazione che l’abitudineinstaurata non può più essere modificata se non con un atto di forza eccessivo;- rassegnazione.
Se nel vostro caso è presenteanche solo una delle condizioni sopra menzionate, allora per modificarel’abitudine è necessario l’intervento di uno Psicologo-Psicoterapeuta che viaiuti a ritrovare la fiducia nell’affrontare il problema e ad esplorare lasituazione per comprenderla e modificarla attraverso le manovre più adatte avoi.Se vi trovate nella situazionedel caso A significa che state affrontando un momento delicato della crescitadel vostro bambino che vi coinvolge in prima persona e insieme (nel lettone) vifa sentire più forti, uniti e capaci di affrontarla. E’ una strategia affettivache aggiunge calore alla famiglia e vi sostiene al tempo stesso. Attenzione, però, perché rifugiarsi troppoa lungo in questo caldo nido può rendere difficile il rientro alla “normalità” conil rischio dell’instaurarsi di tutti quegli indicatori descritti sopra.L’occhio vigile del genitore deve essere capace di cogliere il momento perritornare al lettino del bambino e farlo con serenità. Se dovesse permanere ildubbio il bambino se ne accorgerebbe e potrebbe far leva su di esso per noncambiare. Quindi non solo il bambino deve essere pronto ma anche i genitori. Inquesto, il confronto educativo tra coniugi/genitori è di grande aiuto, se ilvostro partner ha un’opinione diversa dalla vostra ascoltatelo con attenzione:potrebbe avere visto qualcosa che voi, ancora, non avete colto. Il lettone puòsempre restare quella calda oasi di serenità che riunisce tutta la famiglia ladomenica mattina quando non ci sono problemi di orario e tutti hanno fatto unbel sonno conciliatore.
 Dott.ssa Katjuscia Manganiello – Psicologa Psicoterapeuta Pesaro Urbino Marche
Studio di Psicologia ePsicoterapia – via Guido Postumo, 8 Pesaro Urbino Marche

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