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Psycho

Creato il 03 ottobre 2012 da Unostudioingiallo @1StudioInGiallo
Inauguriamo la rubrica Il club dei 39 - trentanove spunti di riflessione per celebrare Sir Alfred Hitchcock, il solo e unico Maestro del Brivido - con un capolavoro assoluto dell'arte cinematografica: Psycho, film del 1960 basato sull'omonimo romanzo di Robert Bloch.
Siamo lieti di pubblicare (per gentilissima concessione dell'autore) e condividere con voi la pregevole recensione di Aniello Troiano, fondatore e direttore della rivista letteraria Fralerighe:

Psycho - Alfred Hitchcock (1960)
di Aniello Troiano

Psycho è un vero e proprio cult movie, uno di quei film che "devi" vedere, che tutti conoscono, almeno per sentito dire. Un film che non ha bisogno di presentazioni, insomma.PsychoDopo averne sentito parlare fino allo sfinimento, mi sono deciso a vederlo.
Phoenix, Arizona. 
Marion Crane lavora in una società immobiliare e ama un uomo divorziato, Sam Loomis. I due vorrebbero vivere insieme, ma Sam ha problemi economici e per questo è costretto a rimandare sempre la loro convivenza. Marion, pur a malincuore, capisce e sopporta la situazione. Ma quando le vengono affidati 40.000 dollari dal suo direttore, non ci pensa due volte: quei soldi sono l'opportunità della sua vita. Invece di depositarli in banca, si mette in viaggio per raggiungere il suo Sam e realizzare il loro progetto amoroso. Ma il viaggio è lungo, arriva la sera, e Marion deve dormire. Si imbatte nel Bates Motel, una struttura solitaria e deserta gestita dal timido Norman, che vive in una casa vicino al motel con la sua vecchia madre. Quella sera, Marion riflette su ciò che ha fatto e si pente. Decide di porre fine a quella situazione e di restituire i soldi. L'indomani si metterà in viaggio per tornare a Phoenix
Ma adesso deve dormire. E prima deve fare una doccia... La situazione precipiterà, in un vortice di violenza, tensione e psicosi capace di coinvolgere completamente lo spettatore, fino al finale, sorprendente e memorabile.PsychoIl film è stato girato da Hitchcock nel lontano 1960, volutamente in bianco e nero per evitare problemi con la censura, data la presenza di sangue e violenza.La grande distanza temporale (parliamo di 52 anni, in cui il cinema si è evoluto parecchio...) si fa sentire in negativo solo per quanto riguarda le scene dei delitti, troppo "mimate", poco credibili (non si ha la sensazione che il coltello penetri davvero nel corpo...), pur essendo eccellenti per l'epoca. 
Per il resto, invece, "l'anzianità" del film non ha conseguenze negative; anzi, forse la geniale semplicità di questa pellicola è da ricondurre proprio all'evoluzione della tecnica cinematografica ancora relativamente scarsa, che ha contribuito a rendere il film più artigianale, più teatrale. 

Psycho

Janet Leigh interpreta Marion Crane

La regia è efficace, la cinepresa viene mossa come un occhio curioso e attento, che ci regala una fotografia d'impatto, nitida e piacevole. La sceneggiatura, tratta dal romanzo omonimo pubblicato nel'59, dà vita a una storia solida e efficace, capace di tenere costantemente in tensione il pubblico, riuscendo, in alcune scene clou, a far trasalire anche lo spettatore più navigato. La storia è fine a sé stessa e priva di grandi pretese che vadano oltre lo spettacolo puro, e ciò le conferisce freschezza e maggiore godibilità. Impossibile non menzionare la colonna sonora, in particolare la sequenza di note acute che fa da sottofondo alla celebre scena in cui Marion viene accoltellata sotto la doccia.La performance degli attori è credibile e solida, pur non spiccando nel contesto, dovendo competere con l'altissima qualità della regia, della sceneggiatura, della colonna sonora e della fotografia.

Anche se il film non ha vinto nessuno degli Oscar per cui aveva ricevuto le nomination (regia, attrice non protagonista, fotografia, scenografia) si tratta senza dubbio di un capolavoro, una pietra miliare che gli amanti del thriller non possono perdere.


Aniello TroianoUna curiosità:

Psycho

Anthony Perkins nei panni di Norman Bates (scena finale)

il personaggio di Norman Bates è ispirato alla figura di Edward Theodore Gein, serial killer statunitense conosciuto anche come "Il Macellaio di Plainfield". Squartatore e necrofilo, legato alla madre da un legame morboso e ossessivo, Gein era solito fabbricare pezzi d'arredo e vestiti con varie parti del corpo delle sue vittime. La vita e il modus operandi  di Ed Gein ispireranno anche il personaggio di Jame Gumb, transessuale psicopatico ne Il silenzio degli innocenti (1991).

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