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Puerto escondido

Creato il 30 luglio 2012 da Misterjamesford
Puerto escondidoRegia: Gabriele SalvatoresOrigine: ItaliaAnno: 1992Durata: 110'
La trama (con parole mie): Mario Tozzi lavora in banca, è single e ha un debole per le apparenze di lusso e gli status symbol figli della Milano da bere. Quando, per un caso fortuito, assiste ad un omicidio compiuto dal Commissario Viola, un poliziotto corrotto, le cose per lui si complicano assumendo le tinte fosche di un noir.L'uomo è così costretto a rifugiarsi in Messico abbandonando la sua vita precedente, finendo a vivere in una capanna su una spiaggia insieme ad un altro fuggitivo di professione, lo scombinato Alex, che diviene il suo migliore amico dopo aver tentato di fregarlo.Quando la donna di Alex, Anita, si unirà al duo, il gruppo finirà per cercare di concludere un losco traffico prima di trovarsi di nuovo nei guai con la legge ed il redivivo Commissario, partito per il Sud America alla ricerca di Mario.
Puerto escondido
In questo periodo di ritmi lenti e soffusi, in bilico tra l'afa e temporali troppo brevi per placare la morsa dell'estate, mi trovo spesso e volentieri a ripensare agli anni in cui buona parte della mia giornata, in questo periodo, era destinata ai film: complici le prime partenze degli amici del parco, le mattinate legate alle vhs diventavano intere giornate spese un fotogramma dietro l'altro in modo che il momento del mare e delle vacanze estive vere e proprie fosse ad ogni visione un pò più vicino.Mediterraneo, titolo di punta di Salvatores che mi aveva già conquistato, aprì la strada al primo film post-Oscar del regista, un Puerto Escondido che vidi la prima volta senza sapere esattamente cosa aspettarmi, e che mi spiazzò fin dalle prime sequenze per l'ambientazione - un'invernale e nebbiosa Milano - e le vicissitudini del protagonista - preso a colpi di pistola in apertura -: allora ricordo che rimasi non poco deluso dal risultato - specie considerato il precedente più che illustre -, trovandomi di fronte una commedia d'avventura e di viaggio che pareva non riuscire ad avere una direzione precisa e di certo risultava vittima di una versione macellata in fase di distribuzione - come fu per lo stesso Mediterraneo, per anni reperibile con un buon quarto d'ora in meno rispetto al minutaggio originale - che rendeva alcuni passaggi della sceneggiatura improvvisati e nebulosi più di quanto già non fossero.Con il trascorrere degli anni e le numerose visioni - recupero della durata originale compreso -, invece, devo ammettere di avere apprezzato sempre più questo scombinato ed estemporaneo thriller comico basato completamente sull'idea di orizzonti da ritrovare - geograficamente e non solo - e la volontà di reinventarsi ripartendo da capo, buttato tutto sulle spalle di Diego Abatantuono e le sue gag - che potranno anche non piacere, ma che ho sempre trovato divertentissime -, che scovarono in Claudio Bisio - in uno dei suoi primi ruoli da quasi protagonista - la spalla perfetta, dall'esordio come rivali alle vicissitudini legate al peyote e alla carriera di manager di galli da combattimento - mitico Tyson -.L'esplorazione del Messico, seppur descritta con il piglio da alternativo soft tipico del regista - che, al contrario, di radical chic non ha proprio nulla, quando gli si è a tu per tu -, risulta interessante ed improvvisata quanto potrebbe apparire ad un qualsiasi disorganizzato turista - o fuggiasco - abituato a determinati lussi e condizioni catapultato in una realtà in cui le dimensioni della vita sono profondamente differenti: certo, le società cui si fa riferimento sono cambiate, e a vent'anni di distanza il ritratto della terra dei sombreros pare decisamente fuori tempo massimo, eppure il concetto alla base funziona, e condito dal tentativo di rendere la storia non soltanto una rimpatriata tra amici - come fu per il mitico Marrakech Express - non può che divertire il pubblico fornendo gli spunti per qualche riflessione sulla maturità che avanza ed il ruolo che abbiamo - o vorremmo avere - nel mondo.Per tornare agli esuli di Meghisti, verrebbe da dire che anche nel caso di Mario ed Alex - ma perchè no, anche Anita ed il Commissario Viola - tutto si riduce a "quell'età in cui non si è ancora deciso se perdersi per il mondo o mettere su famiglia", e che non si può mai dire a cosa può portare anche una serie di vicissitudini che hanno tutta l'apparenza di non essere per nulla positive.Puerto Escondido, in qualche modo, è stato - ed è - per il sottoscritto un piccolo rifugio perfetto per questa stagione, senza alcuna pretesa - sarebbe stato assurdo averne avute - e quel piglio raffazzonato e guascone che è uno dei tratti migliori di un certo Cinema made in Terra dei cachi, in grado di dare la perfetta rappresentazione di noi italiani tutto cuore e disorganizzazione schiacciati da una nebbia che, a volte, vorremmo si diradasse e lasciasse spazio ad una sorta di estate senza fine, un "Messico e nuvole" che non sia più soltanto cantato, ma che, tra una tequila ed una risata, ci regali la possibilità di essere liberi di diventare quello che avremmo sempre sognato.O chissà, quello che non sapevamo di poter diventare.
MrFord
"Messico e nuvole il tempo passa sull'America
il vento suona la sua armonica,
che voglia di piangere ho Messico e nuvole la faccia triste dell'America
il vento insiste con l'armonica,
che voglia di piangere ho."Enzo Jannacci - "Messico e nuvole" -
 

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