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Pulizia tecnica

Creato il 15 maggio 2012 da Tnepd
Pulizia tecnica Ma si, dedichiamo l’apertura e la computer art alla vittoria della SPD di Hannelore Kraft nelle elezioni regionali in Germania e alla sconfitta della Führerin Merkel ormai stabilmente asserragliata nel bunker del neonaziliberismo a gridare “Nein, nein, nein!” e a picchiare il pugnetto sul tavolo per perseguire ostinatamente la sua politica di rigidità a tutti i costi che si è ormai trasformata in paralisi irreversibile, oltre che in pulizia tecnica di quasi tutti i popoli d’Europa.
I tedeschi hanno votato un’economista che non ha l’ossessione teorica del debito perché pensa più in concreto a far quadrare i conti della serva che interessano al popolo. Forse, pragmaticamente, si rendono conto che un’Europa così, con milioni di neopoveri incazzati come pantere alle porte di Brandeburgo non sarebbe sostenibile neppure per la loro fiorente economia ed è meglio cercare di salvare il salvabile.

La bastonata morale all’intransigenza idiota del fiscal compact è salutare. Ricordatevi che, oltre alle colpe della speculazione e del cancro finanziario dei derivati, tutto questo casino nasce dal fatto che c’è chi non ammetterà mai di avere sbagliato ed è disposto ad incendiare il mondo, piuttosto. Il bunker di baffetto, appunto. E’ una questione di puro puntiglio. La peggiore situazione possibile.
Per uscirne ci vuole solo una classe dirigente europea con le palle e le contropalle full metal jacket, blindatissime, che faccia ciò che deve essere fatto e che solo la politica può fare, non certo degli pseudotecnici pignoratori di tutto il pignorabile e a libro paga di coloro che il casino lo hanno provocato. “Riflettano coloro che hanno provocato tutto questo”. Ma a chi stai parlando, Mario? Stai parlando con me?

In Europa ci vogliono capi di stato con una visione e la capacità di rompere l’incantesimo malvagio del TINA, che abbiano il coraggio di rinegoziare il trattato di Maastricht,  creando gli Stati Uniti d’Europa in senso veramente democratico e piantandola con questa parodia di Provincie Europee dell’Impero Finanziario Senza Volto ma con nomi, cognomi e soprannomi*; che trasformino, infine, la BCE in una banca vera di stato che stampa moneta per gli stati e i cittadini e non si limita a foraggiare a fondo perduto le banche private nel tentativo di salvare un sistema bancario già tecnicamente fallito.
Ci vogliono statisti che riescano a dire che JPMorgan e compagni di merende, se devono fallire, che falliscano, che vadano all’inferno, che i loro CEO affamati di stock options si impicchino. Hanno già la corda attorno al collo, del resto, manca loro solo lo sgabello. Glielo offriamo volentieri. Glielo prendiamo all’IKEA e glielo montiamo noi.
Bisogna non avere paura e non avere alcuna pietà dei loro pianti interessati. L’economia, sotto il tumore finanziario che la soffoca, potrebbe essere più sana di quanto si pensi, perché si fonda sul concreto, su merci, forza lavoro e ricchezza vera, sulla materia e non sul puro spirito e possiede gli anticorpi per reagire alle infezioni.

Certo, in un mondo globalizzato, cambiare rotta  sarebbe più facile se un presidente americano illuminato in senso buono e con i poteri di persuasione di un esercito imperiale volesse anche gentilmente vietare i derivati, ripristinare la separazione tra banche commerciali e d’investimento (sciaguratamente cancellata da Bill “BlowJob” Clinton nel 1999, anno in cui cominciano tutte le nostre disgrazie) e non accettare mai più di derubare i propri cittadini per “salvare le banche”, come fecero i Repubblicani con la complicità dei Democratici in una delle più vergognose operazioni di criminalità finanziaria durante la crisi dei mutui subprime. La vedo molto dura ma anche gli americani prima o poi capiranno che il sistema finanziario va fermato. E’ questa la vera guerra da combattere, altro che Al Qaeda.

Se Berlino accenna un sorriso, Roma non ha proprio niente da ridere. Quella classe dirigente di cui parlavo prima, da noi è semplicemente inesistente.
Il partito azienda sta facendo la fine delle aziende a cui si ispira: sta andando a remengo. La Lega si lecca le ferite provocate dall’ingordigia dei suoi governanti. Veri e propri titoli tossici della politica.
Quella che doveva essere la nuova destra dai tanti belli capelli e propositi laici e moderni si è sgonfiata, è in stand-bye in modalità Fortezza Bastiani. La Sinistra extraparlamentare è divisa in mille distinguo, se no non sarebbe Sinistra italiana, e sta diventando sempre più materia per i documentari naturalistici di National Geographic sulle specie in via di estinzione. L’unica novità della politica italiana sembra essere solo la grande operazione di polizia mortuaria di ricostituzione della Democrazia Cristiana, del Grande Centro, del Buco Nero che tutto inghiotte. L’unico modo conosciuto per governare l’Italia. Poi dice che uno si butta su Grillo.
E il nostro glorioso Partito Bestemmia? Lo dico da tanto tempo ma nessuno mi vuole ascoltare né credere. Fino a quando l’elettorato democratico, non berlusconiano, non leghista e nemmeno grillino o dipietrista e che magari ancora ama includersi nell’insieme della Sinistra, non si deciderà a dare una bella tranvata elettorale al PD, rifiutandosi di votarlo sotto il viscido ricatto della scelta del male minore e della sua presunzione di sinistra e dimezzandogli, come minimo, i voti, non vi sarà alcun segnale vero di cambiamento nella politica italiana.  Sapete, sono talmente convinti di vincere le prossime elezioni, questi panchinari della politica che venderebbero la madre per giocare gli ultimi minuti di recupero in una partita truccata, che hanno già lo spumante in frigo. State tranquilli che non hanno alcuna intenzione di rinunciare al porcellum, che gli darebbe un enorme vantaggio e permetterebbe loro di pavoneggiarsi come partito di maggioranza, comportandosi allo stesso modo del PDL, ossia favorendo ancor meglio B. e i suoi interessi. Cercando sempre di inseguire la destra finendo per superarla. Mantenendo un atteggiamento assolutamente reazionario e tartufesco in tema di diritti civili e rivendicando, senza vergogna, il diritto di far parte di una casta privilegiata che non ha intenzione di rinunciare alle poltrone, agli appalti ed alla spartizione dello Stato in protettorati partitici. Aspettano da così tanto la rivincita e ci sbrodolano sopra sì copiosamente che, se dessimo loro una bella lezione in quell’occasione, non riconoscendoli più come rappresentanti dei progressisti ma dichiarandoli invece indegni, forse non si riprenderebbero più. Un PD al 10% forse ci libererebbe definitivamente dei D’Alema e dei loro plausi alla nomina di De Gennaro (è lo stesso d’Alema che il giorno dopo la Diaz parlò di “notti cilene”, disciamo), dei Uolter Veltrony, delle Finocchiaro, di Suor Germana Bindi e soprattutto di questo segretario più capelluto che politicamente interessante. Questo ometto che continua a dire cose che starebbero da dio nella fogna di qualche piccoloborghese strusciaricchi e leccapreti  ma non in quelle del segretario di un partito progressista.  Oggi, ad esempio, ha detto che “non sa se chi non paga le tasse avrebbe diritto ad un’ambulanza”. Veda, Bersani, io sono da sempre per la rivoluzione alla Robespierre, con le Rolling Heads, ma penso che la respirazione bocca a bocca non si debba negare nemmeno a Lapo Elkann. Il garantire assistenza sanitaria a tutti i cittadini a prescindere dal ceto sociale si chiama civiltà, non è nemmeno questione di destra o sinistra. Diciamo che, se voleva dare due bottea a chi le tasse le paga, la metafora scelta è stata parecchio infelice. Lei, così entusiasta del governo della pulizia tecnica di Mariotto Smonti da plaudirne ogni porcata, è troppo impegnato a dare gli ultimi esami da servo dei servi, a studiare da Billy Boy, per rendersi conto che si sta autofottendo e con lei il PD. I suoi compagni di partito dovrebbero sospenderla per eccesso di ribasso. Gli elettori di sinistra sono si coglioni e tafazzisti ma prima o poi potrebbero svegliarsi, magari sotto il rumore dei carrarmati e ricordarsi dei collaborazionisti. Intanto, cortesemente, già che ci siamo, mi ridia i voti che le  ho dato in passato.
* E’ la definizione di mercato del grande economista Federico Caffè.

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