Magazine Racconti

Punti di (s)vista

Da Andrea Venturotti

“Non c’è peggiore sordo di chi non vuol sentire,
tu pensa a chi non sente e poi ne vuol parlare.”

(Ligabue – Caro il mio Francesco)

Tutti giudici a sentenza emessa, tutti allenatori a partita finita. Tutti santi con i peccati degli altri, tutti bravi a puntare il dito quando a sbagliare non sono loro. Tutti critici quando a creare sei te, tutti hanno ragione dal loro punto di vista.

Quante volte si sbaglierà nella vita è difficile da prevedere, è più facile indovinare che, per la maggior parte delle volte, sarai solo. Sarai solo perché sono tutti bravi a darti contro, a darti torto. Subito pronti ad accusare con le solite frasi di circostanza del tipo “te l’avevo detto” o come “io al tuo posto non avrei fatto così”. Ad azione compiuta è fin troppo facile parlare, prendere posizione a fatto compiuto è una passeggiata. Alcuni addirittura hanno il coraggio di “insegnarti” la lezione quando ormai l’hai già imparata da solo. Come quando ti rivelano il finale di un film che hai già visto. A forza di sbagliare potrei scrivere un libro con tutte le cose che ho imparato, con i “consigli” degli altri ovviamente. Ma l’unica cosa che ho veramente imparato è che, alla fine, la gente avrà sempre da ridire. Qualsiasi cosa tu faccia: sia che tu faccia del bene, sia che tu faccia del male. Nel primo caso ti criticano dicendo che lo fai per interesse, per secondi fini; nel secondo caso, invece, sei il classico stronzo. Allora ho capito che, tanto vale, è meglio fare quello che si vuole, quello che riteniamo giusto per noi stessi. Perché, a prescindere dal torto o dalla ragione, non esiste un’unica verità universale. Tante volte nemmeno tu sai quale sia la tua, perché in molti casi sono sempre gli altri a “scegliere la tua verità”. Quindi, più che di verità, si parla di punti di vista, perché ognuno la vede a modo suo. C’è il punto di vista dello spettatore e quello del protagonista e la differenza è semplicissima: il primo giudica quello vede o che, nella maggior parte dei casi, sente; il secondo ha le sue motivazioni e le sue ragioni che lo spingono a fare, o non fare, una determinata cosa. Motivazioni e ragioni che lo “spettatore” non conosce ma, nonostante ciò, sempre pronto ad emettere il suo giudizio.

Questo è un piccolo consiglio rivolto a tutti quelli che danno troppo peso alle parole della gente. Anch’io ero così, poi ho smesso. Ho smesso perché tanto le persone parleranno sempre e comunque. Lasciateli parlare, perché l’unica cosa che conta è la vostra coscienza: se siete in pace con voi stessi, sarete in pace col mondo.

Preoccupati più della tua coscienza che della tua reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è quello che gli altri pensano di te. E quello che pensano gli altri di te è problema loro.”

Charlie Chaplin

© Copyright A Free Word – Rif 2015

11004444_760391027390101_302120112_n


Tagged: AFreeWord, allenatori, Charlie Chaplin, coscienza, critici, giudici, protagonista, punti di (s)vista, reputazione, Rif, spettatore


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :