Mi imbatto spesso in studenti (e non solo) che con l’aria tra lo stupito
e il canzonatorio si rivolgono a me con domande del tipo ‘ma lei che è
laureato in Fisica e la insegna come fa a credere in Dio?’
Alle volte mi chiedo com’è possibile che la maggior parte dei giovani (e
in generale dei miei contemporanei) sia diventata così agnostica o atea.
Molti
sono convinti che la Scienza abbia dimostrato che Dio non c'è. Ma quando
dico che è facile provare che qualcosa esiste ma molto più difficile e
alle volte impossibile dimostrare che non esiste, i miei interlocutori
rimangono perplessi e un po’ increduli.
Gli uomini di oggi, soprattutto
tanti tra quelli che si definiscono ‘scienziati’, sono più disposti a
dar credito a ipotesi del tipo ‘ci sono infiniti universi e quindi infinite
copie di noi stessi’ anziché all'affermazione ‘Dio esiste’. Eppure
oltre a motivazioni di carattere logico e filosofico, sono convinto che
fatti che costituiscono indizi dell’esistenza divina ce ne siano tanti,
mentre ad esempio non si è a conoscenza di prove che confermino la
realtà di un numero infinito di universi. Si ricorre a questa ipotesi
estrema perché pressati dall’evidenza logica che il ‘caso’ non può aver
creato l’esistente, soprattutto la vita, almeno che esso non abbia avuto
modo di giocare innumerevoli volte su infiniti tavoli da gioco, quindi su infiniti universi.
Il fatto è che se si dichiara di non credere in Dio ci si sente più moderni,
all’avanguardia e in linea con i dettami della scienza contemporanea,
concepita illusoriamente come massima autorità. Come se avere fede
fosse perciò sinonimo di ignoranza o stupidità. Non si riflette sul
fatto che le teorie scientifiche sono spesso costruzioni umane approssimate e
provvisorie, approssimate - perché la conoscenza ‘perfetta’
dell'esistente è al di là della nostra portata per limiti nostri e per
quelli imposti dalla realtà stessa nella sua essenza, come insegna ad
esempio il Principio di Indeterminazione - e provvisorie - in
quanto trattano casi particolari di situazioni più generali
'comprensibili' solo con teorie più raffinate che devono ancora essere
inventate e che molto probabilmente forniranno un modo diverso di
interpretare la realtà (la teoria della Relatività e la Meccanica
Quantistica che hanno sostituito la Fisica classica Newtoniana sono
state un esempio di tutto ciò).
Si è passati dalla necessità metodologica che ha la scienza nel
cercare le leggi della natura senza semplicisticamente rapportare tutto
al divino, così come invece facevano gli uomini preistorici, ad una
assolutizzazione ontologica, negando del tutto l'esistenza del
soprannaturale. Insomma, invece di ammettere la possibilità di cause
oltre che naturali anche extranaturali, metafisiche, e quindi al di là
dei metodi di indagine della fisica, le si nega aprioristicamente,
facendo così un discorso simmetrico e opposto rispetto a quello
esclusivamente spiritulistico degli uomini primitivi.
Come ho detto sono persuaso che motivi per credere nell'esistenza di Dio ce ne siano tanti, basterebbe guardare alla stessa realtà naturale senza prevenzioni e paraocchi per scorgere in essa la bellezza e l'armonia che il caso non avrebbe mai potuto creare.
Io penso che in realtà ci sia qualcosa di inespresso, di profondo e di problematico nel rifiuto di credere in
Dio. Somiglia tanto ad un ripudio della figura paterna. E' come se il concetto del divino sia rapportato solo a quello di
qualcuno che impone delle regole di comportamento contro cui bisogna
quindi ribellarsi. Ma pensare che si possa vivere senza un’autorità che
stabilisca delle leggi è utopico e illusorio e cozza con l'andamento
della vita stessa che invece continuamente ci riporta al fatto che
l’esistenza ha dei confini, delle regole e dei contorni ben precisi e
invalicabili.
Ne deriva quindi il paradosso che si rigetta Dio perché è concepito come Colui che limita.
Ma già limitata di suo è la nostra esistenza! E non si riconosce che, al
contrario, il credere in Lui porta ad una espansione e ad un
arricchimento della vita verso confini inimmaginabili e assolutamente insperati!