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"Pupetta, il coraggio e la passione", la nuova fiction con Manuela Arcuri da stasera su Canale 5

Creato il 06 giugno 2013 da Nicoladki @NicolaRaiano
"Assunta Marico, detta Pupetta, si dichiara innocente o Colpevole?". "Innocente, Vostro Onore!". Inizia così la storia di Pupetta, tra amore, coraggio, colpe e vendetta. Perché Pupetta Marico è colpevole, colpevole di essere nata femmina in una famiglia napoletana del secondo dopoguerra.
Da stasera, giovedì 6 giugno in prima serata Manuela Arcuri è la protagonista di "Pupetta, il coraggio e la passione", la nuova fiction di Canale 5.
SINOSSI
Pupetta è colpevole, da ragazzina, di aver assistito alla morte di un fruttivendolo e di aver provato a raccontare la verità, opponendosi, così, allo strapotere di Don Vitiello (Tony Musante), il boss di quartiere che, per fare in modo che non parlasse, l’ha fatta rinchiudere in un collegio femminile, non molto diverso da una prigione. Colpevole, da adulta, di aver rifiutato il matrimonio con Don Vitiello preferendogli, ironia della sorte, Michele De Nicola (Massimiliano Morra), nipote di quello stesso fruttivendolo che era stato ucciso dagli sgherri di Don Vitiello. E l’amore per Michele amplifica la colpa di Pupetta perché il ragazzo, in prigione per aver tentato di fare giustizia, è diventato il pupillo di Don Gaetano Palumbo (Luigi De Filippo), il capo dei Mercati Generali e di cui Don Vitiello vorrebbe prendere il posto. Il sentimento che unisce Pupetta e Michele è assoluto e sembra più forte di ogni ostacolo.
Più forte delle insidie di Fatima, l’usignolo di Napoli (Eva Grimaldi), che, dopo essere diventata la moglie di don Palumbo, non ha rinunciato all’idea di avere Michele tutto per sé. Più forte di Don Luigi Vitiello, che non ha mai accettato l’idea di aver perso Pupetta e di non essere riuscito a mettere le mani sui Mercati Generali. Solo la morte avrebbe potuto mettere fine all’idillio tra i due innamorati, ed è per questa ragione che Don Vitiello pianifica con Fatima, e con l’aiuto di un commissario corrotto, l’esecuzione di Palumbo, lasciando ricadere la colpa su Michele. La verità, però, viene pericolosamente a galla e Don Vitiello decide di uccidere a sangue freddo anche Michele, suo eterno rivale. Che cosa farebbe una donna sola e con un figlio in grembo destinato a crescere senza padre? Si sarebbe arresa, perché la camorra è più forte, e perché gli uomini sono più forti delle donne. Ma Pupetta Marico decide di non arrendersi, impugna un’arma e, durante una violenta sparatoria, uccide Don Luigi Vitiello.
NOTE DI REGIA
Sono rimasto affascinato dalla figura di Pupetta Maresca, questa giovane donna che, a metà degli anni ’50, periodo ancora buio per l’emancipazione femminile, ha avuto il coraggio di ribellarsi e fronteggiare la violenza e lo strapotere maschile, sia in ambito familiare che nella vita. In un ambiente sociale dominato dalla camorra, ho cercato di raccontare questa storia, liberamente ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti, con un ritmo e una passione da dramma popolare, senza strappi né finti americanismi. Rispettando la tradizione del nostro cinema migliore, il neo-realismo, mi sono ispirato al “bianco e nero” dei nostri maestri fra i quali, ne ricordo uno fra tutti, Francesco Rosi, che raccontò la sua Napoli, schiacciata dal potere criminale e spietato della camorra, nel suo bellissimo film d’esordio “La Sfida” e, più tardi, con “Le mani sulla città”, opere di grande impegno morale e civile. (Luciano Odorisio).
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