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Quaderni Satyagraha: il nuovo numero

Da Nesti

La Nostra Scuola è il Mondo intero…

I Quaderni Satyagraha, Centro Gandhi Edizioni (Pisa) propongono un nuovo numero dal titolo:  LA NOSTRA SCUOLA E' IL MONDO INTERO. Storie di Migrazione e di Inte(g)razione a cura di Cristiana VETTORI, con la Presentazione di Rocco ALTIERI, Direttore dei Quaderni SATYAGRAHA, con il contributo teorico di Laura TUSSI e Antonio LOMBARDI ed interventi di Linda BIMBI, Sergio BONTEMPELLI, Gabriele PARDO e molti altri…
 
Per tutti i dettagli:
http://www.peacelink.it/pace/a/34258.html
http://www.pisanotizie.it/news/rubrica_20110627_nostra_scuola_mondo_intero.html

Quaderni Satyagraha: il nuovo numero

La nostra scuola è il mondo intero – Storie di migrazione e di inte(g)razione
a cura di Cristiana Vettori
, presentazione di Rocco Altieri – Centro Gandhi Edizioni – Pisa

Quaderni Satyagraha: il nuovo numero

Per fortuna non ci sono solo aspetti di violenza, esclusione e xenofobia nella società italiana: ne è testimonianza l’ultimo numero dei Quaderni Satyagraha, edizioni Centro Gandhi, dal titolo “La nostra scuola è il mondo intero – Storie di migrazione e di inte(g)razione” a cura di Cristiana Vettori, con la presentazione di Rocco Altieri, direttore della rivista. Il libro si articola in varie parti, la prima delle quali è dedicata alle storie di vita degli studenti del corso serale dell’Istituto Professionale “G.Matteotti” di Pisa, giovani adulti che provengono “dal mondo intero”: ben 18 sono, infatti, le nazionalità rappresentate nel libro, che non esauriscono peraltro tutte quelle presenti nella scuola e nel corso serale in particolare. Il titolo rimanda volutamente a un duplice significato: non solo la presenza nella scuola serale di culture di quattro continenti (Africa, America Latina, Asia, Europa), ma anche la vocazione a un insegnamento aperto all’orizzonte di tutti, che riecheggia l’aspirazione internazionalista e pacifista dei lavoratori e degli esuli di fine ottocento: “Nostra patria è il mondo intero” recita lo stornello della canzone scritta da Pietro Gori (1865-1911). E le storie raccolte dimostrano come, attraverso luoghi di accoglienza e di integrazione quale è la scuola pubblica con i corsi serali per adulti, sia possibile percorrere strade nuove di realizzazione personale  e di solidarietà sociale. Le sezioni successive del libro presentano il punto di vista dei docenti del corso serale e degli operatori delle associazioni che lavorano con i migranti nel campo dell’educazione, dell’alfabetizzazione e della tutela dei diritti, con gli interventi dei rappresentanti di “El Comedor Estudiantil Giordano Liva onlus”, del progetto “Scuola e volontariato in Toscana” e di “Africa Insieme”. L’ultima parte infine comprende due contributi teorici di grande rilievo: il saggio di Laura Tussi, impegnata nel campo dell’intercultura e della sperimentazione didattica, e lo studio di Antonio Lombardi, educatore e mediatore dei conflitti, che mette a confronto l’Analisi Transazionale e la formazione alla nonviolenza. Si tratta quindi di una pubblicazione che affronta il problema da vari punti di vista: alle brevi narrazioni biografiche in cui i vissuti personali prendono forma in modo lieve, discreto, con un pudore che è rispetto per l’altro, rimandando continuamente alle vicende dei paesi d’origine, aiutando il lettore a conoscere luoghi e fatti non sempre noti e spazzando via tanti diffusi luoghi comuni, si affianca un dichiarato intento “militante” in difesa della scuola pubblica e in particolare dei corsi serali la cui stessa esistenza è minacciata dai tagli di spesa e da una politica di drastico ridimensionamento dei servizi rivolti alle fasce più deboli della società. Ma lo sguardo si allarga poi alla riflessione sulle politiche di integrazione – o potremmo meglio dire interazione, per sottolineare il piano di parità in cui si debbono impostare i rapporti tra italiani e migranti – nonché sul significato e sul modo di fare scuola ad adulti stranieri, per arrivare ad una analisi generale  dei concetti di intercultura e nonviolenza nella direzione del pensiero di Aldo Capitini che profeticamente affermava ormai più di quaranta anni fa: “Ogni comunità vive nell’orizzonte di tutti, e perciò non è troppo grande ed è collegata federativamente. Ma se vi sono spostamenti di genti, esse non sono da sterminare, ma da accogliere, tenendo pronte strutture e provvedimenti che rendano possibile questa apertura”.

LE DIFFICOLTA’ DELL’INTE(G)RAZIONE. L’accoglienza delle culture di Laura Tussi | http://www.youtube.com/lauratussi

Quaderni Satyagraha: il nuovo numero

L'Occidente sta affrontando l'arrivo di cittadini provenienti da luoghi diversi del nostro pianeta, che chiedono di restare per lavorare e per condividere un benessere economico, sociale, politico, dove il susseguirsi delle migrazioni, prima di nostri connazionali provenienti dal sud d'Italia e, attualmente, di cittadini che giungono dal Marocco, dalla ex Jugoslavia, dalle Filippine, dalla Cina, ha contribuito in modalità determinante a portare ricchezza economica e culturale. La convivenza tra culture e popoli diversi non costituisce solamente uno scambio pacifico e sereno, perché il mondo trasuda anche violenze e ingiustizia, dove la povertà e la ricchezza sono giustapposte in un connubio di delinquenza e criminalità, per cui alcuni sono costretti a vivere in condizioni di estrema indigenza e l'arroganza e la volgarità umiliano i più deboli con contrasti e scontri anche violenti. Il fenomeno migratorio nel nostro Paese risulta consistente e strutturale e con urgenza si dovrebbero disporre tutti gli strumenti necessari per affrontare e gestire non solo l'ingresso di molteplicità di immigrati, ma soprattutto la loro permanenza, garantendo civile e dignitosa accoglienza e reali possibilità di integrazione, anche se, in realtà, le istituzioni stanno operando con strumenti poco efficaci e gli immigrati sono lasciati in una pericolosa ed ingiusta condizione di incertezza sui propri diritti e doveri. Il tema della multiculturalità si propone di favorire la conoscenza e il rispetto reciproco delle culture e offrire garanzie e strumenti per mantenere vivi i differenti patrimoni culturali. Il contatto con la diversità, anche se tra molte circostanze difficili, genera voglia di conoscere e sollecita maggiore attenzione e rispetto per le altre culture, ma certamente la costituzione di una società multiculturale sembrerebbe ancora un ambizioso obiettivo, in quanto si prospetta difficile la convivenza tra culture diverse e differenti gruppi etnici, evitando il rischio di pericolose reazioni di intolleranza. La ricerca della difesa delle diversità culturali, linguistiche, di censo, di sesso, etniche ed altro, come indicato nelle costituzioni della maggior parte degli Stati democratici è una causa legittima, nella motivazione a perfezionare la tutela delle diversità e del multiculturalismo che è fortemente radicata nella storia dei diritti umani dalla rivoluzione francese, riconoscendo ad ogni persona pari dignità e il diritto di vivere liberamente secondo la propria ragione. Le diversità etniche sono considerate motivo di arricchimento anche da una visione sociale ed economicista della comunità, dove l'arricchimento appunto è concepito come crescita valoriale per cui le diversità costituiscono fattori di evoluzione economica, sociale e culturale. Di fronte alla realtà immigratoria nel nostro Paese che si presenta in tutte le sue complessità, si prospetta l'urgenza di diffondere maggiori informazioni, di aprirsi alle nuove culture, come primo approccio verso una società multietnica e multilaterale, tramite un interscambio relazionale che possa arricchire e divenire un antidoto efficace all'intolleranza, all'emarginazione e al razzismo. Il rispetto di tali differenze storiche, economiche e di civiltà sarà effettuabile costruendo un terreno sociale e comunitario scevro di pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi, creando le premesse per l'accettazione e la valorizzazione cosciente delle inevitabili e imprescindibili differenze tra esseri umani. Le scelte educative determinano il futuro di una comunità, dove la qualità delle persone costituisce una questione centrale del domani, nei problemi posti dall'introduzione della tecnologia, in tutti i campi dell'attività umana, dallo sviluppo economico disomogeneo e selvaggio, dal degrado ambientale, conseguente alla dissennata incentivazione dei consumi, con l’accentuarsi dell'ingiustizia sociale e dei conflitti, che pongono le nuove generazioni in una condizione determinante per il futuro di tutte le persone. L'educazione all'accoglienza, all'accettazione del diverso, all'antirazzismo, al rifiuto della discriminazione costituiscono il cardine indispensabile su cui si modificherà una società che riesca a coniugare la pacifica convivenza e il rispetto reciproco, attraverso la ricerca di soluzioni adeguate per arginare gli squilibri contemporanei. Risulta necessario porre grande attenzione al mondo della scuola, luogo istituzionale dove viene esercitata l'azione educativa delle comunità in modo organico e direttivo, alla famiglia e ai massmedia che contribuiscono alla coscientizzazione verso i problemi sociali. La scuola deve offrirsi garante di un clima di dialogo tra culture e religioni, nell’interscambio reciproco di mentalità e punti di vista interagenti, aprendo così ai diritti umani di Pace, solidarietà, accoglienza, comprensione, felicità, oltrepassando le barriere caratteriali, i limiti culturali, i muri imposti dalle tradizioni locali, dai tabù, da pregiudizi e stereotipi per creare nuclei di umanità aperti al cambiamento ed al confronto dialettico, a partire da un’educazione scevra di incomprensioni, intolleranze e razzismi, dove l’altro divenga fonte di arricchimento e crescita culturale reciproca, senza prescindere dalla conflittualità interna ai gruppi, che ben gestita scaturirà nel dialogo tra le parti. La necessità di elaborare una pedagogia interculturale è sorta in seguito all'ingresso nella scuola di persone appartenenti ad altri paesi, apportatrici di diversità, conflitti interni, divergenze, da gestire e veicolare in atteggiamenti aperti e propensi al confronto, al dialogo e all’interscambio reciproco, a partire da supporti didattici di educazione alla pace e alla valorizzzazione delle differenze, nella comprensione del significato del ruolo della scuola come garante del dialogo tra culture e religioni, nella mediazione del conflitto, per apportare un'etica dell’accoglienza nella società, in un momento storico di transizione dove, al contrario si avverte la crisi profonda del confronto e del dialogo interculturale ed interreligioso, che costituiscono strumenti culturali e transculturali per andare oltre le discriminazioni e i razzismi. Il gioco tra autoctoni, immigrati, istituzioni e massmedia è complesso e si presenta facile il passaggio dall'accettazione al rifiuto, dall'indifferenza all'insofferenza, in quanto una profonda instabilità è propria delle relazioni umane e sociali, comportando una forte carica emotiva, ma anche innovativa. Il gioco simbolico ed emotivo è ancora più instabile e mutevole nel rapporto con l'immigrato e proprio per questo motivo l'instabilità e la volubilità dell’individuo e del gruppo sociale necessitano di trovare un supporto nelle istituzioni, che devono essere in grado di esprimere norme stabili e certe, frutto di un'approfondita conoscenza delle realtà attuali. L'Italia acquisisce tardivamente la coscienza di essere Paese meta di flussi migratori e solo negli anni ‘80 le amministrazioni pubbliche affrontano il problema dell'inserimento sociale dei migranti e la conseguente educazione dei loro figli. Il contenuto delle circolari ministeriali proclama ufficialmente che l'obiettivo primario dell'educazione interculturale si delinea come promozione della capacità di convivenza costruttiva in un tessuto sociale multiforme, che comporta l'accettazione e il rispetto del diverso e il riconoscimento dell'identità culturale nella ricerca quotidiana del dialogo, della comprensione e della collaborazione, in una prospettiva di arricchimento reciproco, nel valore della diversità generale come concetto da difendere e comprendere nel doppio versante dell'educazione interculturale, nell'affrontare e analizzare il problema degli studenti appartenenti a provenienze diverse e nella necessità che anche la scuola elabori le strategie capaci di affrontare i grandi mutamenti che caratterizzano la nostra epoca, in un policromo mosaico di popolazioni, lingue, culture, progetti, rappresentazioni reciproche di scambi e conflitti, interazioni e dialoghi. | Laura Tussi, Istituto Comprensivo via Prati, Desio (Monza e Brianza)


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