Magazine Cultura

Qualcosa che disturbi, grazie

Da Marcofre

area priamar savona

Quando mi sono trovato nella necessità di preparare il post annunciante urbi et orbi l’uscita di “Cardiologia”, mi sono trovato nella necessità di spiegare il messaggio. Di scrivere qualcosa affinché i lettori capissero che cosa mi ero ripromesso di fare scrivendo quelle 11 storie. Lì scrivevo (tanto per cambiare), che non desideravo insegnare, né educare. Credo che sia venuto il momento di spiegare un po’ il senso di tutto questo mio farneticare.
Come? Non importa un fico secco a nessuno? Pazienza…

Facciamo finta che…

Facciamo finta di vivere in un mondo dove la televisione (soprattutto certa televisione), ha la meglio su tutto. E fa il suo lavoro, che consiste nel “mostrare i fatti”. Già qui ci sarebbe da ridire perché “i fatti” sono tali solo quando un giornalista dice: “Questo è un fatto. Ne parlo (oppure ci scrivo su un articolo)”.
Altrimenti? Altrimenti i fatti non ci sono. Non esistono.
E facciamo finta che i fatti mostrati, siano solo quello: una serie di eventi, il cui fine pare essere di evocare o rabbia, oppure impotenza.
Come dici? Che tutto questo già accade? È vero, accidenti!
E in tutto questo, quale potrebbe essere il ruolo del povero autore che, non contento della sua condizione già meschina, si auto-pubblica (quindi: il più miserrimo tra gli esseri umani)?
Vediamo: adeguarsi. Fare dell’intrattenimento. O dell’educazione. Oppure…

Dentro il mistero


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