Magazine Ebusiness

Quale è la tua storia preferita?

Da Iwebdesigner @Iwebdesigner_it

Quale è la tua storia preferita? Pensa alla tua storia preferita, quella che magari ti raccontavano quando eri piccolo per farti addormentare o quella di terrore che raccontavi agli amici intorno al fuoco serale; pensaci e dimmi il perché è la tua storia preferita; cosa la rende unica? Perché ti appassiona? Perché ti fa ridere o piangere? Perché ti senti vicino al protagonista?

Le storie sono ricche! Sono ricche di un sacco di dettagli, sfaccettature che vengono recepite da noi attraverso i sensi, attraverso il nostro cervello; le storie non attivano solo una piccola parte della nostra mente, anzi! Le migliori storie sono in grado di attivare diverse aree del nostro cervello, anche quelle adibite alle decisioni istintive; non siete convinti? Pensate i racconti non riescano ad arrivare così in profondità? Bhe avrete sicuramente ascoltato, una volta nella vostra vita, una storia di terrore, una storia cosi raccapricciante che vi ha fatto drizzare i peli sulle braccia?! Ecco appunto questa storia è riuscita ad arrivare alle parti profonde del vostro cervello.

Ma cosa succede al nostro cervello mentre ascoltiamo un racconto? 

storia-di-un-brand

La nostra mente elabora i suoni della storia, elabora i suoi aspetti visivi come il colore del testo o le immagini che la accompagnano, il cervello immagina ed elabora gli ambienti e le scene dove il racconto si dipana, vengono generate, mentre ascoltiamo o leggiamo, delle risposte emotive come risate, rabbia, frustrazione, gioia, tutte emozioni che nascono da un semplice racconto

Simpatia ed Empatia

Le migliori storie ti fanno sentire come se fossi il personaggio principale, ti fanno immergere totalmente in essa e provare emozioni particolari; nel 2004 Tania Singer ha condotto una ricerca e ha analizzato cosa succede al nostro corpo quando proviamo paura, collegando alcuni volontari ad una macchina a risonanza magnetica. Grazie a questo esperimento Tania ha scoperto che vi sono due aree del cervello dedicate a trattare il dolore.

La prima area si occupa di capire da dove arriva il dolore e quanto intenso sia, la seconda area ha delle funzioni più sottili, volte a decidere come sperimentiamo il dolore e quanto esso sia sgradevole.

Dopo aver scoperto questo, ha portato il suo esperimento ad un altro livello, Tania ha chiesto ad alcuni partecipanti di leggere delle storie in cui i personaggi sperimentavano situazioni di dolore e li ha collegati alla macchina di risonanza magnetica.

Cosa pensate abbia scoperto?

Ha scoperto che la prima area, ovvero quella che determina da dove arriva il dolore e quanto intenso esso sia, era dormiente durante la lettura: se ci pensiamo in effetti la persona che sta leggendo o ascoltando una storia non prova alcun dolore e il cervello non riceve input a cui rispondere.

Tuttavia, la seconda area del cervello ha risposto! I volontari hanno elaborato il dolore e quanto potesse essere intenso, ma non hanno sperimentato il dolore stesso; non è esattamente la stessa cosa come vivere quello che il personaggio sta provando, ma ci si avvicina parecchio e spiega perché ci sentiamo vicini e proviamo empatia per le persone delle storie. Il nostro cervello prova a tenerci il più possibile in contatto con ciò che il personaggio sente, questo è importante per gestire i legami sociali nella vita reale e anche on-line.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog