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Quali autori leggere per imparare a scrivere?

Da Marcofre

Stephen King nel suo libro “On Writing” (da acquistare e leggere), scrive:

 ”Se volete fare gli scrittori, ci sono due esercizi fondamentali: leggere molto e scrivere molto. Non conosco stratagemmi per aggirare queste realtà, non conosco scorciatoie.”

Sino a qui immagino che sia difficile essere in disaccordo. Concentriamo la nostra attenzione sul “leggere molto”. Quali autori mettere sul comodino per leggerli fino allo sfinimento (o quasi)? Non è facile rispondere. Ammesso che si abbia del talento, occorre capire come scrivere qualcosa che riesca almeno ad attirare l’attenzione.

All’inizio pretendere di più è ridicolo; e sognare la pubblicazione presso una casa editrice è grottesco.
Come ho già spiegato in passato, adoro i classici: Tolstoj, Dickens e Dostoevskji sono nel mio personale Olimpo, e quando rileggo qualcosa di loro è come tornare a casa. Sento odore di cose buone.

Però i gialli aiutano: consiglio di dare un’occhiata a quelli di Georges Simenon, e alle inchieste del commissario Maigret.
Per quale motivo? Direi: dettagli. Poi: atmosfere. Infine: sono racconti di dimensioni contenute e il prezzo è accessibile.

Cogliere i dettagli, essere capace di renderli vivi sulla pagina è fondamentale. Descrivere un ambiente, un luogo riuscendo a consegnare al lettore non un elenco di oggetti, ma la fisicità delle cose (nemmeno tutte attenzione: non si fa l’inventario del salotto, ma narrativa), è una scommessa dura da vincere, eppure entusiasmante.

Soprattutto non seguirei troppo le mode, e cercherei piuttosto di esplorare. Non scegliere solo autori simili tra loro, ma anche quelli che sono distanti (non solo perché stranieri), dal mio modo di vedere la realtà.

Ad esempio, da un po’ di tempo i nordici sono tra le mie letture predilette. Però si tratta spesso di autori sconosciuti al pubblico, ma a mio parere di eccellente caratura.
Non bisogna mai farsi bloccare da alcuni pregiudizi quali: la mole (del libro, e di cosa altrimenti?). La scrittura difficile.

Simenon ha un modo di scrivere perfetto: semplice, molto pratico. Occorre seguire questa strada, sempre? No. Adoro Thor Vilhjálmsson, uno scrittore islandese che molti abbandonano dopo 10 pagine. Anche io ho percepito la difficoltà della sua scrittura.

Tuttavia ho pensato che potesse essermi di aiuto, e ho proseguito. Non ho mai detto a me stesso: “Ehi, ti deve piacere” ma: “Vediamo la prossima pagina”. Nessun sentimento di sfida ma la volontà di leggere storie che non potrò mai scrivere. Capire (o almeno provarci), l’uso della lingua che fa l’autore, e magari (magari), riuscire in qualche maniera a spremere qualcosa pure per me.

È come una scalata: viene il momento di fare sul serio, di misurarsi non con la parete della palestra, bensì con quella di roccia. Allora si riesce a capire quali possono essere i propri limiti, e potenzialità.


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