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Quando Charles Poletti ritornò in Italia (1947)

Creato il 14 giugno 2012 da Casarrubea

Charles Poletti, capo dell'Amgot (GMA)

Charles Poletti, capo dell’Amgot (GMA)

Dopo le elezioni del 18 aprile 1948 due vecchi amici si incontrano. Non si vedono da tempo perchè le vicende della guerra prima e gli anni difficili della ricostruzione dopo, lo hanno reso impossibile. Uno si chiama Epifanio Aiello, è nativo di Partinico ma abita a Terrasini. Di professione fa l’ autista. L’altro Giuseppe Imbrociano.  E’ domiciliato presso la locanda Andolina di Palermo e fa il meccanico.

Aiello ha una smania dentro, una sorta di peso di cui forse si vuiole liberare con un amico che conosce dal 1929. E così si combina l’incontro. Avviene a Palermo nei pressi del palazzo del Genio civile. Non è un evento casuale. Sia per quell’urgenza, quel peso, sia anche perchè l’Aiello è un monarchico vicino alle posizioni  del principe Alliata. L’amico è un militante comunista, già dalla fondazione del Pci a Livorno, antifascista condannato al confino dal regime di Mussolini nel 1941-‘42.

Scheda biografica di Imbrociano compilata dai questurini fascisti per il suo confino a Pisticci

Scheda biografica di Imbrociano compilata dai questurini fascisti per il suo confino a Pisticci (Archivio Casarrubea)

Aiello ha un mandato: “tentare di indurre i dirigenti del Pci ad incontrarsi con il bandito Giuliano che, tradito dai partiti e dagli uomini politici che aveva appoggiato nelle elezioni del 18 aprile, voleva fare qualche cosa per cancellare il suo passato”. L’Imbrociano promette di parlare della proposta con gli esponenti comunisti. Strada facendo Aiello si apre a confessioni più personali: dice di essere stato uno degli autisti del camioncino utilizzato per la strage del 22 giugno 1947 e per l’assalto contro la sede del Pci di Borgetto e aggiunge “che alla vigilia della strage di Portella della Ginestra il colonnello Poletti fece pervenire a Giuliano, tramite alcuni uomini politici, una lettera nella quale incoraggiava il bandito a quella impresa [terroristica]  assicurandolo di un sicuro rifugio negli Stati Uniti sotto la sua protezione, e precisando infine che una nave americana l’avrebbe rilevato al largo delle coste siciliane, così come era stato fatto per altri elementi della banda”.

Consapevole della gravità delle affermazioni il dirigente comunista si reca qualche giorno dopo presso la sede del Blocco del Popolo, in piazza Bologni, a Palermo, dove riferisce la notizia a Pompeo Colajanni. Questi lo invita a ritornare in quanto avrebbe dovuto parlare con gli altri dirigenti del Pci. La risposta è che l’Aiello si consegni alla giustizia. Ma non accade nulla e quando il processo di Viterbo è in pieno svolgimento, l’Imbrociano, avendo letto sui giornali le notizie clamorose emerse dal dibattimento sui mandanti di quella strage, il 3 novembre 1951 torna alla sede del Blocco del Popolo per incontrare il senatore comunista Girolamo Li Causi. Questi gli suggerisce di mettersi a disposizione del magistrato.

E’ credibile questo racconto? A noi pare di sì in quanto l’interesse di Poletti nella vicenda di Portella trova un diretto riscontro non solo nel fatto che dopo le stragi di maggio-giugno diversi membri della banda fuggirono con documenti falsi in America, ma anche in un documento nel quale è riferito che l’ex capo dell’Amgot (Governo militare dei territori occupati dagli angloamericani), tornò in Italia nel 1947 per assicurare, per conto del governo statunitense, gli aiuti necessari se si fosse costituito un fronte unitario di lotta contro il pericolo comunista.

La domanda che ci si pone è: – perché il Pci, e Togliatti in prima persona, che ben conosceva il grave rischio che correva la democrazia italiana per il rafforzamento delle formazioni paramilitari anticomuniste nel Nord-est della penisola, sulla costa Adriatica e in Sicilia, non fecero nulla per impedire che questo accadesse? Vollero evitare la guerra civile o, più semplicemente, accettarono, obtorto collo, i patti della conferenza di Yalta e quindi la consegna dell’Italia al blocco occidentale?

NB.: I documenti relativi al caso Imbrociano-Aiello si trovano in copia digitale presso l’Archivio Casarrubea, al fondo Giuseppe Imbrociano, grazie alla donazione da parte del figlio.


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