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Quando le compilation avevano le tette

Creato il 19 giugno 2013 da Danielevecchiotti @danivecchiotti

All’inizio degli anni ’70, epoca in qui l’ideologia hippy, il flower-power e le teorie (ma soprattutto le pratiche) sull’amore libero uscirono dalle comuni ed invasero il pensiero mainstream, contaminandosi con la moda, il corpo ed il sesso divennero protagonisti di scenari che li avevano visti rimanere, fino ad allora, dietro le quinte. Le sale cinematografiche furono sommerse da una lunga ondata di commedie sexy e drammi a tinte erotiche, e anche la discografia cercò in qualche modo di adeguarsi.

Fu così che, per la prima volta, le tette comparvero sulle copertine degli LP.

Con le vendite dei 33 giri in calo – già si parlava di crisi del disco, senza neanche poter immaginare la tragedia scritta nei decenni a venire – gli editori pensarono di dare una rinvigorita alle “tirature” rendendo i vinili e i nastri Stereo8 più stuzzicanti grazie a splendide ragazze disinvolte che, con la scusa di promuovere le canzoni da spiaggia, si mostravano nature sulle compilations per l’estate.

In anni in cui ancora la pornografia era difficilmente fruibile, e con un comune senso del pudore ancora troppo alto per permettere sia ai ragazzi che ai signori sopra gli –anta di acquistare “Playboy” nell’edicola sotto casa, l’improvvisa comparsa nei negozi di dischi di questo meraviglioso connubio di pop-e-poppe rappresentò per molti maschi un po’ inibiti un’occasione da non perdere. Ti portavi a casa una donnina con le zinne al vento, ma poi la coscienza tornava tranquilla, gli equilibri venivano ristabiliti, quando, mettendo il disco sul piatto, la voce che usciva dalle casse era quella di Orietta Berti.
Non era poi così inusuale, all’epoca, vedere impianti hi-fi sistemati nelle stanze da bagno, e ragazzini che il Disco per l’Estate ’71 andavano ad ascoltarselo dietro la tranquillità di una porta chiusa a chiave.

Il sassofonista Fausto Papetti e la casa discografica (ne abbiamo già parlato qui) costruirono una vera e propria fortuna sui dischi con le curve e sulla magica commistione di sax & sex: le copertine delle Raccolte di Successi diventarono proverbiali, una vera e propria presenza fissa in tutti gli autogrill delle vacanze. In quegli anni, il sassofono alto era infatti un vero e proprio must nella cultura musicale di migliaia di virilissimi camionisti che sostituirono la donnina nuda appesa alla cabina di guida con quella dentro l’autoradio.

Era un’altra Italia, più bigotta forse, più democristiana, sessualmente ancora repressa e con tanta strada da fare in termini di modernizzazione. Ma ciò non toglie che rivedere oggi quelle ragazze col seno al vento in copertina riesce forse a scatenare un’eccitazione genuina e una decameroniana, appetitosa goliardia delle quali, abituati al porno ovunque, ci siamo dimenticati il piacevolissimo sapore.


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