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Quando le forme più semplici, danzando, creano sensuali ritmi. di Patrizia Calcagno

Creato il 08 maggio 2014 da Wsf

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Il 22 Febbraio è stata inaugurata la mostra di Matisse a Ferrara, nel suggestivo Palazzo dei Diamanti, titolando così: ” Matisse -La figura: la forza della linea, l’emozione del colore.

La mostra è articolata in ben 12 sale,trattando con un’ accurata precisione e sensibilità i cambiamenti artistici del pittore.

Si parte dalla formazione in accademia sullo studio del corpo nonché sui nudi, esponendo appunto i nudi in piedi, oltre che ritratti ed autoritratti. Matisse agli inizi della sua carriera, ancora acerbo ed incerto sulla delineazione del proprio stile, comincia a visualizzare e scomporre i corpi in volumi nelle tre dimensioni, andando ad enfatizzare il complesso con i contrasti cromatici, evidenziandone l’ inquietudine interiore.

Nella seconda sala, dagli anni Fauve al primitivismo, sono esposti dipinti audacissimi da cui emerge l’ evidente influenza dell’ arte negra che gli consentirà poi di rappresentare i corpi mediante una semplificazione delle forme. I due quadri più importanti che fanno voce e testimonianza della repentina ricerca di stile di Matisse sono il Nudo disteso con sciarpa bianca e Bagnante, con evidente abolizione della prospettiva. Inoltre,nei quadri cominciano ad essere protagonisti i colori che, vogliosi di rappresentare emozioni interiori, sembrano sprizzare fuori dalla tela per cui ad arginarli vi sono i contorni neri spessi.

La terza sala accoglie la scultura bronzea La Serpentina, utilizzata per studiare i corpi. Matisse prende ispirazione da una donna formosa e pian piano la disincarna, creando dei giochi di pieni e vuoti, assottigliandola. Inoltre, cominciano gli studi per la danza, abbozzi di prime strette di mani con tratti veloci, ombre grossolane che vogliono plasmare velocemente l’idea.

La quarta sala si anima di ritratti degli anni ’10, lasciando emergere attraverso maschere inquietanti, perfettamente in sintonia con il cubismo, l’essenza della fragilità e profondità spirituale. Matisse, talvolta, come nel quadro Margherite col cappello, lascia spazio al colore, senza argini né limiti di contorni, dando un’idea finale simile al non finito.

Nella quinta sala emerge la ricerca nel trovare un’integrazione tra natura e sfondo attraverso lo studio dei nudi di schiena. La scultura bronzea presente lascia intuire quasi che la colonna vertebrale sia un chiodo che attraversa la schiena così in profondità da dividere il corpo precisamente a metà, separando leggermente una parte dalla sua simmetrica.

La sesta e settima sala si soffermano sulla composizione pittorica di Matisse avvenuta a Nizza, con riferimenti ed influenze del mondo islamico, in particolar modo sullo studio di decorazioni e tendaggi volti all’effimero nei quadri, oltre che a donarne freschezza e sensualità.

Giungendo nell’ottava sala si ha un cambio momentaneo di scena, mettendo da parte i quadri e lasciando “parlare” un video riguardante uno stralcio di balletto de Le chant du Rossignol attraverso cui Matisse incentra i suoi studi circoscritti al movimento.

Una bacheca in vetro contiene un costume combinato da due colori e motivi geometrici, forza di sintesi e modernità.

La nona sala riprende con i quadri, raggruppando la sezione degli anni ’30 relativa alle ninfe e ai fauni in cui il nudo appare più rarefatto, con intrinseca chiave di lettura orientalistica. Via via Matisse si dirige verso la smaterializzazione,attribuendo al contesto un senso indefinito avvolto in un’atmosfera onirica con tanto di sensualità sublimata. Sembra quasi che ci sia un’inizializzazione verso l’astrazione.

La decima sala, nonché l’ultima sala che chiude il ciclo di quadri nella prima sezione strutturale del palazzo, tratta i motivi geometrici che creavano effetti decorativi andandosi a combinare con curve armoniche del corpo femminile.

Le ultime due sale vengono raggiunte oltrepassando un bellissimo giardino che lascia immaginare la neve in primavera con tanto di sole accarezzato sul volto, grazie agli ondivaghi movimenti dei soffioni.

Si giunge al termine con variazioni di tema che sottolineano il riavvicinamento al disegno come tecnica guida a causa di un intervento chirurgico che obbligò Matisse a passare la maggior parte del tempo disteso. Cominciano le sequenze che partono da un ritratto fino a giungere ad una semplificazione e cambio di stile simile ad un fumetto.

E’ una mostra intensa che vale la pena visitare. C’è tempo fino al 15 Giugno. Non mancate!

di Patrizia Calcagno


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