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QUANDO SAPEVAMO ASPETTARE ovvero DI COSE QUOTIDIANE

Da Vale
Paola oggi torno con il VdL e torno con Bichsel, di cui avevo già parlato la scorsa settimana.
E' un libro di racconti di una pagina e mezzo l'uno.
E' questo:
QUANDO SAPEVAMO ASPETTARE di P. Bichsel - comma 22 -
QUANDO SAPEVAMO ASPETTARE ovvero DI COSE QUOTIDIANE

Parte da questa considerazione Bichsel: perché un quarto d'ora prima di arrivare alla stazione ci si alza, ci si mette la giacca, ci si mette in fila al centro del vagone per attendere di scendere? 
Probabilmente perché non c'è niente che abbiamo imparato con tanto dolore quanto l'attesa...
Perché mi piace tanto Bichsel? Perché dalla sua osteria racconta le cose piccole, i minimi movimenti quotidiani. Le piccole figure (un racconto è intitolato E Paris Hilton? e un altro La lontana parente della Rosolinda), i piccolo avvenimenti (Mentre osservo il mio spiedo o ancora Mentre sistemo le cose per l'anno nuovo). Bichsel parte da un evento così sottile da parere effimero e poi si allarga, si allarga, ma sempre con l'umiltà del quotidiano. Alcuni racconti sono esemplari, uno (La festa dell'appartenenza) parla del salutarsi. Quanto facciamo meccanicamente questo gesto e quando è pregno di ricadute:
Mi piace salutare, e apprezzo molto il fatto di abitare in un piccolo posto, dove la maggior parte delle persone si saluta ancora oggi. Il gesto del saluto non significa solo che ho notato l'altra persona, ma è anche un gesto reciproco che segnala l'appartenenza a una comunità. Salutare ed essere salutati può portare un po' di calore nelle nostre grigie giornate. E' difficile che gli automobilisti ne abbiamo l'occasione. Il saluto è un privilegio del pedone.
Quanto queste parole mi fanno venire in mente l'Uno e il Due che all'uscita da scuola chiamano a gran voce i loro amici dall'altra parte della strada: EHI CIAO!! Alzando le mani, avendo condiviso le precedenti otto ore, ma con entusiasmo vero. E' sì senso d'appartenenza, quella bella, quella che protegge.
Vorrei citarveli tutti i racconti. Ma concludo con due. Il primo è Quando si ha fretta di capire:
Forse la capacità di ascoltare è più elevata di quella di capire. E forse noi siamo cattivi ascoltatori perché abbiamo sempre fretta di capire. E probabilmente è possibile ascoltare bene solo quando si tollera di non capire. 
Parlava in questo caso di una lettura avvincente in una centro per disabili...
L'ultimo è invece Aspettare mentre si è in fuga e parla proprio dell'attesa, del treno ad esempio e del Natale, da bambini e di come all'improvviso quell'ansia contagiosamente bella un giorno svanì. Ma lui è Bichsel e non ci lascia soli:
Vi auguro comunque un bell'alberello e la pazienza di restare seduti finché sulla parete della stanza ancora danzano le ombre e i riflessi delle candele che piano piano si spengono.




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