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Quando vestirsi di ridicolo diventa uno sport

Creato il 24 agosto 2011 da Taccodieci @Taccodieci
Quando vestirsi di ridicolo diventa uno sportPer ben tre settimane, tre, non ho frequentato la palestra.
A parte il fatto che non so se la seppur lievissima perdita di peso sia dovuta alla dieta che mi sto costringendo a fare, alla dissenteria che mi ha colpita al rientro dalla Turchia o più semplicemente al calo muscolare per la mancata attività fisica, in palestra ci dovevo tornare, assolutamente. Ho pagato un anno di abbonamento in anticipo, ricordiamo.
E poi vi mancavano troppo le mie figuracce sul runner, vero? Vi prego, almeno dite che vi mancavano, così diamo un senso a questa carrellata di ridicolo e mi sento un po' meno sfigata.
Lunedì sera vado in palestra.
In Turchia avevo acquistato, giusto per rendere più gradevole la ripresa degli allenamenti, un bellissimo paio di pantaloni tutti fitness simil Adidas neri e rosa. Quando li avevo infilati nel borsone mi ero sentita fichissima. Forse avrei dovuto provarli prima di acquistarli, dato che alla prova indosso il mio lato B risulta leggermente... come dire... "deformato", ma non rimango a sottilizzare sull'argomento e mi fiondo sul runner ripetendo il mantra "500 calorie, 500 calorie, 500 calorie...".
Solo una pulce nell'orecchio prima di entrare in sala cardio: "ma proprio oggi dovevo mettere il reggiseno senza spalline? Massì, mica ho novantanni e due borse dell'acqua calda sgonfie da reggere! Me lo posso ancora permettere!". Non sono una di quelle che in palestra indossano reggiseni superfitness per incementare il decoltè allo sterno.
Infilo gli auricolari ed inizio a correre.
Gesù, quanto mi mancava l'allenamento! La sensazione di espellere tutte le impurità assieme alle fiumane di sudore che mi escono da tutti i pori, i video stupidi su youtube mentre corro, indovinare che cavolo staranno facendo quelli di Paint Your Life trasmesso in loop su maxischermi senza audio...
Mi godo questa sensazione per circa 250 calorie finchè vedo che... passa un ragazzo guardandomi strano.
Inizialmente penso sia per via dei pantaloni, che a dirla tutta, ora che li riguardo, non mi stanno poi così bene.
Mi riconcentro su Paint Your Life. Passa un altro ragazzo e... mi guarda malissimo.
Forse questi pantaloni mi stanno peggio di quanto mi possa rendere conto. Forse questi pantaloni sono i peggiori pantaloni della storia, anzi sono così orribili che il mio cervello si rifiuta di farmi vedere quanto io sia realmente cessa in questo momento.
Vedo sbucare da un angolo un caro amico di FF, che visita la palestra assieme al trainer (il quale, tra parentesi, non mi ha più chiesto di uscire, per motivi che non so per certo ma che non faccio alcuna fatica ad immaginare).
Abbandono il runner e gli corro incontro. L'amico di FF mi saluta calorosamente ma... il trainer mi guarda malissimo ed a stento mi saluta. Io mi limito a pensare "gli uomini non sanno proprio accettare un no come risposta" e non me ne curo. Non faccio nemmeno in tempo a decantare i pregi della palestra all'amico di FF che il trainer lo rapisce per continuare il tour e carpirgli un abbonamento annuale pagato in anticipo.
"Che cafone", penso spavalda.
Torno sul runner e mi riconcentro sul labiale di Paint Your Life, finchè lo sguardo dei passanti diventa troppo pesante per essere ignorato.
"€[[h€[[@##°, ma che hanno tutti da guardare?!?!". Poi, all'improvviso, un angosciante dejà vu. Eh no, signori, non sono mica così stupida da ricascarci due volte! Io sono come i cerini: a me nessuno mi frega due volte, chiaro? Pensato questo tolgo con cipiglio battagliero gli auricolari dalle orecchie per evitare, come mi capitò qualche tempo addietro, di improvvisarmi inconsciamente soprano solista nel silenzio della palestra, con il solo accompagnamento di un ipod sentito ovviamente solo dalla sottoscritta.
Continuo a correre soddisfatta, schiena dritta e petto in fuori, ma senza l'effetto dopante della musica non è la stessa cosa.
Ben presto mi stanco di correre in queste condizioni e decido di spostarmi nella zona addominali per buttare giù un po' di kebab accumulati durante le ferie.
Stendo l'asciugamano sulla panca, mi ci sdraio sopra a pancia in su, mi guardo l'addominale quasi a dirgli "goditi i tuoi ultimi istanti di vita, lardo della malora!", ma l'insulto alla mia stessa ciccia mi muore in gola.
"Nooo, non è possibile. Nooo, non sta succedendo a me".
Mi guardo attorno e vedo che anche il mio vicino di panca mi sta osservando con aria tra il confuso e l'incredulo. Invece di arrabbiarmi o di pensare che sia un cafone, rilancio di un risolino isterico, scatto in piedi, afferro l'asciugamano e corro verso lo spogliatoio delle donne, con la precisa intenzione di barricarmi dentro un armadietto minuscolo stile Houdini e rimanerci fino al giorno del giudizio.
Indossavo infatti una bellissima canottiera rosa sfiancata, la mia preferita, ed il mio magnifico reggiseno senza spalline era sceso ad altezza ombelico.
Credo fosse accaduto già alle prime 10 calorie.
La Redazione

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