Magazine Diario personale

Quando viaggiavo con la Tirrenia

Da Giulia Calli @30anni_Giulia

Ma oggi lavori? – chiede mia madre su whatsapp

Perché non dovrei?

Perché domani è Ferragosto.

Ah, la beata ingenuità del genitore insegnante e dei suoi tempi estivi dilatati!

Alla Clinica non esiste il Ferragosto – le dico, già che non esistono nemmeno Natali, Pasque o domeniche. Se ti tocca, puoi essere presente in qualsiasi dei 365 giorni dell’anno. 

Quando ero piccola il Ferragosto voleva dire che le vacanze stavano per finire e la scuola avrebbe riaperto in un men che non si dica. Da quando lavoro il Ferragosto è una data perno su cui ruotano le ferie degli altri, lo spartiacque fra chi prende le prime due settimane di agosto e chi invece le ultime due. Il Ferragosto è il giorno della malinconia per i primi e dei sorrisi per i secondi. Poi ci sono anche quelli delle due settimane centrali, che a Ferragosto si sentono a metà cammino e si crogiolano fra il bicchiere mezzo pieno e l’altra metà vuota. 

Durante la mia vita da impiegata a Milano, facevo parte della categoria prima metà di agosto. Perché c’era il mio compleanno di mezzo e si ritornava sull’Isola con la nave Tirrenia. La prima parte della vacanza era una delle mie preferite, la fila delle macchine pronte a imbarcarsi al porto di Genova, il tramonto mentre la Janas si allontanava dalla costa ligure, la notte sui divanetti insieme ad altri emigrati di ritorno e vacanzieri, l’arrivo all’alba e l’attraversata on the road da Porto Torres fino al Campidano. 

porto di genova in agosto

il porto di Genova prima della partenza

tramonto estivo porto genova

il tramonto all’uscita del porto, l’inizio delle ferie

Ricordo la sensazione di incredulità la prima volta che ebbi delle ferie ufficiali, dopo un anno di lavoro nell’ufficio milanese in cui analizzavo dati e che mi faceva piangere la sera. Avevo lavorato così tanto, all’attivo un numero indefinito di straordinari non pagati, che quando finalmente arrivò il giorno di caricare le valigie in macchina e partire verso il porto di Genova mi sentivo in colpa. In colpa per avere delle ferie, per essere in procinto di prendermi un periodo di riposo. 

Non ho nostalgia di quei tempi, di quello stress da vita d’ufficio. Ma sì ho nostalgia di quell’inizio di vacanza, della sensazione di allontanarmi lentamente dalla terraferma per avvicinarmi ora dopo ora all’Isola e di vederla spuntare all’alba, quando gli ufficiali della Tirrenia ci svegliavano alle 5 del mattino per avvisarci che era ora di prepararci perché saremo arrivati a breve. Sentivo sciogliersi lo stress degli ultimi mesi e il corpo che chiedeva solo spiaggia, sole e pranzi in famiglia, da cui poi uscivo satura alla fine delle due settimane. 

Insomma, guardo le vostre pagine Facebook piene di calette dalle acque cristalline, aperitivi in spiaggia al tramonto e inni alla vita che sembra manifestarsi nella sua pienezza solo durante le due settimane di ferie. Ero una di voi, fino a quando non ho detto basta anche a quello. 


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