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Quanto è difficile essere padri atei

Creato il 02 luglio 2012 da Uccronline

Quanto è difficile essere padri ateiQuanto è difficile rendere ragione ai propri figli della propria esperienza religiosa, se di ragioni non ce ne sono. E’ quanto emerge da una revisione dei dati di Pew Research Center(PEW) sulla religione in America,  dai quali si evince che  soltanto il 30% di coloro che vengono allevati come atei durante l’infanzia e l’adolescenza trovano ragioni tali tanto da chiudere la porta a Dio anche da adulti. Il 70% dei genitori, invece, non riesce a dare sufficienti ragioni per non far cambiare strada ai propri figli.

L’educazione cattolica, invece, si rivela ragionevole per il 68% dei figli, tanto che mantengono tale posizione anche da adulti. Secondo diversi antropologi, dati i bassi tassi di natalità degli atei e il tasso molto basso di “fedeltà”, la religione atea entrerà in crisi molto presto. Lo ha evidenziato uno studio dell’Università di Jena, in base al quale le società dominate da non credenti sono destinate all’estinzione mentre i popoli religiosi si evolveranno e si riprodurrano molto più velocemente.   

Si potrebbe obiettare che le “famiglie atee” non siano interessate ad educare i figli verso la loro posizione esistenziale, ma sappiamo bene che la neutralità educativa è un’utopia. Qualunque cosa dei genitori viene assorbita dai figli, nel bene e nel male, ed è giusto che sia così. Oltretutto sappiamo che esistono veri e propri Catechismi per l’educazione atea distribuiti dalle associazioni di militanti integralisti.

Dalla tabella qui sotto si nota che al primo posto di coloro che rimangono affiliati alla stessa religione nella quale sono cresciuti, ci sono gli indù. E’ abbastanza comprensibile essendo una religione fortemente localizzata in un aria geografica ben precisa, lo stesso dicasi per l’ebraismo (secondo posto) e i greco-ortodossi (quarto posto).

 

Quanto è difficile essere padri atei


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