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Quanto sarebbe bello se la smettessi di parlare di corsa?

Creato il 29 luglio 2014 da Lazitellaacida
Lo so che alcune di voi lo stanno pensando e posso comprendere il fastidio nei confronti di un argomento che non ci si sente addosso, come una canotta troppo stretta o una gonna troppo larga. La verità è che non ho intenzione di smettere di parlare di corsa, così come non ho intenzione di parlare solo di quello. Negli ultimi mesi sono cambiate diverse cose nella mia vita e non tutte facili da affrontare. Ho cambiato casa, lavoro, colleghi, abitudini e sono passata da una convivenza felice ad un pendolarismo infelice. Mi sono allontanata da tutti, amiche comprese, perché sono così, quando sto male non mi va di farlo pesare a nessuno e non mi va di aspettarmi qualcosa da qualcuno anche se, inevitabilmente, accade. Mi sono concentrata sul nuovo lavoro, non senza perdere qualche colpo. Mi sono concentrata – di più- sulla corsa, non perché volessi mettermi alla prova dal punto di vista sportivo ma solo perché ho percepito la necessità di scappare da qualcosa, di correre via dai pensieri, di affaticarmi per addormentarmi senza quel brusio mentale costante.
Tuttavia vedo che nonostante gli allenamenti con i cityrunners siano conclusi per la pausa estiva (ma riprenderanno puntuali come il primo giorno di scuola a settembre), io sto continuando a correre. Che sia intorno al Sempione schivando venditori di rose e zanzare o sul tappeto della palestra come un criceto in gabbia, sto continuando a correre. Continuo a correre ignorando il dolore al metatarso che non se ne va, nonostante i plantari (che ho tolto perché mi hanno convinta essere inutili), nonostante l’afa estiva che diventa talvolta insopportabile. Continuo a correre senza darmi obiettivi sulla distanza -i 10 km non li faccio da un po’- ma puntando sulla qualità, sui 5 km di “riscaldamento” e poi su una bella e sfiancante seduta in sala attrezzi, o come diavolo si chiama quella parte di palestra frequentata, solitamente, solo da uomini. Continuo a correre anche nelle afose serate estive, I mean, anche in quelle poche serate afose visto che siamo in un LUGLEMBRE inoltrato. Riesco a dosare la forza, la fatica e il fiato al punto che negli ultimi 100 metri riesco addirittura ad azzardare delle volate: volate sul mio traguardo immaginario (dietro quell’albero – dopo quel lampione – quando la voce guida mi dice YOU’VE REACHED YOUR GOAL – sotto il gonfiabile dell’arrivo in Arena Civica) dopo le quali vorrei esultare come Bolt dopo i 100 metri ma finisco sempre con il trattenermi e a rantolare appoggiata ad un muretto.
Venerdì 18 luglio ho fatto l’Energize Night Run, una 5 km all’interno del Parco Sempione di – si dice- circa 7.000 iscritti tutti con la lucetta da minatore in testa. Abbiamo puntellato di lucine il percorso come tante lucciole creando uno spettacolo quasi più suggestivo per chi ci guardava che per noi che stavamo correndo. Nonostante l’afa che toglieva il respiro e nonostante le zanzare, è stata una figata immensa. Anche se eravamo pochi cityrunner e ognuno che correva per conto proprio sentivo che a mano a mano che correvo e macinavo quei – pochi- km, la corsa stava diventando “mia”, stavo possedendo la corsa e la corsa non stava possedendo me, non mi stava scivolando dalle mani (o dalle gambe), non provavo dolore, ascoltavo canzoni da una playlist presa a caso da Spotify dal nome “Born in the ‘90s” e ho dato una pausa a Beyoncé. Riuscivo perfino a controllare l’intollerabile fastidio dei 5 kg di capelli che sbattevano sulla cervicale. Sono arrivata in Arena Civica, ho sbirciato il cronometro sul traguardo, ho visto che ero sui 30 minuti e mi sono detta “brava” anche se avrei potuto fare di meglio.
Quanto sarebbe bello se la smettessi di parlare di corsa?
Il mio corpo è lievemente cambiato, ma nulla che possa definirsi un vero e proprio makeover e soprattutto non attribuibile solo alla corsa. Mi dite (mamma compresa) che sono dimagrita e ovviamente un po’ mi fa piacere, essendo una che ha sempre un po’ duellato con lo specchio. Tuttavia non me la sento ancora di cantare vittoria o di dire “ce l’ho fatta” perché in questi mesi, paradossalmente, dimagrire non è stato il mio obiettivo.
Se ho imparato qualcosa in questi ultimi due mesi è che ci si comincia a definire sul serio solo quando insieme alle attività cardio (aerobica, zumba, nuoto, corsa) si abbina anche la classica “scheda” da palestra (dico solo una cosa: PLANK). Sono cambiata più mentalmente che fisicamente (per quanto in effetti ho certi bicipiti che ciao!) e se non faccio una corsetta almeno 3/4 volte a settimana sento di non aver fatto del tutto il mio dovere. Fare “sport” regolarmente, direi quasi tutti i giorni, non lo vedo più come un obbligo ma come una necessità, come un atto liberatorio, come fare la cacca!
E’ incredibile quante ragazze mi abbiano scritto in questi mesi per ringraziarmi, per dirmi che leggendo le mie disavventure con la corsa ha fatto venire loro voglia di indossare le scarpette e uscire, cominciando ad alternare la corsa e la camminata, poi allungando i minuti di corsa, fino a correre qualche km senza guardare in faccia la morte! Donne che hanno trovato il tempo di riprendere in mano il proprio corpo dopo tanto tempo, dopo qualche dolore, dopo qualche delusione e hanno scoperto l’emozione delle endorfine nella Golden Mezzora, l’emozione di comprare un vestito di una taglia di meno, l’emozione di farsi fare una fullskirt dalla suocera sarta.
Sono fiera di voi come se fossi una mamma, come se fossi la vostra allenatrice, come se fossi la vostra migliore amica. Io non ho fatto nulla se non dire che correre è faticoso, ma piacevole. Ho detto che correre è noioso perché sei solo tu, la tua testa e la playlist “Songs to sing in the shower”, ma divertente. Ho detto pure che cominciare a correre è difficile, ma una volta usciti dalla porta si capisce che è un’attività naturale come mangiare, dormire e parlare.
MI avete chiesto spesso cosa mi metto per correre, cosa ascolto e pure gli outfit! Per correre non serve molto ma dovendo fare i conti con il caldo è fondamentale avere pochi capi, ma buoni. Niente magliette di cotone, o vi sembrerà di fare una sauna dentro una pentola a pressione. Niente pantaloni lunghi a meno che non siate schiave delle zanzare, solo pantaloncini corti o i terribili pantaloni al ginocchio. E se per caso vi preoccupaste del fatto che i fuseaux al ginocchio siano orrendi e fuori moda (cosa sulla quale sono d’accordo ma sempre meglio che implodere nel mio stesso sudore), vi garantisco che i runners che incontrerete sul percorso saranno al 90% uomini e al 100% infoiati e vi guarderanno il culo come se non ne avessero mai visto uno in vita loro. Per gusto personale preferisco le canotte sia per le attività indoor che outdoor. E mai, dico mai, senza reggiseno sportivo. Per le iper-tettute e per le ipo-tettute. Per le susine e per i meloni. Per le albicocche e per le pere. Non osate uscire senza esservi prese adeguatamente cura di loro con un reggiseno sportivo, e adesso li fa anche la Lidl quindi non ci sono scuse. E infine la musica: DIO BENEDICA SPOTIFY.
Salgo ormai tardi sul carrozzone delle hipster fighette che indossano continuamente le cuffie anche nei tragitti più brevi tipo casa-lavoro o divano-cesso e arrivo infatti solo ora ma per questo ringrazio il signor Sony che mi ha omaggiato di queste cuffie della madonna dal nome super semplice da ricordare e cioè MDR-ZX750BN ma che io che ho ribattezzato “le mie cuffie da fighetta hipster” che vantano vari poteri magici tra cui: _Isolarti completamente dagli scocciatori quando sei in treno e stai guardando la seconda stagione di Orange is The New Black; _Isolarti completamente dai clacson per strada quando indossi un abito bianco e stai andando al lavoro; _Isolarti completamente dai colleghi d’ufficio quando vuoi solo ascoltare i rumori del mare come sottofondo al piano commerciale da completare; _Isolarti in genere da qualsiasi rumore di sottofondo semplicemente premendo il pulsante NC (che sta per noise cancelling, immergendoti in una vera e propria bolla). In più sono wireless (il collegamento con un cellulare Sony la cosa è ancora più facile, basta avvicinare le cuffie al telefono e si collegano tipo per magia) e per collegarle all’iPhone basta capire dov’è il bluetooth, attivarlo e il gioco è fatto (io c’ho messo un po’ di più perché sono bionda, pupupituh). Come ho già dimostrato, la sera torno dalla palestra e do gran spettacolo di me sul cavalcavia di Porta Garibaldi, soprattutto se trovo la playlist giusta (vi consiglio quella dal nome “Boybands”). In verità devo ancora metterle alla prova durante la corsa ma lo farò presto visto che il fatto di non avere un cavo che mi sbatacchia addosso mentre corro potrebbe fare davvero la differenza.
Concludo dicendovi che le schede di allenamento per cominciare a mettervi alla prova il nostro mitico coach Rondelli le ha preparate e le trovate scaricabili qua. Per chi invece non ha ancora letto il mio pezzo su Runner’s World di giugno poi, lo trovate consultabile qua.
Quanto sarebbe bello se la smettessi di parlare di corsa?
1_Canotta stampata 2_Reggiseno 3_Fascette per capelli 4_Fascia portacellulare da braccio 5_Scarpe 6_Shorts 7_Cuffie da fighetta hipster Sony

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